Quella che segue è la terza parte del nostro lungo viaggio nella storia del Masters maschile, attualmente chiamato ATP Finals (a cui da quest’anno va aggiunto il nome dello sponsor, Nitto). Per farlo ci siamo documentati scorrendo le pagine del libro di Remo Borgatti “Il Masters – Storia del più atipico dei tornei” edito da Effepilibri, che ci ha gentilmente concesso di riportarne alcuni passaggi, che metteremo in grassetto e in corsivo. Per gli amanti di numeri e statistiche, a supporto e completamento del libro, l’autore tiene un blog all’indirizzo https://mastersatp.wordpress.com/ in cui potrete trovare tutto ciò che manca, per motivi di spazio, nel libro.
Nella prima parte abbiamo passato in rassegna gli anni dal 1970 al 1974 mentre nella seconda siamo arrivati fino al 1978. E da lì proseguiamo quest’oggi fino al 1982.
1979 – Al quarto tentativo – e dopo aver perso due finali – Bjorn Borg finalmente ottiene la laurea di maestro. Questa volta i migliori otto sono regolarmente in campo al Madison Square Garden e l’anno precedente (siamo ancora nel periodo in cui il Masters viene disputato in gennaio dell’anno successivo) è vissuto sul duello tra Borg e McEnroe. Lo svedese ha centrato la doppietta Parigi-Wimbledon mentre “John McEnroe aveva nel mirino la prestigiosa tripletta sul veloce dopo aver trionfato sia alle finali Wct di Dallas che a Flushing Meadows.”
I risultati dei due gironi sono meno scontati di quanto possano sembrare sulla carta. Nel gruppo Blu Gerulaitis annulla un match-point a McEnroe e, battendolo, si prende il primo posto nonostante la sconfitta rimediata all’inizio con Vilas; l’argentino si “suicida” con Solomon e lascia New York. Nel gruppo Rosso invece Borg si vendica sia di Connors (che lo sconfisse qui nella finale di due anni fa) che di Tanner (che invece l’ha eliminato agli US Open) e nella sfida-spareggio tra i due mancini prevale Jimbo.
Connors è favorito per la finale, non fosse altro per i precedenti che lo vedono prevalere su Gerulaitis per 16-0. Invece “Fred Stolle ha suggerito a Vitas di tentare una tattica nuova, con palle molli sul dritto del rivale e attacchi senza paura. Connors, forse anche stanco per le battaglie precedenti, lotta solo nel primo set e saluta il torneo con una sconfitta davvero impronosticabile.”
Splendida l’altra semifinale, in cui Borg non trema nemmeno quando è a due punti dal baratro e si impone a McEnroe per 3-6, 6-3, 7-6 davanti ai 15.437 fortunati possessori del biglietto. In finale Gerulaitis spera di spezzare un altro tabù (con Borg è sotto 0-11 negli head-to-head) ma l’uomo venuto dai ghiacci gli concede appena quattro giochi, due per set.
1980 – Il campione svedese concede il bis ma, soprattutto, rende memorabile questa edizione del torneo dei maestri lasciandosi andare a una clamorosa protesta nei confronti del giudice di sedia Mike Lugg durante la sfida del girone eliminatorio che lo vede opposto a McEnroe. La pietra dello scandalo è un rovescio millimetrico con cui Borg passa McEnroe nel tie-break del secondo set e che gli viene negato da Lugg con un over-rule. Per la prima e unica volta in carriera Bjorn protesta e lo fa con tale insistenza da beccarsi ben due penalty-point. In pochi minuti Borg si trova dal possibile 4-3 al reale 3-6 e subito dopo perde il set.
Assoluti protagonisti della stagione con le due memorabili finali di Wimbledon e Flushing Meadows, per questioni di punti e di piazzamento in classifica Borg e McEnroe sono nello stesso gruppo che verrà però vinto dal talentuoso Gene Mayer mentre SuperMac, non al meglio della condizione fisica, perderà tutti gli incontri. Nell’altro girone invece “Connors e Lendl si sfidano nella giornata conclusiva sapendo chi andranno ad affrontare in semifinale. Il cecoslovacco ha due occasioni per chiudere in suo favore il primo se ma non le sfrutta e da quel momento abbandona di fatto la partita e perde 7-6/6-1.”
