Al principio, in questa era del tennis maschile, c’era Roger Federer, che ha dominato il circuito e la sua grazia, incantando tutti gli appassionati. Poi venne Rafael Nadal, un lottatore incredibile, che azzannava le prede e surclassava gli avversari con il suo incredibile fisico.
Questi due si davano battaglia, e si alternavano sul trono del tennis, almeno fino all’arrivo di Novak Djokovic, che ha intrapreso un percorso differente rispetto ai due rivali, emergendo grazie ad una tenacia e una persistenza davvero impressionanti. Djokovic è la versione tennistica di Varys, da Game oh Thrones: in un mondo nato dalla brutalità e la magia, lui è “il ragno”, quello che sembra sempre sapere tutto. Ora è il serbo a regnare sovrano, e i due avversari non sembrano più in grado, uno per l’età e l’altro per l’ credibile dispendio di energie durante la sua carriera, di scalare questa montagna insormontabile.
Nel tennis, i giocatori che da giovani dimostrano potenzialità vengono spesso additati come “il nuovo che avanza”. In altri cadi, come per esempio Nick Kyrgios, la formula comune è “potrebbe farcela, ma non ha la testa”.
Novak Djokovic, invece, fin dall’inizio sembrava in grado di issarsi fino alla vetta, e di ingaggiare grandi battaglie con lo svizzero e lo spagnolo. Dopo un periodo molto complicato, Nole si è convinto di poter emergere, e a differenza dei tennisti che restano sempre sullo stesso livello, si è migliorato, spezzando il vecchio duopolio e diventando il numero 1 al mondo.
Tutti davano per scontato che qualcuno sarebbe arrivato, avrebbe interrotto il dominio dell’iberico e dell svizzero e sarebbe diventato un nuovo Federer o un nuovo Nadal, senza nessuna “zona grigia” o un periodo privo di campioni. Ma, mentre molti della sua generazione hanno fallito, Djokovic non si è dato per vinto. È diventato un giocatore non solo in grado di qualche exploit, ma di giocare al meglio durante tutto l’anno, forgiando un gioco consistente e esplosivo allo stesso tempo.
Consideriamo questo: solo la metà dei top 10, attualmente, hanno meno di 30 anni. Oltre a Djokovic, ci sono Andy Murray, Kei Nishikori, Rafael Nadal e Milos Raonic. A 28 anni, Djokovic può vantare un head to head positivo con tutti questi giocatori, eccezioni fatta per lo spagnolo, con cui si trova sotto per 23 a 21. Se prendiamo gli scontri diretti degli ultimi anni, però, Djokovic è in vantaggio, e, poiché il fisico continua a tradire Nadal, è ovvio che il suo vantaggio sul serbo sarà presto un ricordo.
Tra i primi 10 sotto i 30 anni, quello più interessante potrebbe essere Nishikroi, che di fatto è l’ultimo tra questi ad aver battuto Djokovic in uno Slam. Ma, anche per il giapponese, il fisico non è certo un punto di forza, e i continui infortuni sembrano minare le certezze del giapponese.
Insomma, risulta davvero arduo non dare a Nole grandi opportunità per dominare anche le prossime stagioni. Sopratutto se osserviamo la situazione dei suoi principali avversari: nonostante l’immensa classe, ogni giorno che passa allontana Federer dalla reattività dei tempi migliori, mentre Nadal, appunto, non sembra in grado di uscire da questa crisi. Dopo aver giocato tutte le finali dei major quest’anno, fallendo solo la conquista dell’agognato Roland Garros, Djokovic ha raggiunto la doppia cifra in quanto a numero di Slam. Un altro titolo gli permetterebbe di raggiungere Rod Laver e Bjorn Borg, mentre altri tre lo farebbero entrare di diritto nella top 5 di tutti i tempi.
Djokovic ha il footwork, la velocità e la forza per resistere al miglior Nadal, e il talento e il gioco brillante per fronteggiare Roger Federer. Indipendentemente dai frequenti tentativi di sminuirlo, verrà ricordato negli annali del tennis, e forse, tra un po’ di anni, anche con un grande supporto da parte dei tifosi. Salvo disastri, Djokovic è lanciato verso un finale di carriera trionfale, e, perché no, verso i 17 Slam dello svizzero.
Fonte: si.com