Marco Trungelliti: “Ho denunciato la corruzione nel mondo del tennis, ma ho avuto paura”

In una bellissima intervista per Tennis World Italia, Marco Trungelliti ha parlato di come la sua vita sia cambiata dopo la denuncia di match fixing fatta nel 2015: dalla scarsa tutela da parte degli organi competenti, dalle minacce, dagli insulti e dalle ingiurie, fino alla (tardiva) difesa della sua onestà e della sua integrità morale da parte della Tennis Integrity Unit.

In una bellissima intervista rilasciata a Tennis World Italia, Marco Trungelliti ha raccontato gli sviluppi di una brutta vicenda che, a partire dal 2015, ha cambiato radicalmente la sua vita di tennista e uomo; quattro anni fa, infatti, l’argentino è stato avvicinato da alcune persone che, in cambio di soldi, hanno chiesto al tennista sudamericano di truccare alcuni dei suoi match, un vero e proprio tentativo di corruzione. 

Trungelliti, estraneo a queste dinamiche e disgustato da tanta disonestà, ha denunciato immediatamente il fatto agli organi competenti, ma la sua onestà non è stata in alcun modo ripagata. Nessun ente ufficiale, infatti, ha minimamente tutelato il giocatore argentino, che, nei mesi successivi, è stato oggetto di minacce, insulti e calunnie e costretto a vivere in una condizione di instabilità e isolamento. Solo in seguito allo sfogo dello stesso Trungelliti sulle colonne del giornale “La Nacion” e dopo che, a metà aprile del 2019, un’intervista della Associated Press ha reso finalmente nota a livello globale la triste storia di Trungelliti, la TIU (Tennis Integrity Unit) ha pubblicato una nota in difesa dell’argentino, elogiandone l’integrità morale e l’assoluta trasparenza. Da quel momento in poi le cose per il giocatore sudamericano sono migliorate, ma la sua vita è inevitabilmente cambiata, sia nella sfera pubblica che in quella privata.

Nella lunga intervista concessa a TWI e a Riccardo Bisti, Trungelliti ha anche parlato delle criticità del circuito professionistico, ancora poco attento alle esigenze e ai problemi dei giocatori di seconda fascia, e ha evidenziato le difficoltà e le pressioni che un giocatore onesto deve sopportare nel caso in cui decida di denunciare un collega corrotto. 

Di seguito, saranno riportate alcune delle risposte di Trungelliti; per l’intervista completa si rimanda al sito di Tennis World Italia.

Tutto è iniziato nell’estate 2015, quando una persona di tua fiducia ti ha messo in contatto con un potenziale sponsor. il 2 luglio vi siete incontrati: cosa è successo in quel bar di Belgrano, quartiere di Buenos Aires? 
Mi arrivò un messaggio privato su Facebook, in cui si parlava di una specie di sponsor. Dicevano che mi avrebbero dato soldi… di solito queste cose non succedono. Avevo i miei sospetti, però nulla faceva pensare a una richiesta di truccare le partite. Per questo ho accettato l’incontro: chi non vorrebbe un po’ di sostegno economico?

Quante persone c’erano?
Erano in due, oltre al sottoscritto. Dopo 3-4 minuti di conversazione hanno iniziato a dirmi che avrei dovuto vendere delle partite, che si trattava di una questione di fiducia, che non avrei dovuto aprire bocca… Generalmente dicono sempre le stesse cose: “Con questi soldi potrai comprarti una macchina, un appartamento, pagare il tuo allenatore e portarlo in giro per il mondo…”. Immagino che lo facciano per indebolirti, per farti pensare che sia una buona opportunità.

Hai mai pensato di accettare?
No. Il mio atteggiamento viene da quello che mi hanno insegnato i miei genitori. So cosa voglio e cosa non voglio: questa cosa rientra tra quelle che non avrei mai fatto. Pochi giorni dopo mi sono recato in Europa per giocare un Futures a Pontedera, in compagnia di mio fratello. Dopodiché mi sono spostato in Svizzera per il campionato a squadre: visto che non parlo troppo bene l’inglese, e in Svizzera ho un amico di fiducia che invece lo conosce molto bene, lì ho fatto il report richiesto dalla TIU, aggiungendo tutto quello che era successo. Dopodiché, nel novembre 2015 ho avuto una riunione con la TIU in cui mi hanno chiesto di riportare esattamente tutto quello che era stato detto nell’incontro di Buenos Aires. Alcuni miei connazionali mi hanno detto che avrei dovuto evitare di fare i nomi degli argentini che erano stati menzionati nella riunione…

Quindi, nel novembre 2015, tu hai fatto i nomi di alcuni giocatori?
Assolutamente. Durante l’incontro mi ero innervosito, così le due persone mi hanno fatto i nomi di 7-8 giocatori con i quali “lavoravano”. Quando la TIU mi ha chiesto cosa fosse successo, ho fatto questi nomi. Tra loro c’erano anche i tre squalificati. Se gli altri non hanno subito nessuna sanzione, significa che non sono state trovate prove.”

