Veniamo a conoscenza di questo curioso aneddoto da un interessantissimo articolo scritto dal collega Marco Caldara, de Il Tennis Italiano.
2005, tempi non sospetti, Torneo Futures di Bassano del Grappa, semifinali: un certo Juan Martin del Potro, un ragazzotto argentino di 17 anni, la faccia da cane bastonato e quell’espressione sopita che celava probabilmente già allora una grinta comune a pochi, sfida una giovane promessa italiana, Massimo Ocera, un talento cristallino alla Adelchi Virgili, nato sotto il segno della mole antonelliana, un classe 1982 dotato dagli dei del tennis di un rovescio ammaliante: la partita è senza storia, Ocera archivia la pratica con un 6-0 6-1 che non ammette repliche; il torinese andrà poi a vincere il torneo, il quarto della sua carriera. Sarà invece questa l’ultima partita giocata a livello futures dal ragazzo originario di Tandil: nessuno allora, nemmeno il più grande dei sognatori, poteva pensare di trovarsi dinnanzi ad un futuro campione, in grado di vincere un torneo dello Slam battendo prima Nadal in semifinale e poi Federer in finale. Eppure la storia la conosciamo tutti: quel ragazzotto avrebbe fatto molta strada, costruendosi una carriera che sarebbe potuta forse essere molto più vincente se solo non fosse stata falcidiata da una sfortunatissima serie di infortuni che ha ripetutamente costretto Delpo ai box; un gigante dai polsi d’argilla che allora era solo un semplice ragazzino, che non faceva alzare nessun mento, che non catturava l’attenzione delle testate giornalistiche. Ocera era invece allora una promessa, uno di qui ragazzi che tutti si aspettano, o forse sperano, un giorno possa diventare un campione, revitalizzando un movimento tennistico che già allora non godeva di grande salute: era uno di quelli che sarebbe arrivato, dicevano gli esperti, uno che con quei mezzi tecnici non può che essere destinato a stare fisso almeno fra i primi trenta. Il tennis però è un amante infido, e delle molte promesse d’amore che fa sono ben poche quelle che mantiene: fu così che l’astro nascente si perse fra le stelle poco luminose, e si spense a soli 24 anni, età a cui Massimo decide di smetterla col tennis professionistico, per coltivare l’altra sua grande passione, destinata a prendere il sopravvento su quella sportiva, l’arte. Oggi Massimo Ocera suona in un piccolo gruppo, i Balzi del Mulo, ha pubblicato due album in studio e sta lavorando al terzo; ha scritto anche due libri di poesie, “Inattesa” e “Scintille”; nel 2015 poi il fu tennista ha aperto un bar-vineria in quel di Palazzolo, il Covo dei Muli (l’estro creativo deve averlo trasferito dalla racchetta alla sua nuova attività ).
In quel lontano giorno della semifinale del torneo futures di Bassano del Grappa però era solo un ragazzo che sognava di diventare un campione, ed è meraviglioso pensare oggi come la sua strada abbia incontrato, anche solo per un attimo, quella di Juan Martin Del Potro, tangente in un punto ad una retta destinata a salire esponenzialmente sino a raggiungere i vertici del tennis mondiale, in un limite per x che tende al campione: allora le parti erano invertite, Ocera sembrava una promessa del tennis italiano, e Del Potro uno dei tanti. L’anno dopo però il gigante di Tandil era già nei top 100, ed il resto della storia la conoscete già . Eppure Delpo ci sapeva già fare, veniva da tre vittorie futures ed aveva un gioco di quelli concreti, senza troppi fronzoli, ma non sembrava possedere la scintilla del campione; “[…] si vedeva che era centrato, che aveva ben chiaro il suo percorso e i suoi obiettivi, ma non ho pensato potesse diventare un fenomeno. Non mi aveva impressionato come altri. Tipo Bolelli, che affrontai in quello stesso torneo: mi tirò un vincente di diritto che lo ricordo come fosse ieri”, ha affermato Ocera in un’intervista recente; e ancora ” las ensazione è che un match così non gli fosse mai capitato. Era rimasto sorpreso, si capiva che non ne era abituato” ha aggiunto l’artista torinese narrando di come, dopo il match, l’argentino fosse scoppiato in lacrime negli spogliatoi.
Domani Juan Martin Del Potro scenderà sul centrale di Flushing Meadows per giocarsi la seconda finale slam della carriera, facendo ciò che ama fare, sebbene il destino abbia più volte provato a negargli tale gioia. Ocera invece probabilmente si recherà in studio, lavorerà ai pezzi del suo nuovo album, e la sera si recherà al suo bar, ad intrattenere i clienti con la sua musica e le sue poesie, facendo anch’egli ciò che ama fare, fuori da quel rettangolo con le righe bianche dove nel 2005 batteva 6-0 6-1 il semifinalista degli US Open 2016. La vita è strana, ma dannatamente bella, e vissero tutti felici e contenti.