Rafael Nadal e le Atp Finals, un amore mai sbocciato. Pesa sempre di più nella testa del campione maiorchino lo zero nella casella vittorie del prestigioso appuntamento di fine stagione. Dietro al complicato rapporto che vede protagonisti lo spagnolo e le Finals risiedono due motivi. Il primo di natura squisitamente tecnica. La superficie rapida e la location indoor non favoriscono certamente l’attitudine dell’ex numero uno del mondo, capace di tessere geometrie letali per gli avversari sfruttando l’imprevedibiltà delle rotazioni sapientemente impresse ai colpi. Il secondo motivo è fisico. Non è una novità che il corpo di Nadal si presenti piuttosto stressato al rush finale dell’anno, ragion per cui è stato spesso costretto a rimandare la caccia all’unico titolo rilevante che ancora manca allo straordinario palmarès del 32enne di Manacor.
Due finali perse (nel 2008 con Federer e nel 2013 con Djokovic) in 8 partecipazioni non possono rappresentare un nobile traguardo per un giocatore che più volte ha sollecitato i vertici Atp affinchè il torneo si disputasse su terra almeno una volta ogni tre anni. Solo in una circostanza in carriera Nadal è riuscito per tre anni consecutivi (dal 2009 al 2011) a presenziare all’appuntamento di fine stagione. Su tredici qualificazioni alle Finals l’attuale n. 2 del ranking in sei occasioni è stato costretto ad alzare bandiera bianca, a dimostrazione di una condizione fisica mai del tutto soddisfacente a questo punto dell’anno.
Nel 2019 il campione maiorchino spegnerà 33 candeline e l’obiettivo di aggiungere alla già ricca bacheca l’unico grande trofeo mancante sarà vivo più che mai.