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Pouille sulla residenza a Dubai: «merito di Federer»

Quando Lucas Pouille ha perso in due set da Roberto Bautista Agut, lo scorso weekend, la finale di Dubai, pochi sapevano che il francese stava giocando poco lontano da casa sua. Il numero 12 al mondo ha, infatti, spostato la sua residenza negli Emirati Arabi diversi anni fa. Eppure, nonostante la sconfitta, era contento della settimana appena passata che gli ha fruttato il suo nuovo best ranking di numero 12 ATP.

A DUBAI CON ROGER – «Roberto ha giocato molto bene. Ho avuto anche diverse opportunità, specialmente nel secondo set, dove avevo preso un break andando 3-1, ma non sono riuscito a tenerlo» ha rivelato a Tennis World U.S.A. «Penso sia stato un match molto duro e non ho servito molto bene, la percentuale di prime era molto bassa. Questo mi ha dato un forte svantaggio, perché qualche punto facile con l’aiuto del servizio mi avrebbe fatto spendere meno». Ma come è maturata la scelta di Lucas Pouille di spostarsi a Dubai? «La prima volta venni con Roger (Federer), mi ha invitato nel 2014 o nel 2015, ora neanche mi ricordo bene, poco prima del torneo. Ci siamo allenati assieme per una settimana. Poi, un mattino, stavo camminando col mio allenatore e dissi “mi trovo bene qui, mi piace l’ambiente e allenarmi qui fa bene”. Il clima è ottimo se confrontato con Parigi, e stavo proprio cercando un posto dove allenarmi inverno. E così ho deciso che fosse la mia base, in particolare a novembre e dicembre». Unico motivo? «Chiaramente anche l’aspetto della tassazione è importante, non voglio fare finta di niente, ma è venuto dopo, la prima ragione è perché mi piace stare qui». E ora la trasferta sul cemento americano, meglio Indian Wells o Miami? «Bella domanda. Direi Indian Wells perché mi piace il posto, lo trovo veramente gradevole, come pochi al mondo». Obiettivo? “La top ten, e ora ci sono anche vicino, e magari riuscire ad essere alle Finals di Londra a fine stagione. E poi, ovviamente, andare più in fondo possibile negli Slam».

Giovanni Romano

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