Marat Safin: “Rublev non ha ancora fatto nulla di eccezionale”

L’ex campione moscovita, Marat Safin, non si è dichiarato particolarmente estasiato dal rendimento del giovane connazionale Andrej Rublev nella stagione appena trascorsa. 

Eppure Rublev quest’anno ha racimolato 41 partite vinte, ha vinto ben 5 tornei ATP, è entrato per la prima volta nei primi 10 del mondo partendo dal numero 23 di inizio stagione e ha raggiunto la storica qualificazione alle Atp Finals di Londra. 

Safin in carriera ha vinto gli Us Open 2000 e gli Australian Open 2005, occupando tra le altre cose, il numero uno del mondo per nove settimane. Si è ufficialmente ritirato, a soli 29 anni, l’ 11 novembre 2009 al termine del match di 2º turno del torneo di Parigi-Bercy battuto 6-4, 5-7, 6-4 dall’argentino Del Potro il quale al termine del match, insieme a Novak Djokovic, Gilles Simon, e agli ex-tennisti, lo spagnolo Albert Costa e lo svizzero Marc Rosset hanno dato il loro tributo al campione commuovendo lo stesso Safin ed il pubblico parigino.

Per Marat Safin i risultati conseguiti da Rublev non hanno una grande valenza, perché arrivati in tornei non molto rilevanti, che assumono un ‘peso’ relativo. Safin, intervistato dal portale russo ‘gotennis. ru’ ha detto: “Andrej ha ancora una mentalità da junior, le sue vittorie in questa stagione non vogliono dire niente. Ha vinto cinque tornei, ma non erano né Master né Grand Slam. Novak Djokovic ha vinto di meno, eppure ha terminato l’anno al numero uno del mondo. Andrej ha bisogno di cambiare e giocare negli appuntamenti più importanti. È un grado di battere tanti tennisti, ma è più importante raggiungere le semifinali e le finali dei tornei del Grande Slam se vuole entrare nei primi 3 del mondo”. 

Marat sostiene che c’è un problema psicologico che Rublev deve ancora superare: “Ha un ottimo arsenale di colpi, un buon fisico ed è leggero coi piedi. Lui sa di cosa parlo. Andrej deve imparare a non abbattersi nelle situazioni stressanti. In generale, molte persone non comprendono cosa siano gli sport professionistici. Questo tipo di sport non ha a che vedere con l’imparare come colpire la palla con entrambe le mani e poi andare a giocare, ma per quanto tempo sei in grado di gestire una situazione stressante” ha concluso.

Nicola Devoto

Redazione Tennis Circus

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