Semplicemente un anno da incorniciare. Per Paolino Lorenzi da Siena il 2016 è stato l’anno della consacrazione, dell’arrivo ai livelli a lungo, troppo a lungo, sognati ed inseguiti con passione e tenacia. Passione e tenacia da additare come esempio per i tanti giovani che si cimentano non solo nel tennis, ma nello sport in generale. A 34 anni, il ragazzo da tanti sottovalutato e da qualche vecchia gloria persino sbeffeggiato, ha risposto così come si deve, ovvero in campo. In crescita sin dall’inizio della stagione, Paolino ha collezionato due successi nel difficilissimo circuito Challenger; le vittorie di Canberra e Caltanissetta portano il suo palmares a 18 successi in carriera. Ma è soprattutto nel circuito maggiore che l’azzurro ha saputo farsi valere.
GLI ACUTI NEL CIRCUITO E IL PRIMATO IN ITALIA – La semifinale del torneo di Quito, i quarti raggiunti a Buenos Aires, Bucarest e San Pietroburgo sono stati il preludio al meritatissimo trionfo sulla terra di Kitzbuhel. Battuto in finale Balilashvili, nello scorso mese di luglio Paolo corona il suo sogno e conquista il primo titolo Atp. Un treno in corsa, Lorenzi, che suggella il suo “annus mirabilis” con un ottimo terzo turno nell’ultimo Slam stagionale. Paolino spaventa persino il neo-numero 1 del mondo Andy Murray offrendo una prestazione superlativa sul cemento dell’Arthur Ashe. Best-ranking toccato, dunque, al numero 39 e saldo primato tra gli azzurri. Lavoro, lavoro ed ancora tanto lavoro dietro il successo di questo straordinario professionista. Una condizione atletica invidiabile, la capacità di essere sempre pro(positivo) in campo e fuori, la serenità e l’umiltà di chi sa usare con estrema intelligenza i mezzi che Madre Natura ha donato. È bene dirlo, sarà difficile ripetersi il prossimo anno ma, in fondo, ciò che resta e che nulla potrà cancellare è l’entusiasmo che Paolo ha saputo trasmettere a chi lo ha seguito; entusiasmo che, alla fine, si è rivelata la sua vera, grande arma in più. A dispetto di tutto e tutti!