Il secondo Master 1000 di stagione ha visto uninteressante schiera di giovani presentarsi ai nostri di partenza: chi per diritto di classifica (Coric), chi con laiuto di una generosa wild card federale (Rublev, Chung) o di un invito più che meritato sul campo (Kokkinakis), chi per essere stato capace di passare la ghigliottina della qualificazioni (Zverev).
Vorrei smentire il titolo, o almeno rimarcarne il punto interrogativo, nel senso che – da osservatori – dovremmo domandarci dove sta andando questa nouvelle vague del tennis mondiale. Di sicuro non è usuale vedere un numero di giovani così alto in un Master 1000, non come mondays players, ma vincendo match o perdendoli lottando. Dovremmo poi aggiungere anche il nome del nostro Gianluigi Quinzi, che invitato dagli organizzatori, ha lottato in un match tosto contro De Bakker nel primo turno della qualificazioni, proprio nello spot da dove è emerso Sasha Zverev. Per tacere, infine, di Kyrgios, assente in questa occasione ma decisamente inserito in questo new wave insieme allo svedese Ymer.
Insomma, un gruppo così non lo si vedeva da tempo, almeno a memoria di chi scrive. Tennisti che paiono non aver subito il contraccolpo dell’arrivo nel circuito maggiore, che stanno in campo con personalità, da attori consumati, segno che evidentemente lapproccio al professionismo sta diventando sempre più raffinato, attento ai dettagli, grazie al lavoro di allenatori che conoscono laspetto più cruciale del nostro gioco: quello psicologico.
Giocatori che hanno fame di tennis, di gloria e di successo. Certo, non possiamo per ora mettere tutti nello stesso calderone. Se Coric e Kyrgios appaiono un pezzo avanti al resto del gruppo, è pur vero che questo 2015 appare lanno in cui Zverev sta dimostrando che può fare il grosso salto. Alla fine di questo torneo avvicinerà di parecchio la top 100. Un discorso a parte per Kokkinakis, che deve sicuramente aggiustare qualcosa nel suo tennis, soprattutto nella capacità di reggere fisicamente lurto dei più grandi, mentre restano ancora nella categoria oggetto misterioso (o quasi) sia Rublev che soprattutto Chung, rimandato a prossime prove più eloquenti rispetto a questa esperienza. Le potenzialità del russo, in questo momento, non ci pare siano paragonabili a quelle dei sopracitati, ancora leggerino al loro confronto, anche se il match contro Carreno-Busta è segno di una categoria alta scritta nel DNA, normale poi la sconfitta con un marpione come Isner che è apparso inm controllo costante del match. In futuro le cose andranno diversamente.
I prossimi duetre anni saranno però divertenti per noi appassionati: il confronto con giocatori come Berdych, Raonic, Nishikori offrirà spunti ulteriori di riflessione, per vedere come, e se, questa ondata verde saprà incalzarli in classifica. La generazione infatti anni 80 sembra segnare il passo, Djokovic e Federer a parte, per ora.
In tutto questo, per una volta, anche lItalia potrebbe battere un colpo, e sfatare il mito della maturazione tardiva dei nostri giocatori, perché a Quinzi non manca tanto per colmare il gap con il resto della generazione 90, alla quale, da junior ha dettato legge. Di sicuro, saremo qui a raccontare altre avvincenti storie con i nomi che abbiamo citato oggi.