MASTERS STORY – Federer, maestro in tre città diverse

Quella che segue è l’undicesima parte del nostro lungo viaggio nella storia del Masters maschile, attualmente chiamato ATP Finals (a cui da quest’anno va aggiunto il nome dello sponsor, Nitto). Per farlo ci siamo documentati scorrendo le pagine del libro di Remo Borgatti “Il Masters – Storia del più atipico dei tornei” edito da Effepilibri, che ci ha gentilmente concesso di riportarne alcuni passaggi, che metteremo in grassetto e in corsivo. Per gli amanti di numeri e statistiche, a supporto e completamento del libro, l’autore tiene un blog all’indirizzo https://mastersatp.wordpress.com/ in cui potrete trovare tutto ciò che manca, per motivi di spazio, nel libro.

2007 – Il terzo Masters al Qizhong di Shanghai propone ancora il dualismo Federer-Nadal ma all’orizzonte del circuito è spuntata una nuova stella: Novak Djokovic. Il serbo ha vinto due 1000 (Miami e Montreal) e si è ben disimpegnato nei major (semifinali a Parigi e Wimbledon, finale a New York) tanto da proporsi come valida alternativa alla coppia regina.

Il tennista più caldo del momento, però, è la prima riserva David Nalbandian, recente vincitore a Madrid e Bercy, che non accetta il ruolo e cede il posto a Robredo. Pronti? Via! E subito una grossa sorpresa: Roger Federer, che non aveva mai perso un match di round-robin nel torneo (15-0) e si era sempre imposto a Fernando Gonzalez nei dieci precedenti, cede al cileno pur totalizzando cinque punti in più (103-98). “Ho giocato bene e ho perso” afferma Roger in conferenza stampa. “Adesso sarà dura. Non mi ero mai trovato in questa condizione prima d’ora.”

Djokovic, forse stanco, perde da tutti nel gruppo dominato dagli spagnoli Nadal e Ferrer, con David che si aggiudica la sfida diretta e chiude al primo posto davanti a Rafa. Dall’altra parte il campione in carica regola il russo Davydenko palesando incertezza in avvio ma spiega: “Non sono abituato a tornare in campo a due giorni da una sconfitta e di nuovo contro un top-ten. Nel circuito può succedere ma, se perdi presto in un torneo, devi attendere parecchio prima di giocare nuovamente e se invece ti succede negli ultimi giorni, la settimana dopo dovrai affrontare un primo turno contro un giocatore di classifica non alta. Detto questo, c’era un po’ di tensione ma niente di più.”

Quando Federer e Roddick si affrontano nell’ultimo match del gruppo, in palio c’è solo la leadership e la scelta dell’avversario in semifinale. A Roger converrebbe perdere, evitando così Nadal che gli è indigesto, ma Roger non fa calcoli e vince.

Nadal dichiara che, se Roger giocherà al meglio, per lui non ci saranno speranze. “Sono eccitato al pensiero di affrontare Rafa. Lui ha la tendenza a scaricare sugli altri la pressione del match ma non credo lo faccia intenzionalmente. Però in fondo ha ragione: su questa superficie e al coperto, se io sono al top sono favorito.”

Ferrer batte a sorpresa Roddick mentre Federer liquida Nadal in meno di un’ora. “Come Blake l’anno scorso, Ferrer in finale rimedia sette giochi in tre parziali e si accontenta del ruolo che ha saputo ritagliarsi in questo torneo, ovvero l’outsider che sfiora l’impresa.” Per Federer è il quarto titolo in cinque finali consecutive.

2008 – Ultimo anno a Shanghai e il torneo ha un nuovo padrone. Quello vecchio, Federer, ha disputato una stagione piuttosto deludente (per i suoi canoni, naturalmente) aggiustandola solo con la vittoria agli US Open. A pochi giorni dall’inizio Rafael Nadal, n°1 del mondo, annuncia il suo forfait e viene sostituito da Gilles Simon.

È proprio del francese il primo scossone al torneo, con la vittoria su Federer in tre set. Per lo svizzero si parla di schiena malandata ma lui puntualizza: “La schiena è a posto, non avverto più dolori e non è stata quella la causa della sconfitta. Come a Toronto, anche oggi potevo vincere e ho perso. Per fortuna in questo torneo puoi rimediare, anche se non sarà semplice.”

Infatti. Federer batte Stepanek (chiamato a sostituire l’infortunato Roddick) ma nell’ultima giornata Andy Murray, peraltro già qualificato, lotta strenuamente ed elimina l’elvetico all’ottavo match-point dopo tre ore e un minuto di contesa così stressante che influirà sul rendimento dello scozzese in semifinale. Ad approfittarne è Davydenko, più fresco di lui e finalista non senza sorpresa.

L’altro finalista è Djokovic, che viene faticosamente a capo di un Simon volitivo e leggiadro. Il serbo si aggiudica il titolo dominando Davydenko per un set e mezzo prima di concedersi una pausa ininfluente. “Novak Djokovic chiude il cerchio di un 2008 che lo ha lanciato definitivamente nell’olimpo del tennis mondiale. Partito da Melbourne con il primo Major in carriera e passato attraverso Indian Wells e Roma, il serbo chiude con la Masters Cup in bacheca e nelle immediate vicinanze del secondo posto in classifica.”

