[tps_title]MARZO – Re Roger è inarrivabile: titoli numero 100 e 101[/tps_title]
Ogni titolo è inadatto, probabilmente ogni parola non basta per descrivere Roger Federer. Non solo per le performance offerte a marzo, ma per le condizioni in cui vi si avvicinava. A gennaio, dopo un Australian Open da dimenticare al più presto, era facile pronosticare la possibilità di vederlo brillare solo sull’erba. Aveva iniziato male anche a Dubai lo svizzero, con due vittorie faticose su Philipp Kohlschreiber e Fernando Verdasco. La svolta definitiva è arrivata proprio al primo marzo con il 6-2 6-2 ai danni di Borna Coric. Da lì, poi, negli Emirati è arrivato il 100esimo titolo in carriera con la vendetta su Stefanos Tsitsipas in finale ed anche ad Indian Wells è apparso in buonissima forma. Dominic Thiem e le sue tante colpe l’hanno privato del titolo in California, oltre a togliergli anche un po’ di fiducia. La settimana successiva, a Miami, Radu Albot l’ha costretto alla rimonta nella peggior partita della prima parte dell’anno. Superato lo scoglio, a 37 anni e mezzo, Roger Federer ha quasi inspiegabilmente messo il turbo. Ha ripreso a danzare sul campo e a colpire con una pulizia che non gli si vedeva forse dall’Australian Open 2018. Il torneo principe della Florida quest’anno ha cambiato sede, da Key Biscayne è passato all’Hard Rock Stadium dei Miami Dolphins, e Federer ha messo la sua firma sul cambiamento. Cinque partite dominate, zero set e solo 29 giochi persi contro Filip Krajinovic, Daniil Medvedev, Kevin Anderson, Denis Shapovalov e, per il 101esimo titolo, Isner. Dal marzo 2019, Federer è uscito come il giocatore più costante sul veloce.