Tennis. Diciassette anni separano questo 2015 dall’anno 1998, una stagione come tante altre che però vide la vita sportiva di due personaggi segnata definitivamente, anche se in modi estremamente diversi.
A voler essere precisi, a far scalpore è stata la squalifica di un anno comminata al tennista ceco Petr Korda, trovato positivo ad uno steroide anabolizzante molto utilizzato (purtroppo) in vari sport, il nandrolone. La carriera di Korda fu segnata definitivamente da quella squalifica, visto che il ceco decise di ritirarsi dal mondo del tennis proprio quell’anno con 30 primavere dietro di sé, eppure qualche mese prima era riuscito ad issarsi sul gradino più alto agli Australian Open, quando riuscì a compiere una buona scalata fino alla finale poi vinta su Marcelo Rios.
Proprio Marcelo Rios si è fatto avanti in questi giorni, chiedendo all’ITF, con l’appoggio della federazione cilena di tennis, che gli fosse assegnato a tavolino quel trofeo Slam che tanto gli è mancato. Rios ad oggi è l’unico ex N.1 a non aver mai conquistato la vittoria in un Major, e proprio perché quella che fu la sua unica finale in carriera, la ferita che stava bruciando da anni è diventata una richiesta ufficiale alla federazione internazionale, con la richiesta di squalifica di Korda in base proprio al controllo antidoping fatale che giunse durante il torneo di Wimbledon dello stesso anno.
Dopo che Rios aveva smosso le acque, ci ha pensato proprio l’ITF a placare gli entusiasmi per quella che sarebbe stata una decisione storica per il tennis: la risposta è stata difatti negativa, con le motivazioni addotte che sostengono la totale impossibilità di tale provvedimento, in quanto la positività di Korda è stata riscontrata diversi mesi dopo, con il ceco che in passato non aveva mai fatto neanche pensare ad un uso di sostanze dopanti.
Basterebbe pensare a quanto sarebbe stato falsato quel torneo con la vittoria di Rios, con tutti i tennisti eliminati da Korda che avrebbero potuto benissimo appellarsi contro la decisione, rendendo la disputa ben più di un semplice elemento formale dato da una decisione presa a tavolino anni e anni dopo.
Rios resta comunque un ex N.1 e finalista Slam, anche se per lui e per chi si era accostato alla sua causa tutta questa faccenda resterà impressa come una grande cicatrice sportiva, anche se l’unica cosa certa è che il campo quel giorno del 1998 parlò, e per il cileno non c’è stato nulla da fare.