Era diventato famoso per quel viaggio in macchina insieme alla nonna verso Parigi quando lo scorso maggio, ripescato come lucky loser al Roland Garros, aveva dovuto rincorrere quel sogno sulle quattro ruote impossibilitato a volare in aereo ed arrivare per tempo nella capitale francese.
Marco Trungelliti, 29enne tennista argentino, è il volto del “tennis di periferia”, un tennis fatto di corse in auto, autofinanziamenti, di borse in spalla sotto la pioggia per raggiungere un torneo dove magari non guadagni nemmeno quanto basta per ripagarti il viaggio. A Parigi sconfisse Bernard Tomic al primo turno guadagnando 79mila euro, una cifra che chi galleggia dai 100 del mondo in giù, non sa nemmeno come si conta.
L’INCONTRO CON “MISETR X” Dopo quella favola sotto la Torre Eiffel la vita di Marco è radicalmente cambiata. Galeotto fu un incontro in un Bar di Belgrano (avvenuto nel 2015) con qualcuno che gli aveva fatto credere di essere uno sponsor ma che poi rivelerà di avere ben altre intenzioni, convincendolo a truccare partite per avere guadagni facili.
Marco non cede a tentazioni ed ha il coraggio di denunciare tutto al Tennis Integrity Unit, che un certo “mister X” gli aveva non solo proposto di truccare le partite ma anche accennato di “lavorare” già con altri otto tennisti, non solo argentini. Negli anni seguenti Trungelliti continua tranquillo la sua vita ma nel settembre del 2016 a cena durante un ritiro di Coppa Davis dove partecipava come sparring partner racconta l’accaduto ai compagni di squadra.
L’INIZIO DEL CALVARIO Da allora per Marco inizia un calvario che ha deciso di raccontare al quotidiano argentino La Nacion. I primi a voltargli le spalle sono i compagni di Davis, negli spogliatoi è emarginato, guardato con disprezzo ed additato come “talpa”, “traditore”. Ha dovuto lasciare la sua amata Argentina per il timore di ritorsioni ed ora è dovuto scappare da Buenos Aires, dove era per un torneo, come se il ladro fosse lui.
Le sua testimonianze hanno portato alla squalifica di Nicolas Kicker, Federico Coria e Patricio Heras, tennisti abbordati dal corruttore ma mai nominati da Marco.
UN MONDO MARCIO La storia di Trungelliti conferma come nell’altro mondo del tennis, dove non ci sono agenti, contratti milionari, suite e limousine, la corruzione è molto più presente di quanto si possa pensare ed a giudicare dalle reazioni che la ribellione di Marco ha scatenato nei colleghi, sembra quasi una consuetudine di fronte alla quale tanti chiudono gli occhi.