[…]

“Quando hai iniziato a pensare che questa storia sarebbe diventata un calvario?
È stato molto più pesante di quanto pensassi. L’atteggiamento dei tre squalificati non mi ha sorpreso: se sono corrotti, da loro non puoi certo aspettarti buone azioni. Quello che mi ha dato infinitamente fastidio è stato tutto il contorno. Molte persone con cui mi trovavo bene mi hanno completamente voltato le spalle. Non si sono mai avvicinati per chiedermi cosa stesse succedendo, credendo soltanto alla versione di un corrotto. Credo sia la cosa più triste che c’è. Eppure era tutto molto chiaro.

Com’è cambiata la tua vita dopo la denuncia pubblica del febbraio 2019, avvenuta dopo le minacce ricevute da tue moglie durante il torneo ATP di Cordoba?
Ci sono state due fasi. La prima in Argentina, quando la storia era nota solo a chi parla spagnolo. La seconda è partita quando Associated Press ha mandato un giornalista a casa mia ad Andorra: da quel momento, la faccenda è diventata di dominio globale. In un certo senso, quel passaggio mi ha dato sicurezza, perché almeno tutti hanno saputo quello che ho fatto. Fino a quel momento poteva succedere qualsiasi cosa. Non mi sentivo al sicuro.”

[…]

“Io credo che, con la tua denuncia, tu abbia messo un punto tra un prima e un dopo nella tua vita. Se non otterrai grandi risultati, tra 20-30 anni il nome di Marco Trungelliti sarà ricordato per il coraggio di aver denunciato un tentativo di corruzione. Insisto: ti piacerebbe essere ricordato per aver lasciato una traccia positiva nel tennis?
Se quello che ho fatto servirà a cambiare qualcosa, sì. Vorrei che tra 10-15 anni il tennis fosse più pulito. Vorrei che tra 10-15 anni, anziché dare 100 euro a chi perde al primo turno di un Challenger, ne vengano dati 1.000. Sarebbe il giusto compenso perché c’è una differenza enorme tra i guadagni dei migliori e quelli di chi sta appena sotto. So benissimo che i Challenger costano molto e fanno fatica a generare soldi. Non è colpa dei Challenger, ma dell’ATP che non distribuisce il denaro in modo corretto. Ogni anno versano soldi extra, circa un milione a testa, ai più forti (il dettaglio dei Bonus Pool si trova a pagina 11 del Rulebook ATP, ndr). Mi domando perché diano un milione a chi è già ricchissimo. Se questo milione fosse ripartito ai giocatori tra il numero 100 e il numero 300 ATP, significherebbe dare 5.000 dollari a ciascuno. Se dai 5.000 dollari al numero 300, lo fai felice per davvero. Perlomeno, gli offri la possibilità di sostenersi un mese di attività. Se non cambierà niente… no. Purtroppo i leader del tennis – non tutti, per carità – pensano soprattutto a se stessi e non a quello che succede in basso. Il tennis cambia lentamente. Molto lentamente. Credo che a un certo punto il sistema esploderà. Non so se succederà tra un anno, o magari fra trenta. Dipende tutto dai leader. Se otto top-10 dovessero boicottare l’Australian Open… la gente chi si ritrova a vedere? Tutto nasce con l’idea di avere un po’ di solidarietà, ma nel tennis non succede. Ed è un peccato.”

Clicca qui per leggere l’intervista completa sul sito di Tennis World Italia.

6 comments
  1. Penso che nei Challenger ce ne siano almeno una al giorno di partite “sospette”. E lui li frequenta quasi tutto l’anno, diverse volte perdendo da giocatori praticamente sconosciuti. Le accuse furono quanto meno legittime, poi certo magari fosse l’unico. Non è possibile che nei Challenger OGNI GIORNO, ci siano ribaltamenti a dir poco surreali di partite già quasi terminate.

  2. Penso che nei Challenger ce ne siano almeno una al giorno di partite “sospette”. E lui li frequenta quasi tutto l’anno, diverse volte perdendo da giocatori praticamente sconosciuti. Le accuse furono quanto meno legittime, poi certo magari fosse l’unico. Non è possibile che nei Challenger OGNI GIORNO, ci siano ribaltamenti a dir poco surreali di partite già quasi terminate.

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