Con la nuova stagione, da zero ripartono anche le due Race. Per il quarto anno, infatti, al classico ranking dell’anno solare per la qualificazione alle Atp Finals, i giovani combatteranno per un posto nella versione NextGen della rassegna. Come dal 2017, sarà ancora Milano ad ospitare gli astri nascenti del mondo del tennis, dal 10 al 14 novembre. Sette i posti in palio con la speciale classifica, più una wild card che la Fit si riserva di assegnare ad un italiano. Le cose potrebbero però cambiare con un’eventuale qualificazione soprattutto di Jannik Sinner tramite i primi sette posti. Stefanos Tsitsipas, qualificatosi anche per Londra, lo scorso anno rinunciò alla partecipazione pur avendo fatto il vuoto nella Race to Milan. Essendo nato nel 1998, lui, insieme a Frances Tiafoe, Casper Ruud, Ugo Humbert e Mikael Ymer (quest’ultimi protagonisti in Italia nel 2019) non potrà più essere preso in considerazione. I partecipanti dovranno essere tutti nati non più tardi dal 1 gennaio 1999. Notizia positiva quindi per i fan del finalista uscente, Alex De Minaur, e del duo canadese che diede forfait, Denis Shapovalov e Felix Auger-Aliassime.
Difficile pensare ad una non qualificazione dei suddetti tre. Dati i precedenti, tuttavia, per capire se li vedremo per davvero in azione bisognerà aspettare comunque il mese di novembre. Se uno di questi dovesse riuscire a qualificarsi anche per le Finals classiche, come accaduto a Tsitsipas e Alexander Zverev negli anni precedenti, rimane molto probabile un forfait. Non assegnando punti Atp, potrebbe anche ripetersi quanto successo con Shapovalov tre mesi fa. Il canadese, finalista tre giorni prima di Milano al Masters 1000 di Parigi Bercy, optò per un po’ di riposo. Non solo per il protrarsi inaspettato dell’avventura in Francia ma soprattutto in vista delle finali di Coppa Davis a Madrid.
Al di là della partecipazione o meno, il favorito per la Race to Milan sembra però essere Alex De Minaur. Dopo i tanti problemi fisici all’inizio del 2019, la sua ascesa sembra ora inarrestabile. Da luglio ha vinto due tornei, Atlanta e Zhuhai, oltre a fermarsi in finale davanti a Roger Federer a Basilea. Ma a Bercy ha battuto anche Roberto Bautista Agut, mentre in Davis si è arreso a lui anche lo stesso Shapovalov. Ad inizio 2020, il fattore casalingo alla Atp Cup potrebbe essere stato sicuramente una spinta aggiuntiva, ma tra i giovani papabili alle NextGen Atp Finals è quello che ha mostrato i picchi più alti. Ha vinto due battaglie al terzo, una ancora col canadese e l’altra con Zverev. In semifinale invece ha sbalordito il mondo contro Rafael Nadal, giocando con un’intensità da Top-10 affermato per due set interi. È il numero 24 del mondo, degli eleggibili dietro solo alla coppia canadese appunto, con Shapovalov numero 16 e Auger-Aliassime numero 21. Rispetto agli altri due però la strada intrapresa sembra quella più chiara, oltre che giusta. Il servizio è migliorato, dal punto di vista atletico è uno dei migliori del mondo, così come è e resterà sempre uno dei migliori (insieme a Tsitsipas) della prossima generazione nel gioco a rete. La tanto agognata pesantezza di palla, poi, non sembra essere più un problema limitante di fronte ai migliori del mondo, anche se dovrà continuare a lavorare. Peccato, sicuramente, per l’assenza all’Australian Open, a cui ha dovuto rinunciare proprio per prendersi cura del proprio corpo. Il coetaneo Shapovalov, come lui ha chiuso la stagione in maniera strepitosa, trascinando il Canada in finale di