Next Gen VS Big 3

Gli anni passano e i big 3 restano. La Next Gen come si sta comportando?

Alla vigilia degli US Open, l’ultimo slam della stagione, è legittimo chiedersi lo stato di salute del movimento tennistico mondiale.

BIG 3 o NEXT GEN? Per ora la risposta è BIG 3. E pure nettamente. Soprattutto se le partite si giocano su 5 set.

Finale Australian Open? Djokovic contro Nadal, con Pouille e Tsitispas in semifinale. Finale Roland Garros? Thiem contro Nadal, con Federer e Djokovic in semfinale. Finale Wimbledon? Djokovic contro Federer e Nadal in semifinale.

Siamo in estate e all’interno proverbiale Settimana Enigmistica è sempre presente il giochino “Trova l’intruso”. Facile in questo caso: Dominic Thiem, Stefanos Tsitispas e Pouille. Per il resto un monologo targato Nole-Rafa-Roger. La sensazione che si ha in questi tornei è che i tre mostri sacri non siano battibili quando la partita si allunga e la pressione aumenta. Sulla durata della partita è sorprendente. In teoria, i ragazzi più giovani dovrebbero avere più forza e resistenza. In teoria, appunto. Quindi la spiegazione sta nel fatto che questi ragazzi a livello mentale possono arrivare fino ad un certo punto, poi crollano. In fin dei conti, è come andare in altura. Più si sale, più l’aria è rarefatta. I BIG 3 ci sono abituati, in NEXT GEN no.

Del resto, a discolpa di questi ragazzi è il fatto che affrontano leggende viventi che hanno vinto quei tornei talmente tante volte da far tramre le ginoacchia. In più molti dei Next Gen sono cresciuti con questi tre come loro idoli. Il tennis è uno sport mentale. La grandezza dei big 3 è anche nell’imporre la superiorità tecnica e soprattutto di esperienza. In pratica giocano con un set di vantaggio. Loro lo sanno. I Next Gen pure.

Come tutte le cose, però anche il regno dei big 3 avrà una fine. E chi delle nuove leve potrebbe prendere il testimone?

L’austriaco Dominic Thiem sembra a volte uno dei pochi capaci di fare partita pari con i big 3. Quest’anno ha vinto una maratona in semifinale al Roland Garros contro Djokovic annullando match point e mostrando i muscoli. Purtroppo per lui, in finale c’era Nadal che lo ha messo nel frullatore e dopo 4 set lo ha battuto agilmente con un doppio 6-1. Nei confronti con i big 3 Thiem è in vantaggio con Federer (4-2), è in saldo negativo tra vittorie e sconfitte sia contro Nadal (9 – 4) sia contro Djokovic (6-3). A volte, appunto, ho scritto ad inizio paragrafo, perchè ogni tanto lo scattante austriaco si perde in un bicchier d’acqua. Tuttavia, i segnali che Thiem dà sul campo sono di costante crescita e i suoi 25 anni lo aiutano. Il gioco dell’austriaco è di alto livello, ha grande potenza e precisione con il dritto e il suo rovescio ad una mano è violenza allo stato puro. Sta inoltre migliorando il suo rovescio slide ed è un atleta elastico, veloce e determinato. Solo il tempo potrà dirci se potrà estrarre la spada dalla roccia del tennis. I segnali sono incoraggianti.

Chi altro potrebbe prendere questo scottante testimone?

Un anno fa, la logica avrebbe fatto esclamare senza paura Alexander Zverev. Il suo orrendo 2019 obbliga ad una drastica battuta d’arresto. Troppa esaltazione per un buon giocatore decisamente sopravvalutato? Una stagione negativa per le troppe aspettative? Magari una volta entrato nell’idea di essere un leader del tennis mondiale tornerà a vincere? Non ci è dato saperlo. Nemmeno Freud avrebbe la risposta. Zverev avrebbe armi straordinarie per essere un dominatore. Servizio devastante, grandi colpi a rimbalzo e, in passato, una freddezza glaciale. Certo è evidente che al tedesco manchi un colpo su cui fare affidamento nei momenti di tensione. Quello che è il dritto per Federer e Nadal o il rovescio per Djokovic. In più manca di personalità e di grinta quando la partita si fa dura. Darlo per finito è prematuro, come prematuro è stato incoronarlo come erede del magico trio. Tornerà? Forse nemmeno lui lo sa.