Accusato da Jimbo di aver perso apposta per evitare Borg in semifinale, in realtà il debuttante Lendl ha fatto bene i suoi conti perché in semifinale seppellisce Mayer sotto 14 aces mentre il mancino di Belleville perde 6-3 al terzo con lo scandinavo. Ivan è l’uomo nuovo del panorama tennistico mondiale e in stagione ha già battuto due volte Bjorn ma il campione in carica affronta la finale nella modalità “automa” e alza il trofeo marcato Volvo. A Lendl resta la consolazione di aver centrato l’atto conclusivo al primo tentativo; per lui è solo la prima di ben nove finali consecutive al Masters.
1981 – Borg si ritira e Lendl prende il suo posto. “Il Masters spegne dodici candeline e al Madison Square Garden l’attesa è tutta rivolta al duello tra il numero uno del mondo, John McEnroe, e il vincitore del Grand Prix, Ivan Lendl.” Il mancino di Wiesbaden ha accelerato la dipartita di Borg battendolo sia a Wimbledon che a Flushing Meadows mentre proprio agli US Open si è registrata l’ultima sconfitta del cecoslovacco (contro Gerulaitis) prima di una clamorosa striscia di 31 successi consecutivi che gli sono valsi 6 titoli (5 in altrettante settimane dal 28 settembre all’1 novembre).
New York è sotto una spessa coltre di neve ma dentro al Madison la temperatura sale vertiginosamente quando McEnroe, dopo aver battuto Connors nel match più importante del gruppo Rosso, crede alle dichiarazioni dell’organizzatore Jerry Solomon e del direttore del torneo Ray Benton che gli garantiscono di essere già primo aritmeticamente nel girone e “nella terza giornata succede il classico patatrac. McEnroe affronta l’amico-nemico Teltscher senza la giusta concentrazione e raccoglie appena cinque giochi ma la vittoria dell’ormai eliminato Tanner su Connors […] premia Teltscher che ha gli stessi punti di McEnroe e il favore dello scontro diretto.”
Oltre a perdere i 30.000$ del bonus previsto per chi vince il gruppo, John deve vedersela in semifinale con Lendl che gli rifila un netto 6-4, 6-2. Ivan ritrova in finale Gerulaitis, dal quale ha rischiato di perdere nel girone, e stavolta Vitas ci va ancora più vicino; avanti due set a zero, il biondo di Brooklyn non sfrutta un match-point nel tie-break del terzo e alla distanza finisce per cedere.
1982 – Le polemiche continue legate alla formula del round-robin convince gli organizzatori a tentare la strada dell’eliminazione diretta. I qualificati sono dodici, con i primi quattro che vanno direttamente nei quarti mentre gli altri disputano un turno preliminare.
“Nelle prime due sere gli spalti del Madison sono vuoti per metà. Gli ottavi di finale si concludono tutti al set decisivo e non mancano le sorprese ma il pubblico non risponde.” Wilander, campione a sorpresa al Roland Garros, si fa eliminare da Clerc mentre Gerulaitis cede a Noah. Dai quarti in poi le emozioni sono distillate. I primi quattro debuttano senza problemi e si ritrovano in semifinale dove McEnroe, reduce da una striscia di 25 incontri e 4 tornei (San Francisco, Sydney, Tokyo e Wembley), annienta Vilas mentre Ivan Lendl impiega poco più di un’ora a regolare Connors.
Le dichiarazioni di McEnroe alla vigilia della finale sono improntate all’ottimismo: “Mi sento bene fisicamente, le gambe girano a mille e non ho alcun timore ad affrontare Lendl.” Il cecoslovacco però “toglie subito la battuta a McEnroe in apertura di contesa e, minuto dopo minuto, gli toglie pure ogni briciolo di speranza.” Ivan Lendl resta maestro e si propone come il dominatore del tennis maschile. Ma, come vedremo nella prossima puntata (lunedì 23/10), a distanza di un solo anno i ruoli si invertiranno.
Prima parte: http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-gli-anni-di-nastase/
Seconda parte: http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-connors-inaugura-lera-del-madison/
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anche qua il record e’ di federer
A mio modestissimo avviso, la finale del Master 80 rappresenta l’Everest del tennis all time.
Djokovic, Federer, Nadal avrebbero fatto la medesima fine del malcapitato Lendl.
https://youtu.be/yyuiEzBb7hk