Davis e perdendo in finale a Bercy da Novak Djokovic. Lo stesso avversario che è arrivato vicino a battere a Sydney, nel quarto di finale della Atp Cup, col match perso solo al tie-break decisivo. Se le prospettive di De Minaur sembrano ad oggi più rosee è proprio perché il tennis del canadese è ancora disordinato ed estremamente rischioso. Per portarlo avanti, lavorandoci (benissimo) come sta facendo con lui il coach Mikhail Youzhny, servono da parte sua, costantemente, calma e fiducia. Appena queste vengono a mancare anche solo per un tratto più prolungato del match, ecco che, come poi è accaduto, possono arrivare bruttissime sconfitte al primo turno. Così agli ultimi Australian Open contro Marton Fucsovics e la settimana scorsa a Montpellier, nel derby contro Vasek Pospisil. Molta meno pressione addosso ha invece il suo connazionale Auger-Aliassime, nato l’8 agosto del 2000. E se si pensa che con maggiori, forse solo per ora, lacune rispetto agli altri due, è già stato ad un passo dai primi 10 del mondo, il perché questo ragazzo meriti di essere aspettato è presto detto. Poi, il leggero passo indietro dal punto di vista tecnico nella seconda metà della scorsa annata è dipeso sicuramente molto da questioni mentali e fisiche. Dopo l’Open del Canada ha cominciato la lotta con un dolore alla caviglia. Ostacolo scomodo, che gli ha impedito con molta probabilità di lavorare al meglio nella off season. Ad Adelaide, dopo due primi turni abbordabili, la durissima semifinale persa contro Andrey Rublev ha forse anche lasciato delle scorie per il primo Slam della stagione. All’esordio l’ha sorpreso il redivivo Ernests Gulbis. Come Shapovalov ha perso piuttosto male a Montpellier. Insieme all’amico è atteso alla prima importante verifica a marzo: entrambi al Masters 1000 di Miami difenderanno la semifinale, che in caso di non conferma potrebbe portare proprio De Minaur a scavalcarli nel ranking.
Alla sesta settimana della stagione, è naturale che risulti molto poco affidabile guardare già la Race. Ed è per questo che i tennisti menzionati sopra rimangono i tre favoriti a combattersi la vetta. Non è affatto casuale però il nome che mette attualmente dietro Shapovalov, Aliassime e De Minaur nell’ordine. Si tratta del transalpino che raccoglierà l’eredità dell’era quantitativamente più produttiva della Francia, Corentin Moutet. Potrebbe essere lui il prossimo giovane a fare l’ingresso nell’élite del tennis. L’anno scorso, a parte il grandioso terzo turno al Roland Garros, ha basato la programmazione principalmente sui Challenger, vincendo a Lione e perdendo la finale a Samarcanda. Il cambio di marcia sembra arrivato proprio in questo 2020. Da qualificato ha espresso un tennis straordinario nella prima settimana dell’anno a Doha, rimontando nientemeno che Stanislas Wawrinka prima di arrendersi in finale a Rublev. E nonostante l’eliminazione all’esordio dell’Australian Open per mano di Marin Cilic, ulteriori dimostrazioni di solidità sono arrivate a Cordoba. In Argentina, prima di cedere allo slovacco Andrej Martin, ha eliminato anche uno dei tennisti più costanti tra quelli di seconda fascia, Guido Pella. Dopo la semifinale raggiunta a Milano nel 2019, la seconda qualificazione consecutiva non dovrebbe essere in dubbio neanche per Miomir Kecmanovic. Il classe 1999 serbo non è sorretto, e potrebbe non esserlo mai, da un gioco incredibilmente vario è completo. Il tempo sulla palla e la copertura del campo lo rendono però uno dei giovani più forti negli scambi da fondo.
