Leo Borg senza paura: “Giudicatemi per come gioco, non per il cognome che porto”

Leo Borg al Challenger di Bergamo di quest'anno

Leo Borg si appresta ad affacciarsi al circuito maggiore e allontana ogni possibile paragone con papà Bjorn. Un cognome importante il suo ma la forza del giovane svedese la si vede anche nella voglia di allontanare il più possibile l’appellativo di “figlio di“.

La scelta di avvicinarsi al tennis e tentare la fortuna in questo sport non ha suscitato grandi entusiasmi in famiglia, sopratutto da parte della mamma preoccupata che il figlio potesse finire schiacciato dal peso del suo cognome: “Quando mi ha detto che avrebbe voluto diventare un tennista ho pianto” confessa ma il 18enne non si è lasciato convincere a cambiare strada: “Ho sempre saputo chi fosse mio papà. Non mi ha mai preoccupato e non è un problema“.

Dopo la buona performance nel circuito juniores con la vittoria a Porto Alegre, per Leo Borg – grazie ad una wildcard – si aprono le porte dell’ATP con la partecipazione al Challenger spagnolo di Marbella dove affronterà il Giappone Taro Daniel: “Mi sto preparando al meglio per questo appuntamento e sono molto grato per queso invito. Mi sento pronto e penso di poter competere ad alto livello. Non vedo l’ora di scendere in campo e capire quale sia il mio livello attuale anche se penso sia piuttosto alto in questo momento“.

Nell’intervista rilasciata al sito ufficiale dell’ITF, il paragone con il padre non poteva mancare: “Ripeto, non è un problema perché mi accompagna non solo nel tennis ma anche nella vita normale quindi non ci faccio troppo caso, non ci penso troppo. Sarà comunque qualcosa che mi accompagnerà sempre“. “Vorrei esser giudicato però per il mio gioco e non per il cognome che porto e, adesso, si inizia a parlare di me non solo per essere il figlio di un campione ma anche per il mio tennis” precisa Leo Borg.

 

 

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