Rafael Nadal ha saltato già tre tornei sulla terra battuta, essendosi ritirato dai Master 1000 di Montecarlo e di Madrid, oltre che all’ATP 500 di Barcellona. Nonostante il suo gioco dispendioso e l’inevitabile avanzare dell’età, il maiorchino era sempre riuscito ad arrivare allo Slam parigino con un buon numero di partite – e di vittorie – sulla terra rossa. Soltanto nel 2020 arrivò con un singolo torneo di preparazione alle spalle – che non gli impedì la vittoria del suo tredicesimo Slam in terra francese -, eccezionalmente giocato d’autunno.
La sua ultima ancora di salvezza, per mettere benzina nelle gambe, rimane il Master 1000 di Roma, o nel caso i tornei minori di Ginevra o Lione. L’ultima partita dell’iberico risale al 18 gennaio, persa contro McDonald durante gli ultimi Australian Open, e c’è chi sospetta che quel giorno potrebbe aver messo, inconsapevolmente, tristemente fine alla sua gloriosa carriera.
L’infortunio dello psoas, senza entrare in tecnicismi medici che non ci competono un muscolo lombare, a detta degli esperti richiede molto tempo per guarire del tutto, e probabilmente ha influito anche un errore di valutazione del team di Nadal. Infatti Rafa aveva ripreso a fine Febbraio ad allenarsi – su terra battuta -, e ciò potrebbe aver bloccato, se non peggiorato del tutto, la guarigione dell’infortunio.
La terra battuta infatti, essendo una superficie in cui si scivola molto, sollecita lo psoas più che altrove. Il maiorchino, nel video pubblicato sui social in cui giustifica la sua assenza da Madrid ha parlato di un cambio di terapia. Questo fa pensare che, con il pochissimo tempo a disposizione, stiano facendo “all in” sulla possibilità di giocare lo Slam dove ha trionfato 14 volte.
Tra l’altro nel video lo spagnolo non ha dato il consueto appuntamento per l’anno seguente, facendo intendere che la sua fine sportiva è più vicina che mai. Qualora Nadal non riuscisse a tornare competitivo, rimane l’ipotesi di un suo ultimo match al Court Philippe Chatrier, per ricevere la “passerella” dai tifosi che negli anni lo hanno tanto amato.
Si potrebbe supporre anche la mancata partecipazione di Nadal quest’anno, per dare l’addio l’anno prossimo, nel campo che sarà sede sia del classico Slam, che del torneo olimpico. A questo punto gli interrogativi però potrebbe essere diversi: ha senso sforzare il fisico già logorato per un altro anno, per disputare uno Slam in cui non è chiaro se possa essere competitivo? Ha senso giocare per un altro anno che probabilmente gli regalerebbe molte più delusioni che gioie?
In molti si domandano se non fosse stato preferibile per il maiorchino lasciare da vincitore, dopo il nettissimo 6-3 6-3 6-0 inflitto alla comparsa Ruud in finale. Con il senno di poi sembra abbastanza facile dire di si, ma non va dimenticato che all’epoca dei fatti il suo bilancio stagionale era di 30 vittorie su 33 giocate, con 2 slam vinti e la possibilità di completare il Calendar Grand Slam, obiettivo mai raggiunto da nessuno a livello Atp oltra a Rod Laver.
Del momento no che sta attraversando Nadal c’è un dato che spaventa particolarmente: qualora non rientrasse neanche a Parigi, infatti, perderebbe 2270 dei 2715 punti Atp, il che lo farebbe precipitare intorno alla posizione 130 della classifica mondiale, in cui si trovano tennisti che giocano i Challenger e le qualificazioni Slam. Sia chiaro, Nadal tra wild card e ranking protetto non avrebbe nessun problema a giocare tutti i tornei maggiori, ma farebbe una certa impressione e lo porterebbe sicuramente a meditare sul suo ritiro.
Alberto Insardà