Il numero 1 del mondo del tennis è riuscito a strappare la scena ai suoi colleghi nonostante questa settimana non sia in campo. Ha, infatti, destato scalpore il suo annuncio dell’imminente partenza per l’Australia in vista del primo Slam della stagione.
Nulla di strano se non fosse che, per entrare nel paese e per partecipare al torneo di Melbourne sia richiesta la doppia vaccinazione e, il serbo sia invece dichiaratamente no vax. La concessione dell’esenzione per ragioni mediche ha scatenato l’opinione pubblica tanto che è stato necessario l’intervento del primo ministro australiano.
Tutto questo mentre Djokovic era in volo per l’Australia. Una volta atterrato è stato fermato dalla polizia di frontiera per quasi 6 ore e, alla fine, è arrivata la notizia meno attesa dal numero 1 del ranking ATP. Niente visto d’ingresso e obbligo di lasciare il paese.
I legali del 34enne di Belgrado hanno subito prestato ricorso contro la decisone e al giocatore è stato concesso di attendere l’esito restando sul suolo australiano. La decisione è attesa per lunedì 10 gennaio.
Gli avvocati del pluricampione Slam, secondo quanto riportato dalla testata locale The Age, affermano di avere tre motivi per fare ricorso:
- La mancanza di un processo equo: in aeroporto gli sarebbe stato negato di parlare con i suoi legali mentre lo interrogavano;
- La differenza tra la decisione presa e le linee guida dell’ATAGI che riconosce la positività al Covid-19 come una motivazione valida per posticipare di 6 mesi la vaccinazione;
- Il sito web e i documenti del governo indirizzano tutti alle linee guida dell’ATAGI.
Stando a queste motivazioni sembrerebbe esserci qualche spiraglio per Djokovic di vincere l’appello, anche se ogni ora che passa la posizione del serbo si complica, così come quella di Tennis Australia.
Anche gli organizzatori infatti sono finiti nell’occhio del ciclone dopo la diffusione di un documento inviato ai giocatori contenete un errore proprio riguardante i termini di presentazione delle richieste di esenzione e le linee guida.
Nelle ultime ore però, e dopo le ultime novità emerse, la posizione di Novak Djokovic sembrerebbe essere più traballante che mai. I suoi legali avrebbero affermato che il loro assistito abbia contratto il covid-19 lo scorso 16 dicembre ed è proprio la data a creare scompiglio.
Due i problemi principali. Il serbo sarebbe stato visto in pubblico sia quello stesso giorno che quello successivo e il termine massimo per chiedere l’esenzione per esser risultato positivo al coronavirus scadeva il 10 dicembre.
Anche le “sorti” di Djokovic sono due: i suoi legali vincono il ricorso e per lui si apre la chance di partecipare agli Australian Open e quindi riprende la corsa – e la caccia – al 21esimo titolo Slam oppure in caso di parere negativo del giudice l’unica opzione è il rientro in Serbia.
In quest’ultimo caso però ci sarebbe il rischio di un’aggravavate. Per il re del ranking ATP potrebbe configurarsi anche un’inibizione dall’Australia di almeno 3 anni se, dalla ricostruzione della vicenda, si dovesse intuire che il tutto sia stato fatto con un’intenzione fraudolenta oppure colposa.
Sicuramente in qualsiasi modo andrà a finire da questa vicenda usciranno tutte le parti in causa con le ossa rotte e non ci sarà nessun vincitore ma solo sconfitti.
Luciano de Gregorio