In semifinale, pochi mesi fa, è stato battuto da quello che invece tra i giovani ha raggiunto in quella settimana le vette più surreali in quanto ad intensità e precisione da fondo, tanto da surclassare anche un giocatore oggi molto più forte come De Minaur. Ovviamente parliamo dell’italianissimo Jannik Sinner a cui si sarebbe potuto dedicare il primo paragrafo della nostra disamina. Perché di tutti i favoriti è il più giovane essendo nato nel 2001, ma soprattutto perché campione in carica alle NextGen Atp Finals. È quello con cui bisogna avere più pazienza. Ma è inutile nascondersi: per quanto mostrato, è anche quello che incuriosisce di più tutto il mondo del tennis. Di conseguenza, bisogna avere la forza di comprendere il suo difficile inizio di 2020, che sarà la prima annata completa nel circuito maggiore, nell’anno in cui ne compirà 19, ad agosto. Quanto di straordinario fatto vedere lo scorso anno, da febbraio in poi, metteva già da sé in preventivo, forse, una fase negativa come quella che sta attraversando in questo periodo. Per mesi, da fondo campo, sembrava poter scardinare chiunque, sia di dritto che di rovescio. E specialmente su quest’ultimo colpo, con i piedi piantati per terra, appariva inscalfibile. Non si vedeva da moltissimo uno che a questa età riuscisse a non perdere mai campo su un colpo, e a ribaltare il punto tenendo la palla sempre profonda. E tutto il mondo era impreparato a Sinner, fuori dai primi 500 al mondo dodici mesi fa. Sono mancate un po’ di energie all’altoatesino, nelle prime uscite. Forse sta pagando ora dazio per la preparazione, che indubbiamente deve essere stata durissima per poter progredire ulteriormente. Così in parte si spiegano le quattro sconfitte al fronte di una sola vittoria. Quello che davvero sorprendere non è certo lo storico, ma il fatto che tre delle quattro partite perse presentino un risultato piuttosto a senso unico, con Sinner in alcuni momenti della partita si è quasi spento fino a perdere la bussola.
Il primo a sconfiggerlo in questo 2020, nel Challenger di Canberra spostato poi a Bendigo, è stato uno di quelli che potrebbe essere tra i protagonisti di Milano quest’anno. Sotto a Sinner, i canadesi, De Minaur e Moutet la sfida alla qualificazione sembra apertissima. A dominare Sinner è stato il finlandese Emil Ruusuvuori. Iniziato il 2019 da numero 402 del mondo, il talento allenato da Federico Ricci ha vinto subito l’Itf 15k di Oslo e il 25k di Sunderland. Poi impatto è stato da sogno nei Challenger. Tra giugno e agosto sono arrivati i successi a Fergana e a Maiorca, intervallati dalla finale persa ad Augusta, in Germania. Anche l’autunno è stato però costellato di successi. Un ulteriore step è arrivato in autunno, con la vittoria più importante in carriera. In Coppa Davis ha lasciato le briciole infatti a Dominic Thiem, prima di prendersi i tornei di Glasgow ed Helsinki. A Bendigo poi, nel primo torneo del 2020, un’altra finale, per quello che probabilmente è il giocatore più continuo nel mondo Challenger.
Dando per scontato, a malincuore, qualche forfait, a lottare insieme al 20enne numero 102 del mondo per gli ultimi posti dovrebbero esserci l’australiano Alexei Popyrin (n°101 Atp) e il già presente a Milano nel 2019 Alejandro Davidovich-Fokina (n°89 Atp). Più indietro rispetto a lui i connazionali Nikola Kuhn, martoriato dagli infortuni, e l’incredibile classe 2003 Carlos Alcaraz Garfia. Insieme a loro, da tenere d’occhio anche Rudolf Moelleker, Jurij Rodionov e Thiago Seyboth Wild. Attenzione però anche ai francesi Hugo Gaston e Harold Mayot, campione juniores agli ultimi Australian Open. Per l’Italia, la grande speranza è invece, ovviamente, Lorenzo Musetti. Per lui e tutti quelli ancora lontani dalla Top-100, però, sarà importante anche il percorso da scegliere, di cui le NextGen Atp Finals possono essere una prima coronazione.