Altri? Il 2019 ha dato un nome più di altri: Daniil Medvedev. Il russo ha fatto e sta facendo una stagione di altissimo livello. Ha giocato e vinto tanto, fatto molte finali e semifinali. La vittoria recente a Cincinnati lo ha messo sulla cresta dell’onda. Giustamente. Ma come nel caso di Zverev forse è meglio non affrettarsi a darlo come nuovo numero 1. Certo, al russo non manca nulla. Servizio maestoso e nessuna paura di usarlo. Forzare la seconda contro Djokovic e vincere, significa non solo essere grandiosi battitori, ma anche sufficientemente sicuri di sé da fare una follia in semifinale contro il numero uno del mondo. Oltre alla battuta, Daniil ha un tocco fatato, colpi a rimbalzo solidissimi e un atteggiamento glaciale che completa un quadro di altissimo livello. Del doman, non v’è certezza.

E poi? Stefanos Tsitsipas ha le carte in regola come Medvedev. Si è un po’ perso nelle ultime settimane, ma tra Austaalian Open e la stagione sul rosso, il suo nome era sulla bocca di tutti. Ha giocato tanto e vinto tanto anche lui. Meno raffinato del russo, ma molto solido e centrato, il greco ha anche un look eccentrico che lo pone al centro dell’attenzione. Cosa gli manca? Continuità e concentrazione. Quali armi ha? Come tutti i giovani, serve bene e ha grande potenza. Si sa difendere bene e gioca un tennis all’arrembaggio su ogni terreno. Sa far divertire e il suo binomio con Kyrgios fa sperare in una rinascita del doppio.

Mea culpa. Mi stavo dimenticando del pazzo più pazzo di tutti: Kyrgios. Ormai è un caso disperato, peggio dello spaesato Zverev. Nick è croce (spesso) e delizia(molto meno spesso).  Bisogna prenderlo così, tanto non cambia. Regalerà nella stessa settimana il colpo più bello e la sceneggiata più triste. Ci farà divertire e imprecare. Difficile che possa essere il numero 1, anche se potrebbe. Il suo tennis è di gran lunga il più innovativo, divertente e spettacolare. Fa cose che agli altri non vengono in mente, sia in campo sia putroppo fuori dal campo. Un motivo se non le fanno gli altri ci sarà.

Coric e Kachanov avranno un posto fisso nei primi 10 del mondo per i prossimi anni. Regaleranno qualche soddisfazione ai fan ma non faranno smuovere le folle come i big 3.

Un ultimo spazio va dedicato a due giovanissimi canadesi. Il Canada è uno dei paesi più in crescita al mondo, sia culturalmente sia inevitabilmente dal punto di vista sportivo. Una cosa chiama l’altra. Shapovalov e Auger Aliassime hanno le carte in regola e il favore dell’età per imporsi. Il primo è un cavallo pazzo, più vicino a Kyrgios che ai big 3; tuttavia il suo talento è debordante, il suo rovescio a tutto braccio già un marchio di fabbrica. È un potenziale signore del gioco ma la strada è lunga e perdersi tremendamente facile con quel talento. Il secondo è molto diverso. Gioca come un veterano ed è un classe 2000. Deve stringere qualche vite del suo ingranaggio tennistico, soprattutto al servizio: troppi doppi falli. Per il resto è già molto avanti e in termini di personalità ha una solidità e serietà fuori dal comune. Un vero lottatore.

Per ora, il regno dei big 3 pare ancora solido. La loro fortezza sembra inaccessibile ai loro rivali. Di materiale ce n’è tanto, bisogna vedere se almeno uno di questi riuscirà a completare la conquista di quella fortezza.

New York è la città dove tutto può accadere. Che sia la volta buona?

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