Laver, Emerson, McEnroe, Connors, Becker, Lendl, Edberg, Sampras, Hewitt, Roddick, Nadal, Murray, sono solo alcuni dei giocatori che hanno vinto il torneo del Queens. A queste leggende del tennis si è aggiunto Matteo Berrettini, il primo italiano a riuscire in questa impresa, che conquista così il suo quinto titolo in carriera, il secondo su questa superficie dopo Stoccarda 2019.
Questo è per lui il secondo trofeo della stagione e grazie allo storico successo sale al quarto posto nella classifica all-time degli italiani più vincenti, al pari di Barazzutti. Si tratta anche della sua prima affermazione in un ATP 500, dopo quattro di livello 250. Berrettini quest’anno si è presentato a Londra come numero 9 del mondo e testa di serie numero 1 del torneo e non ha deluso le attese sin dal derby con Travaglia, a cui non ha lasciato nemmeno un set, così come ha fatto poi con Murray, Evans e De Minaur.
È quindi arrivato in finale con un ruolino di marcia perfetto ed è riuscito subito a mettere sulla buona strada il match contro Norrie mettendo a segno il break nel quinto gioco e conservandolo fino alla fine, grazie al 74% di prime in campo e il 90 % di punti vinti con la prima di servizio. Nel secondo set si è proseguito in relativa tranquillità per i primi 8 game, in cui entrambi i giocatori hanno tenuto il servizio senza dover ricorrere ai vantaggi, ma nel nono game l’italiano ha avuto due possibilità per andare a servire per il secondo set, entrambe annullate dal britannico.
Si è arrivati così fino al tie-break, giusta conclusione per l’equilibrio visto nel parziale, dove Norrie riesce a prendersi subito un mini-break di vantaggio che si dimostrerà decisivo. Matteo è rimasto lucido ed è stato in grado di saper ricominciare a martellare senza rammaricarsi per aver perso un set in cui era migliorato sia come prime in campo (86%) che come punti vinti sulla seconda (40%) e riesce a conquistare il break decisivo nell’ottavo game del terzo parziale, dal 40-0 per il britannico.
Con questo successo Matteo Berrettini diventa il secondo giocatore a trionfare sui prati del Queens al debutto in questo torneo dopo Boris Becker, che nel 1985 vinceva inaspettatamente a 17 anni. Il tennista romano ha confermato la sua attitudine per l’erba, come già mostrato nel 2019 quando vinse Stoccarda, fece semifinale ad Halle e raggiunse gli ottavi a Wimbledon perdendo solo contro Roger Federer.
Su questa superficie riesce ad esprimere un livello altissimo anche grazie al rovescio, colpo generalmente più debole di Matteo, che con la variazione in back diventa un’arma micidiale sui prati, insieme al servizio e al diritto che sono da sempre i suoi punti di forza. Con questo risultato l’italiano consolida la nona posizione nel ranking e si avvicina all’ottava, occupata dal venti volte campione Slam Roger Federer, mentre nella race è al settimo posto a poco più di 700 punti dalla terza posizione del russo Rublev.
A Wimbledon grazie al forfait di Nadal sarà testa di serie numero 8 invece che 9, differenza non da poco visto che gli permetterà di evitare incroci con le prime teste di serie negli ottavi. Probabilmente anche loro tireranno un sospiro di sollievo vista la forma di Berrettini, che a questo punto può essere considerato tra i favoriti dopo Djokovic e Federer.
Luciano de Gregorio