Siamo dunque arrivati alla conclusione del nostro lungo viaggio nella storia del Masters maschile, attualmente chiamato ATP Finals (a cui da quest’anno va aggiunto il nome dello sponsor, Nitto). Per farlo ci siamo documentati scorrendo le pagine del libro di Remo Borgatti “Il Masters – Storia del più atipico dei tornei” edito da Effepilibri, che ci ha gentilmente concesso di riportarne alcuni passaggi, che metteremo in grassetto e in corsivo. Per gli amanti di numeri e statistiche, a supporto e completamento del libro, l’autore tiene un blog all’indirizzo https://mastersatp.wordpress.com/ in cui potrete trovare tutto ciò che manca, per motivi di spazio, nel libro.
2014 – Con quattro vincitori diversi nelle prove dello slam, il Masters di Londra avrebbe il compito piuttosto ingrato di designare chi è il migliore del 2014 anche se il ranking ha già trovato in Novak Djokovic il suo nuovo (vecchio) padrone. Manca Nadal, che ha dato forfait dopo aver deciso di anticipare l’operazione di appendicite per cercare di essere in forma per la prossima stagione. Ma lo spagnolo non era uno dei favoriti, così come il beniamino di casa Andy Murray, la cui qualificazione è stata in bilico fino all’ultimo torneo.
“A Londra ci sono anche tre debuttanti. Due di loro hanno messo a segno la sorpresa dell’anno centrando la finale degli US Open a spese dei grandi favoriti Djokovic e Federer: si tratta del giapponese Kei Nishikori e del croato Marin Cilic, il trionfatore di Flushing Meadows.” Ma i principali favoriti sono i primi due giocatori del mondo: Djokovic e Federer.
Lo svizzero debutta con qualche brivido contro l’esordiente Raonic ma alla fine la spunta dominando il tie-break del secondo set. Federer vince il suo gruppo battendo sia Nishikori che Murray. Con quest’ultimo “è in una di quelle giornate che non sai da che parte prenderlo e, invece, sai benissimo che ne prenderai tante.” Roger fa suoi i primi undici giochi e il tredicesimo, chiudendo 6-0, 6-1 ed eliminando il britannico. Nel suo gruppo, l’altro qualificato è Nishikori che nell’ultima sfida batte Ferrer (subentrato al malandato Raonic).
L’altro gruppo fa registrare punteggi assai severi per gli sconfitti e anche Wawrinka, che pure si qualifica da secondo, raccoglie appena due giochi con Djokovic. In semifinale però il campione in carica si distrae per un set (quello centrale) e deve ricorrere al terzo per domare Nishikori. Mentre nell’altra: “Sei giorni e mezzo di match spesso scontati e senza pathos vengono, almeno parzialmente, compensati dalla seconda semifinale, in cui succede praticamente di tutto. È il derby svizzero numero diciassette e Roger Federer ha battuto Stan Wawrinka quattordici volte.”
Stan fa suo il primo set, Federer lo imita nel rusch finale del secondo (7-5) e nel terzo arrivano le scintille. Wawrinka mette a segno il break (2-0), va 0-30 sul 4-2 e “c’è sentore di doppio-break ma Federer non ne vuole sapere, si attacca alla rete e infila quattro punti consecutivi (3-4). Wawrinka serve per la finale sul 5-4, ha tre match-point che non capitalizza anche grazie ai passanti di Federer che pareggia (5-5); si va al tie-break, nel quale Stan ha una quarta palla del match, annullata dal connazionale con il servizio prima dei due punti che lo mandano in finale.
Una finale che non ci sarà perché Federer, dolorante alla schiena, decide di non scendere nemmeno in campo contro Djokovic. Non era mai accaduto prima che la finale del Masters non venisse disputata. Novak si conferma dunque campione.
2015 – Il dominatore della stagione si presenta a Londra con un bilancio a dir poco pazzesco: nel 2015 infatti ha partecipato a quindici tornei e solo una volta (Doha, sconfitto nei quarti da Karlovic) ha perso prima della finale. “Per lunghi tratti Nole è parso intrattabile” e solo Wawrinka, battendolo nella finale del Roland Garros, gli ha impedito di mettere a segno il Grande Slam.
Il serbo potrebbe battere il record di vittorie consecutive al Masters (15) detenuto da Ivan Lendl ma, dopo averlo eguagliato regolando Nishikori al debutto, incappa in un Federer extra-lusso e si deve fermare. Saranno comunque loro due a conquistare le semifinali, mentre nell’altro gruppo Nadal dispone dei temibili Wawrinka e Murray con grande autorevolezza e centra la semifinale con un turno di anticipo. Sarà lo svizzero a seguirlo, deludendo il pubblico di casa che voleva vedere Murray al suo posto.
