Di solito, quando si sceglie un argomento per un pezzo, si cerca di scrivere di vittorie e vincenti, perché naturalmente sono queste le notizie che attirano maggiormente interesse e favore del pubblico.
Oggi, invece, parleremo di un tennista che amo moltissimo ma che non è propriamente un Top Player, sebbene ogni giocatore in Top 100 sia in realtà un fenomeno.
Mi riferisco a Lorenzo Sonego, torinese e torinista, classe 1995, detto il Sonny. Il giocatore piemontese sta attraversando un periodo complicato della sua carriera, senza molti risultati eclatanti e troppe eliminazione premature, come quella appena subita nelle qualificazioni del Masters 1000 di Cincinnati per mano dello spagnolo Jaume Munar, terraiolo Doc e peggio piazzato di lui nella classifica ATP.
Sonny vanta un Best Ranking alla posizione n°21 risalente alla primavera del 2021 e molti osservatori, me compreso, pensavano che a certe condizioni avrebbe potuto in linea di massima confermarsi a quei livelli.
Purtroppo ciò non è accaduto, e nonostante negli anni successivi abbia comunque fornito prestazioni eccellenti, non è più riuscito ad avvicinarsi a quei picchi di rendimento della sua stagione d’oro, scivolando pian piano all’attuale posizione n°58 della Classifica Live.
Per carità, essere un Top 60 significa comunque essere uno dei tennisti più forti del Pianeta, tuttavia il 29enne torinese avrebbe potuto ottenere qualcosa in più dalla sua carriera di tennista, anche se ad onor del vero, da bambino nessuno ha mai creduto in lui, tranne lo storico coach Gipo Arbino che lo ha strappato al calcio per trasformarlo in un tennista professionista.
Lorenzo, dal punto di vista tecnico, è un giocatore super atletico, versatile, sa destreggiarsi bene su ogni superficie – tre i titoli ATP vinti, su tre superficie differenti – gran servizio, ottimo dritto e mano educata a rete, non a caso l’azzurro è anche un buon doppista.
Purtroppo il limite strutturale più evidente è legato al suo rovescio, che sia nella versione in top spin che slice non è un colpo all’altezza di quello dei suoi agguerriti avversari. Non a caso Sonny gioca eternamente decentrato nella parte sinistra del suo campo, nel tentativo, a volte disperato, di colpire la palla più volte possibile col dritto, questo sì fondamentale di altissimo livello.
Ovviamente, tutti i rivali conoscono perfettamente la sua lacuna tecnica e ormai da tempo hanno adottato le giuste contromisure per mettere in grave difficoltà l’italiano, sfruttando l’evidente squilibrio nel suo sistema di gioco.
Anche Lorenzo naturalmente sa benissimo quale sia il problema che nelle ultime stagioni lo ha limitato e frenato – e molto – nel rendimento, e coraggiosamente ad Aprile di quest’anno ha lasciato lo storico papà – coach Gipo Arbino per accasarsi con Fabio Colangelo, che in precedenza aveva già collaborato con lo storico duo.
Fino ad ora il cambio in cabina di regia non ha dato i frutti sperati: nulla pare mutato, con Sonny che alterna buone partite a sconfitte dolorose, come l’ultima citata, quella subita dal terricolo Munar. Per ora evidenti miglioramenti dal lato del rovescio non se ne sono visti ed i problemi che ne derivano a cascata sono ancora tutti da risolvere.
Da appassionato di tennis azzurro ed estimatore di Sonny, bravissimo ragazzo e grande combattente in campo, gli auguro il meglio per il futuro, con la speranza che in qualche modo riesca ad uscire da questa fase complicata e poco gratificante della carriera.
Certo, sarà abbastanza un rebus, aggiustare alla bellezza di 29 anni un fondamentale che non ha mai funzionato a dovere, però spero che Lorenzo possa in qualche modo venirne a capo: il resto del suo bagaglio tecnico, è almeno da Top 30, senza se e senza ma.