Lo si ama o lo si odia. Non esistono mezze misure quando si parla di Nicholas Kyrgios, l’australiano classe ’95 che già si è affermato come stella del tennis presente e futuro. Nella Laver Cup appena conclusa, è stato convocato nella formazione “Resto del mondo” da John McEnroe ed è stato uno dei motivi per i quali questo torneo è stato incredibile. Con balletti, schienamenti in stile wrestling e soprattutto gran gioco, Kyrgios ha messo in scena uno spettacolo nello spettacolo che ha catalizzato l’attenzione degli 85.000 che nei tre giorni di torneo si sono seduti sui seggiolini neri della O2 Arena di Praga. E poi, le lacrime finali perchè pensava di aver “deluso i compagni“, a santificare definitivamente una Laver Cup che per alcuni, al via, era solo un’esibizione; dopo quel dritto a sventaglio finito in rete, Nick non è riuscito a contenersi ed ha scaricato tutta la tensione che aveva accumulato, quasi come un bambino dopo la propria festa di compleanno. Peccato che quell’errore abbia decretato che la festa di compleanno non fosse la sua, ma quella dell’Europa, che tuttavia pensava di soffiare sulle candeline almeno dopo la partita precedente alla sua. Kyrgios è comunque stato in grado di mettere in seria difficoltà Roger Federer, che già aveva battuto a Madrid nel 2015, nella partita che lo portò definitivamente alla ribalta dell’opinione pubblica tennistica.
Nick è in realtà lo stesso tennista che tanto abbiamo disprezzato quando, dopo il match perso contro Herbert a Wimbledon, venne sorpreso mentre si “consolava” con due diciottenni, fuori da un night club di Londra. Allora, si sprecarono le critiche su di lui e sui comportamenti, che di conseguenza finirono anche anche ad intaccare il suo tennis, considerato “svogliato” e spesso “svagato”. Razionalmente, bisognerebbe evitare di dare dei giudizi che sono spesso orientati da situazioni che, in tutta sincerità, non ci riguardano. Bisognerebbe piuttosto prendere Kyrgios per quello che è sul rettangolo di gioco. Un talentuosissimo ragazzo di ventidue anni che sa giocare a tennis, e che ha un cuore grande: ama giocare “in team” (come ha dichiarato molte volte prima dei suoi match di Davis) e quando perde e fa perdere gli altri si dispiace a tal punto da versare lacrime sul campo. Poco importa se quel campo era considerato, alla vigila, solo quello su cui si sarebbe giocata poco più di un’esibizione (che poi non lo sia stata, è un altro discorso). Nick voleva dimostrare con una vittoria sul numero uno di sempre che il tennis, nella sua vita, viene prima di tutto il resto.
È uno dei pochi nel circuito che riesce a trasformare i suoi match in uno show, scherzando con i raccattapalle e coinvolgendo il pubblico: famoso il “siparietto” involontario della Rogers Cup, in cui Kyrgios lanciò l’asciugamano, senza guardare, verso il raccattapalle; peccato che il telo finì addosso ad un giudice di linea, il quale, statuario, non mosse un muscolo facendo cadere in terra la bianca salvietta e scatenando le risate del pubblico. Molti si rivedono nel tennista di Canberra proprio perchè con i suoi momenti di debolezza, le sue figuracce e il suo nervosismo, è uno dei più “umani” di tutti.
Nick, in fondo, sa farsi voler bene, e che gioca un gran bel tennis. E occhio ad affezionarvi a lui: potreste ritrovarvi presto con un suo poster in camera. Quasi senza accorgervene.