Tanto se ne è parlato, tanto se ne riparlerà. E’stato l’argomento che ha di certo monopolizzato la scorsa settimana tennistica, ovvero la sperimentazione delle nuove regole andata in scena alla prima edizione delle Atp Next Gen Finals; sperimentazione che ha causato infinite discussioni e sollevato non pochi dubbi. Comunque sia, l’Atp sembra intenzionata a proseguire sulla via appena intrapresa , specificando però, per bocca del Presidente Kermode , che di cambiamenti veri e propri nel circuito maggiore non ne vedremo prima dei prossimi cinque anni. Tant’è; ma, alfine, cosa ne pensano gli addetti ai lavori che a Milano hanno dovuto affrontare, ossia preparare , il primo torneo con regole tanto diverse da quelle ora in uso?
Fernando Vicente, coach di Sergey Rublev, afferma che ciò che generano questi cambiamenti è che le partite sono molto livellate e che ogni tennista deve dare tutto in ogni momento. “Andrey pensa che ogni match possa sfuggire al controllo e crede che, per quanto possa impegnarsi a fondo nella preparazione atletica e negli allenamenti , questo format finisca col generare un equilibrio ed un sostanziale livellamento tra i giocatori in campo”. Inoltre, l’ex tennista spagnolo non si è detto convinto della formula adottata per il coaching che lui vorrebbe “ non fosse ascoltato da tutto il pubblico ed ovviamente anche dall’avversario. Infatti, per l’intera durata del torneo mi sono preoccupato di mettere la mano davanti alla bocca affinchè nessuno sentisse ciò che dicevo a Andrey”. Jan –Michael Gambill, coach di Jared Donaldson , ha approvato soprattutto la formula del no-advantage poiché questa, a suo dire, “dà la cifra della personalità e della forza mentale del giocatore. Essere in grado di affrontare situazioni come queste rende un giocatore ciò che è”. Per Gambill, la regola che invece andrebbe subito introdotta nel circuito è quella dello shot-clock “poiché penso che ci siano molti giocatori che fanno trascorrere troppo tempo tra un punto e l’altro e questo sistema accelererebbe un po’ i match”.
Infine , anche il nostro Fabio Goretti , coach di Gianluigi Quinzi, ha detto la sua sulle nuove regole , approvandole quasi incondizionatamente. “I cambiamenti visti in questo torneo generano molta intensità in ogni game. Ci sono pochi momenti di tranquillità e i giocatori sono sempre pronti e attenti ad ogni punto. Potrebbe essere necessario curare un pò di più la preparazione fisica, perché il tempo di recupero è molto breve, e si sono giocate molte partite in questi giorni “. Tra gli aspetti negativi, Gorietti afferma che sarebbe bene fare il coaching nella propria lingua e non sempre in inglese: “Uno degli aspetti che migliorerebbe il tutto sarebbe la possibilità di comunicare nella nostra lingua, in quanto agevolerebbe la comunicazione . Tuttavia, il tempo che abbiamo a disposizione è molto breve e semplicemente diciamo le cose necessarie in un breve lasso di tempo “, ha concluso l’allenatore italiano. Questi i pareri di alcuni dei coach impegnati a Milano. Tanto se ne discuterà ma , comunque vada , occorrerà il giusto tempo e le dovute riflessioni prima che tutti ,o solo alcuni di questi cambiamenti, entrino a far parte del circuito.