Matteo Donati, il ragazzo d’oro del tennis italiano

Forse non ci crede ancora neanche lui. Matteo Donati, wild card alla prima esperienza in atp n. 275 classe 1995 al mondo, dall’alto del suo metro e ottantotto di altezza domenica  sul centrale a Roma ha battuto il n 49 del mondo Santiago Giraldo. Matteo è un ragazzo come se ne incontrano tanti nei nostri circoli di tennis. Semplice. Supportato dai compagni di tennis e dalla famiglia. Famiglia molto appassionata di tennis, in particolare la mamma Marina, nonostante non avesse molti soldi da  investire su di lui.

Matteo è un tennista “che si è fatto da solo”. Nessun aiuto economico dalla Federazione, che a onor del vero, a un certo punto l’avrebbe invitato ad allenarsi Tirrenia, una convocazione in Davis da parte del suo concittadino Barazzutti come aggregato contro la Gran Bretagna. Il grande Corrado è infatti non solo di Alessandria , come lui, ma è venuto fuori dallo stesso circolo a Bra, dove si allena anche il kazako Golubev.

Il tennis di Donati è un tennis  fatto di rovesci, drop shot , gambe infaticabili e fair play . Domenica  infatti al Foro Italico l’alessandrino ha battuto al terzo un mestierante della terra rossa. Se nel primo set il colombiano si è imposto dando l’impressione che l’inerzia della partita mai avrebbe potuto cambiare, nel secondo set Donati ha liberato il suo tennis, cambiando ritmo  migliorando le percentuali e ha riportato il match sui giusti binari, ottenendo in rimonta la vittoria del secondo e poi del terzo set.

. «Sono felice di aver fatto questa prestazione contro un top 50. Spero di riuscire a dare il meglio, per capire cosa mi manca per stare costantemente a questi livelli. Sicuramente so di dover lavorare sul fisico,-pesando solo 73 kg- nei grandi tornei sono tutti atleti fenomenali. Ci sto lavorando, e sento di essere sulla giusta strada». Sul centrale Matteo incitava il pubblico, chiamava gli applausi. Senza però mai imprecare o rompere racchette come altri colleghi. “E’ uno che sa dominare le emozioni”, dice di lui il suo coach, da ieri famoso Massimo Puci, e il pubblico che è rimasto ad applaudirlo entusiasta è stato premiato.

Matteo è il classico giocatore moderno, battuta e dritto, «anche se il rovescio è il mio colpo più naturale. Mi piace imporre il gioco, muovere la palla, mi piace Murray e vorrei ispirarmi a lui nella gestione dei punti». E come Murray è il quarto dei fab four italiani, infatti fra i  ventenni italiani , Matteo si è sempre mosso un passo indietro, con tutte le attenzioni a illuminare invece il percorso di Quinzi, Baldi e Napolitano. Ed ora, all’improvviso si è imposto davanti a tutti gli altri «Forse perché io non ho pressioni e tutto quello che si dice al di fuori non mi influenza».

Anna Lamarina

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