2009 – La Masters Cup cambia nome e diventa Atp World Tour Finals ma sempre di Masters stiamo parlando. “Nuovo anche il teatro, l’avveniristica O2 Arena di Londra. Progettata dall’architetto Richard Rogers e costruita tra il 1997 e il 1999, la tensostruttura a pianta circolare edificata sulla linea del Meridiano Zero (quello di Greenwich, collocato sulla collina sovrastante) prese inizialmente il nome di Millenium Dome in funzione dei festeggiamenti londinesi per il terzo millennio.”

Il 2009 è stato un anno per certi versi storico, con la prima sconfitta in carriera per Nadal al Roland Garros (contro Soderling) e, sempre a Parigi, il completamento del Career Slam per Federer. Lo svizzero è il favorito e comunque i migliori 4 (con lui Nadal, Djokovic e Murray) sembrano un gradino sopra tutti gli altri.

Invece nel gruppo di Nadal e Djokovic sono lo svedese Soderling (a Londra al posto dell’indisponibile Roddick) e il russo Davydenko ad intrufolarsi e cambiare i programmi. Sono loro i semifinalisti mentre lo spagnolo e il serbo tornano in patria a leccarsi le ferite. Non solo: Davydenko è talmente in fiducia che in semifinale batte Federer per la prima volta dopo 12 sconfitte. “Sono partito male” dichiara Roger alla stampa accreditata. “Scelte sbagliate mei primi giochi che hanno condizionato il set e quindi l’intero match.”

“Quando gli uomini avevano la coda, probabilmente a tennis giocavano così: prendendosi cioè a randellate. È quello che fanno Robin Soderling e Juan Martin Del Potro nella seconda semifinale.” La sfida si conclude al tie-break del terzo dove l’argentino ne ha di più e centra la sua prima finale al Masters.

Ci sono due rilievi statistici che renderebbero per certi versi storica una vittoria di Nikolay: “sarebbe il primo ad aggiudicarsi il Masters non avendo mai giocato una finale di Slam e, battendo Del Potro, arriverebbe al titolo avendo sconfitto i tre tennisti che nella stagione in corso hanno vinto i quattro Major (Nadal, Federer e Del Potro).”

In appena un’ora e venti minuti, Davydenko sbaraglia il campo e diventa il nuovo maestro.

2010 – Chi pensava di essersi sbarazzato di lui aveva fatto male i calcoli. Nonostante il padrone della stagione sia stato Nadal (tre titoli dello slam per lui), sul cemento indoor di Londra sia Federer che Djokovic non vanno sottovalutati.

Rafa chiude il suo gruppo al comando senza perdere match e così fa Federer, relegando rispettivamente Djokovic e Murray alle piazze d’onore. Lo scozzese gioca poi una grande semifinale, contro lo spagnolo. Nel tie-break del terzo set, Murray è avanti di due mini-break (3-0) e “invece prevale una volta di più la ‘tigna’ di Nadal, un personaggio che devi ammazzare (nel senso sportivo del termine, naturalmente) con le poche risorse che lui ti concede, perché non potrai mai confidare in un suo suicidio.”

Nadal infatti sopravvive e si guadagna l’accesso alla finale in cui partirà da favorito. Anche se il suo rivale è Roger Federer, istigato dal suo coach Paul Annacone ad abbreviare gli scambi e cercare maggiormente la rete. Djokovic non può fare altro che limitare i danni.

“Nei primi sei giochi non succede quasi niente nello score, ma qualcosa succede nella testa dei due. Federer perde un quindici sul servizio, Nadal due ma un paio di rovesci incrociati dell’elvetico lasciano di sasso l’iberico. Eccola la new wave, il guanto gettato in faccia al nemico. E le palline magiche di Nadal che facevano milioni di capriole nell’aria e schizzavano in cielo dopo il rimbalzo, dove sono finite? Sono sparite? Certo che no, ma se la schiavitù di Federer nella diagonale rovescio-dritto trova spiragli di libertà, per Rafa la questione si complica.”

Roger vince al terzo e dichiara: “È una sensazione fantastica. Vincere questo torneo cinque volte in tre diverse città mi riempie di soddisfazione.” Raggiunti Lendl e Sampras, ora vorrà superarli.

Nella prossima puntata, che potrete leggere mercoledì prossimo (15/11) parleremo del triennio 2011-2013.

Questi i capitoli precedenti:

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-gli-anni-di-nastase/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-connors-inaugura-lera-del-madison/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-le-doppiette-di-borg-e-lendl/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-il-tempo-di-john-mcenroe/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-lendl-ancora-sul-trono/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-in-germania-vincono-agassi-sampras-e-becker/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-anche-stich-tra-i-maestri/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-sampras-re-di-hannover/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-hewitt-due-volte-maestro/

http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-il-principio-degli-anni-di-federer/

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