Nadal è uno dei giocatori più vincenti della storia. Da quando entra in campo a quando saluta i suoi fan, prima di uscire dal campo, Nadal sprizza voglia di vittoria e volontà di lottare fino all’ultimo punto ed anche oltre, se necessario. Sono in tal senso significative non tanto le nove volte che lo spagnolo ha vinto il Roland Garros o le sette che ha conquistato il Foro di Roma o in genere i suoi successi sui campi in terra ma quanto piuttosto i risultati ottenuti lontano dalla sua amata superficie: quelli in Australia, in America e ancora di più quelli ottenuti contro il maestro Federer, proprio sull’erbetta tanto cara allo svizzero che si trova dalle parti.di Wimbledon. Lo sono, perché dimostrano la voglia di farcela che il maiorchino dimostra tutte le volte che scende in campo. Anche quando sembra irriconoscibile perché dagli infortuni: come quando dopo la lesione cronica al tendine rotuleo del ginocchio sinistro lascia il tennis per sette mesi per poi tornare e riconquistare la vetta del ranking ATP.
UNA GRANDE RIVALITÀ – Sullo svizzero, Nadal, conduce 23 ad 11. Impressionante se consideriamo che Federer è il giocatore più vincente della storia. Lo spagnolo sembra la sua nemesi. Come dicevamo non lo ha solamente “annullato” al Roland Garros ma è riuscito anche umiliarlo sull’erba di Wimbledon. Quando Federer entrava in campo con la giacca, Nadal indossava i pinocchietti! Ma Nadal conduce anche la rivalità con l’attuale numero uno del mondo Andy Murra 17-7 per il maiorchino che soffre un po, invece, nel confronto contro il serbo Novak Djokovic. 26 a 23 conduce il numero due del mondo. Se si potesse identificare Nadal con un cantante o un gruppo rock mi piacerebbe associarlo al “Boss” Bruce Springsteen. Born to run!
UN GRANDE RITORNO – Nadal quest’anno è rientrato dopo un lungo stop per infortunio. Dopo quelli al piede sinistro, alle ginocchia, al polso… Per alcuni lo spagnolo approfitta di questi momenti per disintossicarsi dalle troppe sostanze che sono causa della precoce caduta dei suoi capelli (tutto da dimostrare). Sicuramente a gennaio con il suo più grande rivale, Roger Federer, ha data vita ad una delle più memorabili finali di una prova del grande slam. Nadal e Federer di nuovo contro in una finale Slam dopo cinque anni. Nadal come sappiamo ha perso al quinto, quando Federer sotto 3 giochi ad uno è riuscito a svegliarsi dal torpore che in troppe finali lo ha condannato alla sconfitta (mi viene in mente quella contro Djokovic a Wimbledon 2014 o quella contro Del Potro a New York) e con un guizzo ha rifilato allo spagnolo cinque game di fila chiudendo l’incontro 6-4, 3-6, 6-1, 3-6, 6-3.
DISFATTA AD ACAPULCO – Ma anche i più forti talvolta devono cedere. Epica la sconfitta patita dallo spagnolo per mano di Robin Soderling ai sedicesimi di finale della edizione 2009 del Roland Garros od anche quella subito contro il qualificato Dustin Brown a Wimbledon 2015. Ma quest’ultimo era già un altro Nadal. Domenica ad Acapulco (dove aveva già vinto nel 2005 e nel 2013, quando il torneo si giocava sulla terra rossa) Nadal ha giocato la 103 finale in carriera. Inseguiva il 70° titolo in carriera, fermo come era a quello conquistato l’anno scorso a Barcellona (nove trionfi anche da queste parti) , dove nel 2014 fu fatto fuori da Nicolas Almagro che in carriera aveva perso tutti i 10 incontri contro il maiorchino. Ma contro l’americano Sam Querrey, vittima predestinata di questo disegno, qualcosa non è andata come doveva. L’americano, tornato al numero 26 del mondo (non accadeva dal 2013) che in carriera aveva affrontato lo spagnolo quattro volte senza mai superarlo ha giocato un tennis straordinario. Sul duro messicano Querrey ha piazzato la bellezza di 19 ace chiudendo l’incontro in due set: 6-3; 7-6 . Magari sarebbe andata diversamente se Rafa avesse conquistato il secondo ma tant’è così è andata.
L’americano, ora, potrà crogiolarsi del nono titolo in carriera. A Rafa, invece, che ha visto interrompere la striscia di 14 successi di fila dalle parti di Acapulco non resta che rinviare l’appuntamento per la conquista del 70° titolo che non sembra così lontano visto il livello attuale di gioco dello spagnolo. Come un araba fenice, Rafa, ci ha abituati a vederlo rinascere dalle proprie ceneri.