“What the hell am i doing here. I don’t belong here“, cantano i Radiohead in Creep, canzone usata per il bellissimo video mostrato sul Campo Centrale di Wimbledon per salutare Andy Murray. Ed è un po’ ironico, perché tra le immagini della carriera del tre volte campione Slam scorrono anche le parole di Novak Djokovic, Rafael Nadal e Roger Federer. C’è chi li ha chiamati Fab 4, inserendo anche Murray, e chi invece ci tiene a distaccarlo (come mostrano i numeri) dai Fab 3. Sono proprio loro tre però che sembrano voler chiudere la questione, dicendo ad Andy, fra le righe: “Siediti a tavola con noi”. Perché, è vero, guardando ad esempio ai titoli Slam, forse Murray in mezzo a quei nomi non ci dovrebbe stare. Però, fatto sta, che per anni lì in mezzo c’è stato. Partendo da molto più lontano, e senza il “diritto” di starci. Infatti ha perso la salute, e forse ha compromesso il fisico per il resto della sua vita, per starci, per arrivare anche in cima, fino alla prima posizione della classifica mondiale. Quindi, questa volta parafrasandoli i Radiohead, Murray ha tutto il diritto di dire “I belong here“.
Una passione, quella di Murray verso il tennis, che non ha limiti, e che ha pochi eguali. Era l’11 Gennaio 2019, e a Melbourne lo scozzese, in lacrime in conferenza stampa, annunciava il ritiro e l’imminente operazione all’anca, anche per permettersi di vivere una vita normale, senza dolore. Ormai faceva fatica anche a camminare e ad allacciarsi le scarpe. Già allora, Murray aveva tutte le giustificazioni per dire basta, per smettere di macinare chilometri e di dannarsi dietro a una pallina. Ma non aveva la minima intenzione di farlo. Più di 5 anni dopo, Andy è per l’ultima volta in campo ai Championships, in doppio (sconfitto insieme al fratello Jaime) e in doppio misto (che giocherà con Emma Raducanu). Lui che nella vita ha superato momenti ben peggiori di una rimonta da portare a termine in un campo da tennis (sopravvissuto, insieme al fratello, ad una sparatoria nella sua scuola di Dunblane il 13 marzo 1996, barricandosi nell’ufficio del preside). Ora Sir Andy Murray si può riposare, e mai riposo fu più meritato.