Lendl-Dimitrov, un matrimonio che non s’ha da fare

Ivan Lendl ha detto no. E’ uno dei suoi più grandi ammiratori, è convinto che sarà in grado di fare il  grande salto che gli permetterebbe di arrivare sul gradino più alto della classifica Atp, ma no, non allenerà Grigor Dimitrov.
Nei giorni scorsi il talentuoso bulgaro, numero 16 della classifica, e il vincitore di otto Slam, si sono incontrati in Florida e hanno scambiato alcuni colpi. Ma, come supposto da molti, questo incontro non ha significato l’inizio di una nuova collaborazione. Lendl, che dopo la fine del sodalizio con Andy Murray a marzo del 2014, ha anche rifiutato di allenare il connazionale Thomas Berdych, escludendo  la possibilità di diventare il coach di Dimitrov, a causa di impegni e della non disponibilità a viaggiare per il mondo.
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Niente da fare per Grigor che, dopo il divorzio professionale da Roger Rasheed, dopo la sconfitta al terzo turno di Wimbledon, si è orientato verso lo svedese Johan Ortegren. E’ un periodo particolare per il talento bulgaro che non è riuscito a capitalizzare un ottimo avvio di stagione agonistica, arrivando così alla decisione di cambiare qualcosa nella sua carriera.

Il numero 16 del mondo è stato da sempre paragonato a Roger Federer e designato come il suo naturale erede, visto l’estro con la racchetta e le similitudini tecniche e di gioco come il rovescio a una mano e il servizio. Somiglianze che gli sono valse il soprannome di “Baby Fed”. Un altro soprannome che lo ha lungamente accompagnato è quello di “signor Sharapova”, vista la sua lunga relazione con la siberiana. Una storia ora arrivata al capolinea. Come se novità e cambiamenti in ambito professionale non fossero sufficienti.

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