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Magnus Norman: “Per battere Nadal bisogna rischiare e non aver paura di sbagliare”

LA VIA OBBLIGATA – L’ex n. 2 del mondo e runner-up al Roland Garros 2000 Magnus Norman ha, come è noto, ottenuto alcuni dei successi più importanti della sua vita tennistica dalla panchina. Come coach di Stan Wawrinka, ha contribuito all’impostazione dell’unico giocatore capace di competere con i Fab Four nei grandi tornei. Per questo motivo il quotidiano Marca lo ha di recente intervistato per chiedergli se, da allenatore, lui è in grado di pensare a una strategia per sconfiggere Rafa Nadal, che sembra momentaneamente inarrestabile, sulla terra ma anche fuori – ricordiamo, infatti, che proprio Wawrinka, “l’uomo delle grandi occasioni”, pur avendo un bilancio negativo di 17 a 3 negli scontri diretti con il maiorchino, è riuscito a batterlo in tre incontri importanti come la finale degli Australian Open 2014 e i quarti di Roma e di Parigi Bercy nel 2015. Neanche lo svedese, però, ha saputo dare una risposta soddisfacente: “Non c’è un segreto per battere Nadal, è uno dei migliori tennisti di tutti i tempi, e non solo sulla terra. Quando trova un buon livello è praticamente impossibile vincere con lui, penso che l’unico modo sia di prendere molti rischi, e questo significa anche perdere punti gratuitamente. È un giocatore completo sia da fondo che a rete”.

REQUISITI DI UN TENNIS PIU’ FISICO – Quando si parla dello spagnolo è impossibile non fare menzione della straordinaria prestanza fisica che lo caratterizza, così come sempre più giocatori fanno della fisicità il loro punto di forza: “Al giorno d’oggi i giocatori sono molto più potenti e si sanno muovere meglio rispetto ai miei tempi. Ogni volta che ti avvicini alla linea di fondo, ciò significa accelerare il ritmo del gioco. Se fate caso a Federer e Nadal, il loro stile di gioco ha poco a che vedere con quello che avevano 10 anni fa. Questo ha a che fare con il fatto che le palle sono diventate in qualche modo più lente”.

UN PRESENTE NON ALL’ALTEZZA – Pare anche, rispetto agli standard di qualche decennio fa, che il tennis svedese faccia più fatica a imporsi; se una volta Borg, Wilander, lo stesso Norman o Soderling potevano aspirare ai piani più alti del ranking, ora il miglior prospetto del paese è il giovane Elias Ymer, 132 del mondo, e suo fratello Mikael, 360 ad appena 19 anni: “Negli anni ’90 il tennis svedese era di ottima qualità, pensavamo che avremmo potuto vincere la Davis facilmente e non abbiamo pensato a costruire il futuro e alle scuole tennis. Ma penso che la situazione si stia evolvendo e che buoni giocatori arriveranno”. Riguardo, invece, al futuro del tennis: “Penso che i campi diventeranno più veloci. Il pubblico vuole uno spettacolo più differenziato fra le superfici veloci e quelle lente. Ovviamente diventerà più importante il servizio, e i giocatori saranno sempre più rapidi con i movimenti e scontri più equilibrati”.

Riccardo Artuso

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