L’ultimo Nadal-Djokovic è una malinconica festa

Photo by Richard Pelham/Getty Images

La partita disputata quest’estate al secondo turno del torneo olimpico di Parigi, sul Campo Philippe Chatrier del Roland Garros, resterà come l’ultima vera sfida, la numero 60, tra Rafael Nadal e Novak Djokovic. Quella giocata nel ricchissimo torneo-esibizione del Six Kings Slam, valida per stabilire il terzo e il quarto posto è più un saluto alla rivalità più giocata nella storia del tennis maschile. E infatti non comparirà nella lista degli scontri diretti. L’ha vinto Djokovic questo incontro numero 61 di Riad, in Arabia Saudita, con il punteggio di 6-2 7-6, classificandosi così al terzo posto, dietro a Jannik Sinner e Carlos Alcaraz, nella prima edizione dell’evento.

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Non un’esibizione nel vero senso del termine, ma una partita giocata per vincere, in linea d’altronde con tutto il resto del torneo. A tratti “romantica” dei tempi che furono. Iniziata a senso unico a favore di Djokovic e proseguita così fino all’inizio del secondo set, fino al controbreak di Nadal nel secondo game di questo parziale. Fino a quel momento era sembrato un match quasi superfluo, soprattutto a fronte di una rivalità del genere. Un match di cui entrambi bene o male conoscevano già il risultato, visto un Nadal in procinto di ritirarsi (dopo la Coppa Davis), vittima di colpi, i suoi, che hanno perso profondità e pesantezza.

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La partita è sembrata sempre dipendere dall’attenzione messa in campo da Djokovic, e da quanto il serbo spingesse sull’acceleratore. Anche nel momento delle due palle break consecutive per Rafa sul 3-2. È stato il solito rifiuto della sconfitta che Nadal mette in ogni cosa che fa, ad offrire un secondo set più incerto e divertente. Il match point annullato sul 4-5, spingendo ogni palla, quando Nole ha servito per chiudere l’incontro, e un paio di accelerazioni di dritto in lungolinea, con tanto di esultanza, ce li siamo goduti perché saranno tra gli ultimi di Rafa su un campo da tennis.

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