Novak Djokovic è sempre più numero 1 in questo 2015. Dalla fine dell’anno scorso, è iniziato l’impressionante dominio di Nole, che si è imposto in tutti o quasi i principali eventi, collezionando solo 3 sconfitte a fronte di 48 vittorie. Dall’Australian Open a Miami, da Indian Wells a Montecarlo, da Roma al più recente Wimbledon, il serbo ha imposto il suo dominio, su tutte le superfici e su tutti gli avversari.
L’ironia della sorte ha voluto che Nole fallisse solo il Roland Garros, il suo vero obiettivo stagionale, in cui è caduto sotto i colpi di un grande Stan Wawrinka. Se escludiamo la sconfitta Parigina, Djokovic non ha trionfato solo a Doha, in cui è stato sconfitto da Karlovic, e a Dubai, dove ha ceduto ad un ispiratissimo Roger Federer. Insomma, il numero 1 ha perso solo in tornei minori. Dopo il Roland Garros, che a detta di molti doveva procurare un grosso colpo al serbo, condizionando il resto dell’anno, Nole è tornato ad imporre la sua legge sui prati dell’All England Club. In generale, quest’anno colpisce la solidità di Djokovic, che soffrendo o dominando, alla fine, ha trovato sempre il modo di uscire fuori da ogni situazione, anche dalle più complicate.
Questo strapotere del numero 1 del mondo, non può che far tornare nella mente degli appassionati il 2011, anno in cui il serbo ha stravolto ogni equilibrio nel circuito, imponendosi in tutti i principali tornei, e issandosi fino alla vetta del ranking. Più volte ci si è chiesti se la versione 2015 di RoboNole valga quella di quattro anni fa.
Se guardiamo ai risultati, effettivamente, possiamo notare che Djokovic ha ottenuto, finora, un successo molto simile a quello del 2011. Nole infatti ha conquistato sino a questo momento 6 titoli, di cui quattro Master 1000 e due Slam, esattamente come quattro anni fa (a parte il torneo di Dubai). In questo momento, Djokovic appare un giocatore più maturo, in grado di gestire le energie e di alzare il livello quando conta è in base all’avversario, rispetto al 2011. Ma chi non ricorda, nonostante ciò, i traccianti lungo linea di rovescio e la ferocia agonistica con cui il serbo, nel 2011, ha annichilito ogni avversario, da Federer a Nadal?
Il predominio di quest’anno è sicuramente impressionante, ma perlomeno a livello di gioco, il RoboNole di quattro anni fa è superiore rispetto a quello attuale. Non bisogna confondere la parola superiore con la parola migliore: rispetto al 2011, infatti, il serbo è migliorato notevolmente al servizio, e anche sotto rete, grazie anche al suo coach Boris Becker. Ma, nonostante tutto, il livello spaziale che Nole ha tenuto durante tutta la stagione, quattro anni fa, non si è più rivisto, neanche nel 2015.
Si può affermare, per concludere, che il Djokovic 2015 sia più maturo, esperto e anche più completo di quello passato, ma che non sia in quello stato di trance agonistica che il serbo ha vissuto nel suo magico 2011.