“In quella che è, stando ai numeri e all’equilibrio, la più grande (e vera) rivalità del tennis open, Novak Djokovic affronta Rafael Nadal nella prima semifinale del Masters con l’obiettivo di pareggiare il conto. Lo spagnolo ha vinto 23 dei 45 precedenti ma solo uno degli ultimi otto e a Pechino, un mese fa, ha racimolato quattro giochi.” La sfida promette equilibrio ma Djokovic è tornato “nella sua versione peggiore (per gli avversari)” e alla fine Nadal ammetterà: “Cosa avrei dovuto fare? Oggi niente. Lui ha giocato troppo bene, ha servito e risposto in maniera incredibile.”
Con un doppio 6-3 Nole si garantisce la finale in cui lo raggiunge Federer, vincitore su Wawrinka con meno patemi rispetto a un anno fa. “Per la sedicesima volta in trentanove edizioni, il Masters ripropone in finale due giocatori appartenenti allo stesso gruppo. Fino al 2000 compreso, arrivare all’ultimo atto avendo perso il match nella fase a round-robin era di buon auspicio in quanto sette volte su nove si riusciva a ribaltare il risultato di qualche giorno prima. Le ultime sei occasioni hanno però decisamente invertito la tendenza (1-5) e l’ultimo a laurearsi campione battendo chi l’aveva sconfitto in precedenza è stato David Nalbandian nel 2005 (proprio contro Roger Federer).”
Federer ha sconfitto Djokovic nel girone ma la finale ha un esito opposto. Il serbo è spietato negli anticipi e nella conversione delle palle-break, chiude 6-3, 6-4 e conquista il quarto titolo consecutivo, come nessuno prima di lui.
2016 – “Dopo la Brexit, ecco la “Federexit”. Prima ancora di prendere il via, la quarantasettesima edizione del Masters (ora ATP World Tour Finals) deve fare i conti con un assente talmente illustre da rischiare di oscurare tutti i presenti. Dopo 14 partecipazioni consecutive e dieci finali disputate (di cui sei vinte, le ultime due proprio qui a Londra), Roger Federer non è della partita e all’interno della O2 Arena si respira un’aria strana.” Oltre allo svizzero, anche Nadal salta il torneo (è la quinta volta che gli succede) e il suo posto viene preso dal debuttante Thiem.
Gli inglesi si consolano con la sfida tra Murray e Djokovic. Tra il britannico e il serbo c’è in palio il primo posto nel ranking a fine anno. Murray inizia il torneo da numero 1 ma, se dovesse perdere la finale con Djokovic, Nole tornerebbe in vetta.
Djokovic, dopo aver vinto finalmente il Roland Garros (e aver detenuto, primo dal 1969 quando ci riuscì Laver, tutti e quattro i titoli dello slam contemporaneamente) ha tirato i remi in barca e sta rifiatando mentre Murray (campione a Wimbledon e medaglia d’oro olimpica) ha vissuto un finale di stagione straordinario.
Gli altri sei fanno da spettatori e gli unici che si staccano sono Wawrinka e Raonic, degni semifinalisti. Il canadese, in particolare, mostra di avere le armi per impensierire Murray; dopo aver vinto il primo set (7-5), Milos trascina Andy due volte al tie-break e nel secondo ha pure un match-point ma dopo 3 ore e 38 minuti (l’incontro due su tre più lungo nella storia del torneo) è Murray a staccare il biglietto per la finale. Molto più agevole invece la vittoria di Djokovic che, pur non essendo al meglio della forma, si presenta in finale sicuramente meno stanco.
“La madre di tutte le partite inizia alle 18 ora di Londra. Sono due i trofei in attesa di un titolare (quello riservato al numero uno del mondo di fine 2016 e quello tradizionale del Masters) e finiranno per essere sollevati dallo stesso giocatore. Chi vinse tra Murray e Djokovic si prende tutta la posta e al secondo resterà solo l’amarezza.”
I presupposti della grande sfida restano tali in quanto Murray, per nulla affaticato, prende in mano le redini della finale e non le molla che dopo il terzo match-point, quello che lo consacra maestro.
Come detto in apertura, questo è l’ultimo capitolo del nostro viaggio nella storia del torneo dei maestri. Ringraziamo dunque ancora una volta l’editore Effepilibri e l’autore Remo Borgatti che ci hanno consentito di avvalerci del libro “Il Masters – Storia del più atipico torneo di tennis” come guida preziosa per questa avventura.
Questi i capitoli precedenti:
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-gli-anni-di-nastase/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-connors-inaugura-lera-del-madison/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-le-doppiette-di-borg-e-lendl/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-il-tempo-di-john-mcenroe/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-lendl-ancora-sul-trono/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-in-germania-vincono-agassi-sampras-e-becker/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-anche-stich-tra-i-maestri/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-sampras-re-di-hannover/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-hewitt-due-volte-maestro/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-il-principio-degli-anni-di-federer/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-federer-maestro-in-tre-citta-diverse/
http://www.tenniscircus.com/circuito-atp/masters-story-djokovic-e-il-nuovo-maestro/