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Next Gen ATP Finals, qualificazioni: intervista a Andrea Pellegrino

Entrato nel tabellone da testa di serie numero 3, il 20enne di Bisceglie Andrea Pellegrino ha perso nelle semifinali dal beniamino di casa Filippo Baldi dopo un match combattuto terminato 43(2) 43(4) 42. Oggi è venuto ad assistere alla finale disputata fra Quinzi e Baldi, suoi amici e rivali.

Sei uscito ieri contro Baldi. Sei soddisfatto del tuo rendimento in questo torneo, o magari ti aspetta qualcos’altro?

“Beh, quando perdi non sei mai soddisfatto. Più che aspettarmi altro, avrei preferito giocare una partita diversa, più lottata. Sono entrato molto teso e nervoso, e questo mi ha penalizzato perché non sono riuscito a giocare bene nei momenti importanti. In più, con queste regole e su questa superficie, è facile vincere e perdere quasi con chiunque.”

Esatto. La mia prossima domanda è proprio questa: cosa ne pensi del nuovo format di regole che è stato adoperato?

“Ti dico la verità, alcune sono divertenti e altre un po’ meno. Tutta la storia del net non mi piace, è troppo lasciata alla sorte. Bello invece il fatto che i set fossero più corti – a 4 game – e quindi tutto più veloce e più concentrato: si entra da subito nel vivo della partita e non puoi permetterti di partire deconcentrato, siccome con due game di svantaggio sei già sotto di un set.”

Pellegrino e Baldi al momento di entrare in campo per la semifinale.

Questo è l’ultimo torneo della tua stagione?

“No, giocherò ancora il Challenger a Brescia la prossima settimana. Dopodichè basta, mi preparerò per il prossimo anno.”

Quali sono gli obiettivi che ti proponi per il prossimo anno?

“Nessun obiettivo in termini di classifica, piuttosto in termini di miglioramento. Nel corso di quest’anno sono migliorato molto sia dal punto di vista del gioco che nella mentalità e nella gestione della partita. Vorrei riuscire a essere più continuo, troppo spesso vado ad alti e bassi con picchi di gioco a ottimi livelli e poi crolli repentini, e poi vorrei migliorare ancora nella mentalità, imparare a essere più positivo.”

Riccardo Artuso

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