La storia del tennis è da sempre costellata da meteore che, dopo essersi spinte ben oltre i propri limiti, sono scomparse con la stessa rapidità con cui avevano fatto il loro ingresso in scena. Molto spesso il passaggio nelle zone nobili della classifica può rappresentare un’effimera parentesi di gloria in una carriera ordinaria. La maturità di un giocatore, quindi, non è misurata dalla capacità di raggiungere l’Olimpo del tennis, ma dall’abilità nel restarci stabilmente il più a lungo possibile.
È proprio questo l’obiettivo che cercherà di raggiungere Pablo Carreno in questo finale di stagione; il tennista spagnolo si prepara a legittimare nella tournée asiatica i fantastici risultati ottenuti all’Open degli Stati Uniti, per continuare a crescere e per ottenere un insperato pass per il Master di fine anno.
Con grande determinazione e sicurezza nei propri mezzi, Carreno, nella conferenza stampa pre ATP 500 di Pechino, ha dichiarato di trovarsi nella capitale cinese per vincere il torneo, a dimostrazione della grande consapevolezza e fiducia acquisita dallo spagnolo in questa stagione. Ma non sono solamente queste dichiarazioni ottimistiche a legittimare i sogni di gloria dell’asturiano, Carreno, infatti, in carriera ha sempre dato il meglio di sé sulle superfici dure, come il cemento di Pechino, ottenendo anche risultati di tutto rispetto.
Basti pensare che i primi due titoli della sua carriera sono arrivati a Winston-Salem e nei campi indoor di Mosca, due tornei che si sposano perfettamente con il gioco piatto e l’invidiabile mobilità dello spagnolo.
Già nel 2014 Carreno era riuscito a farsi notare nel torneo di casa di Valencia, dove aveva sconfitto, tra gli altri, il connazionale Feliciano Lopez.
Nel 2016 ha ottenuto altre vittorie molto convincenti, come quelle su giocatori del calibro di Gasquet, Tomic e Raonic a Pechino o Fernando Verdasco a Basilea, fino all’exploit del 2017, impreziosito dalla semifinale agli Us Open.
“La mia motivazione è quella di essere il migliore e so che devo lavorare duro per riuscirci, ma sono pronto a sacrificarmi perché il tennis è la mia più grande passione”, ha dichiarato in un video dell’ATP, dove ha affermato che “la cosa più dura della vita del tennista è il dover essere costantemente in viaggio e il non poter passare molto tempo con la famiglia”.
Parole di grande maturità, che dimostrano come lo spagnolo sia pronto e preparato per gestire la pressione che l’ingresso nella top 10 gli ha, inevitabilmente, messo sulle spalle.
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Non so quanto resiste nei top ten, a New York picco massimo di forma