Una vittoria che sa di rinascita
A volte, il tennis va oltre il risultato. È una battaglia interiore, una sfida contro i propri limiti prima ancora che contro l’avversario. Matteo Berrettini, a Monte Carlo, ha vinto entrambe le guerre. Il successo in rimonta su Alexander Zverev – 2-6, 6-3, 7-5 – non è solo uno dei colpi più prestigiosi della sua carriera, è un grido liberatorio, il segnale che il romano è pronto a tornare protagonista nel grande tennis.
Berrettini, attualmente numero 31 del ranking ATP, ha saputo ribaltare una partita che sembrava segnata, con Zverev in controllo totale del primo set. Ma nel secondo, qualcosa è cambiato. Il tedesco ha iniziato a perdere campo, mentre l’azzurro cresceva in fiducia e aggressività. “Ho cominciato a credere nei miei colpi. Mi dicevo: ‘Vai, entra, osa’. Quando ho iniziato ad aggredire di più, ho notato che lui ha perso campo”, ha raccontato in conferenza stampa. E in quel momento, ha capito che poteva farcela.
La spinta del passato, l’energia del presente
Monte Carlo non è un torneo qualunque per Matteo. Tre anni fa, su quei campi, fu costretto al ritiro per un grave infortunio agli addominali. “Non riuscivo neanche a starnutire o tossire senza una fitta tremenda”, ha ricordato. Quelle giornate di dolore sono ancora vive nella memoria, e proprio per questo il trionfo di oggi ha un sapore speciale: “Ora è il pubblico a gridare per me. È anche da lì che ho trovato l’energia nel terzo set”.
Il pubblico, infatti, è stato un protagonista silenzioso ma fondamentale. Berrettini ha sentito la vicinanza dei tifosi italiani presenti nel Principato, e l’ha trasformata in carburante. “Quando ho chiesto di farmi sentire, loro hanno risposto. Nei momenti in cui ero stanco, mi hanno ricaricato”.
La svolta mentale
Più che tecnica, la rimonta è stata una questione di testa e di cuore. Berrettini ha raccontato di essersi parlato continuamente durante il match, cercando di restare dentro la lotta, di non cedere mentalmente nemmeno dopo aver perso il servizio sul 5-4 nel terzo set: “Mi sarei potuto piangere addosso, invece sono stato bravo a restare agganciato e a riportarmi subito avanti”.
Di fronte alle dichiarazioni di Zverev, che ha accennato a un calo del proprio livello, Matteo ha risposto con eleganza e lucidità: “Capisco la delusione dopo una sconfitta. Ma non credo che lui abbia giocato male. Piuttosto credo di avergli tolto certezze. Ho cambiato ritmo, ho preso più campo, e da lì in poi ho sentito che il match era nelle mie mani”.
So engaging 🤯
A 48-shot rally in Berrettini vs Zverev!#RolexMonteCarloMasters pic.twitter.com/65evapiy7R
— Tennis TV (@TennisTV) April 8, 2025
Tra rispetto e ambizione
Berrettini non ha nascosto l’emozione per una vittoria tanto importante: “Guardando al ranking forse è una delle partite più significative della mia carriera, ma ogni vittoria ha un suo peso. Come quella contro Djokovic o la finale di Wimbledon”. Oggi, però, era fondamentale per lanciare un segnale: non solo agli altri, ma anche a sé stesso.
Nel parlare del compagno di nazionale Jannik Sinner, Matteo ha mostrato affetto e rispetto: “Con Jannik ci siamo sentiti qualche settimana fa, c’è sempre stato un bel rapporto. In questo momento è giusto lasciargli il suo spazio. Sono contento di avergli dato una mano oggi, anche se non ne ha bisogno. È forte, e lo sarà anche al suo ritorno”.
Lo spirito ritrovato
Ora lo attende una sfida con Lorenzo Musetti o Jiri Lehecka, ma l’atteggiamento è quello giusto. “Faccio un grosso in bocca al lupo a Lorenzo. In Davis siamo una squadra, e ci sosteniamo sempre a vicenda”, ha detto. Un Berrettini così, combattivo e sorridente, è una notizia non solo per l’Italia, ma per tutto il circuito ATP.
“Mi sto godendo il combattimento. Questo è il mio modo di vivere il tennis adesso. È gioia. La gioia della fatica, del punto lottato, del game sudato. Se riesco a godermela, allora gioco anche meglio”. E con questa consapevolezza, chissà dove potrà arrivare. A Monte Carlo ha ritrovato il campo, il pubblico, la fiducia. Ma soprattutto, ha ritrovato Matteo.