Dominic Thiem, che ho sempre scherzosamente chiamato Mimmo, mi è sempre stato simpatico. D’oggi in poi inizierà a starmi molto, molto più simpatico di prima. Come è ben noto anche a chi di tennis s’interessa un giorno al mese, nelle ultime settimane ha tenuto banco l’idea (che ormai è ben concreta) di limare quanto più possibile le disparità di premi tra i migliori cento e gli altri giocatori del circuito. Si stanno trovando degli accordi tra giocatori e tornei che porteranno una suddivisione più equa dei montepremi, oltre che alla costituzione di un fondo per aiutare proprio i tennisti peggio classificati.
Com’è ovvio che accada in una situazione tanto delicata, ci sono stati pareri favorevoli (molti) e pareri contrari (pochi). Tra questi ultimi ad aver fatto più rumore è stato quello di Dominic Thiem, numero tre del ranking. “Conosco il circuito Futures, ci ho giocato per due anni – ha spiegato Mimmo – e lì ci sono giocatori che non si dedicano interamente allo sport. Non vedo perchè dovrei dare i miei soldi a queste persone. Preferisco donare a istituzioni o persone che ne hanno veramente bisogno”. Queste parole, è evidente, sarebbero pesanti dette da chiunque. Sono diventate un vero e proprio macigno dal momento che sono uscite dalla bocca di uno destinato ad essere tra i più influenti dei prossimi anni, vista la sua giovanissima età. Dominic un paio di giorni dopo ha rilasciato un’altra intervista cercando di sminuire quanto detto: “in realtà sono d’accordo nell’aiutare chi sta peggio di noi, ma non in maniera indiscriminata”, e aggiungendo che le frasi che avevano fatto tanto scalpore erano state interpretate in maniera troppo violenta.
Troppo tardi. Nel periodo storico attuale, in cui tutto viene fagocitato con ferocia dalla macchina dei social, le sue parole hanno fatto il giro del mondo e sono arrivate fino in Algeria. Lì abita, tra gli altri, anche la signorina Ines Ibbou, giocatrice di tennis classe ’99 e numero 620 della classifica Wta. Ovviamente, non si tratta di un nome a caso: la Ibbou ha registrato un video professionale in cui si scaglia abbastanza fortemente proprio contro Thiem. Prima di farlo, però, ci ha tenuto a raccontare la sua storia e quanto abbia dovuto faticare per raggiungere i livelli a cui è ora. In Algeria infatti non è facile intraprendere la carriera di tennista professionista per mancanza di strutture, materiali e soprattutto budget.
Proprio sul punto economico l’algerina, guarda caso, ha focalizzato molto la sua attenzione: “Sono una donna sola che gira il mondo, con viaggi spezzati in tre parti nel tentativo di trovare i biglietti più economici. Faccio molti sacrifici anche solo per ottenere un visto, non beneficio del trattato di Shenghen. Significa che mi serve un visto per quasi tutti i paesi. Caro Dominic – continua la Ibbu – ti capita mai di finire un torneo con le scarpe bucate?”
Dopo un’altra serie di frecciate verso Thiem, la Ibbu ha poi detto che dovrebbe essere il campo a decidere del suo destino, e non i suoi soldi. Quello che forse la tennista ha dimenticato è che non è The Dominator ad aver imposto queste regole, ma è l’ITF. L’austriaco si è limitato ad esprimere un suo pensiero, aggiungendo (come è nella realtà dei fatti) che nel circuito ITF molti non si impegnano come dovrebbero. E quindi perchè i soldi che potrebbero stare nelle casse di Mimmo dovrebbero finire in quelle di qualcuno che gioca a tennis nel dopolavoro?
Assoluto rispetto da parte mia per Ines Ibbu, perchè tutto ciò che ha detto è estremamente vero. Tuttavia, sembra quasi che le abbiano imposto di diventare una professionista, che non abbia avuto altra scelta e che quello che fa lo faccia perchè è costretta. A questo proposito mi viene in mente una frase che un cantante italiano fece diventare il suo slogan: cara Ines, sappi che giocare a tennis non è obbligatorio.