La sfida di ieri tra Rafael Nadal e Nick Kyrgios negli ottavi di finale dell’Atp 500 di Acapulco può essere senz’altro considerata la più emozionante dei primi due mesi di stagione tennistica. Emozioni non soltanto derivate dal verdetto contro pronostico, con la vittoria dell’australiano per 3-6 7-6(2) 7-6(6) dopo 3 ore e 5 minuti di partita, ma soprattutto per il modo in cui il 23enne di Canberra vi è giunto. Perché nonostante quest’ultimo non sia nuovo a prestazioni esaltanti contro i big del tennis mondiale, considerato il momento piuttosto nero che attraversa la sua vita da professionista, e il primo set vinto in maniera piuttosto agevole dal numero 2 del mondo, uno score del genere era difficilissimo da pensare: che Rafa Nadal abbia perso la partita subendo una rimonta, dopo il vantaggio di un set, con nove palle break e tre match point non sfruttati nei due set successivi, e con una sola palla break concessa, peraltro annullata, infatti, probabilmente è successo anche meno volte di quanti siano gli anni di Kyrgios, 23 appunto, che in una carriera di 14 anni e più di mille partite giocate sono un numero incredibile. E’ proprio per questo motivo che, grazie anche alle follie tennistiche di Kyrgios, il match merita un’analisi molto attenta: ma pur tenendo conto dei meriti del classe 1995, il cui torneo non è ancora finito e non si può ancora giudicare definitivamente, ci focalizzeremo maggiormente sulla sconfitta di Nadal, di come questa sia arrivata a sorpresa e delle occasioni sciaguratamente buttate via, ma anche di tutte quelle cose positive che l’esito finale ha giustamente, almeno per oggi, lasciato da parte.
I MOMENTI CLOU – Dopo i 35 minuti del primo parziale, in cui Nadal è stato in costante controllo degli scambi da dietro, ha gestito alla grande i propri turni di battuta e ha saputo aspettare e sfruttare gli errori di un Kyrgios in sofferenza anche fisica, obiettivamente, la contesa sembrava indirizzata definitivamente verso lo spagnolo, a cui mancava solo il colpo del KO per sancire la conclusione. Ma quel colpo alla fine, non è mai arrivato, e anzi, nel corso delle 2 ore e mezza successive, il 17 volte campione Major ha contribuito a risvegliare il proprio avversario e, piano piano, a sancirne la propria, di fine. Dalla metà del secondo parziale, Kyrgios ha infatti preso a tirare e correre con più convinzione e per forza di cose, anche contro un difensore come Nadal, i punti hanno preso ad arrivare con più facilità: quei minuti hanno coinciso anche con il frangente di più alto livello tecnico visto ieri ad Acapulco, quando Kyrgios è riuscito a portare la sfida anche sul binario della spettacolarità, dovendo fare a sua volta i conti con un Nadal sempre presente sul campo, un Nadal che soprattutto col diritto ha trovato tanti punti, cercando di rispondere a tono al proprio avversario, scoraggiandolo e rimandandolo in quella sorta di “letargo” del primo parziale. Ma se Nadal in verità dal campo non è mai uscito, col senno di poi, seduti davanti alla tastiera quasi un giorno dopo, si può certamente dire che l’inizio della sua fine è cominciato proprio in quel momento, nel momento in cui la partita andava progressivamente trasformandosi in un romanzo, con quella forte componente emozionale su cui gli uomini scrivono libri ed elaborano teorie da millenni, il pathos. Quando Kyrgios è in fiducia, infatti, gioca un tennis rischiosissimo, il cui margine d’errore, anche di pochi centimetri, alla ricerca del vincente, è piuttosto elevato: ed è proprio così che Nadal, avanti 0-40 in risposta sul 4-4 del secondo parziale, è arrivato per una prima volta vicino alla vittoria. Prime tre occasioni non sfruttate, poi ce ne sarà anche una quarta, in cui le sue colpe, che più rigido nei colpi va a steccare un rovescio importantissimo e poi sbaglia un dritto in avanzamento di un metro, sono palesi. Ed è così che la partita che si riapre definitivamente, perché Kyrgios tira un sospiro di sollievo e prende più coraggio, dominando il tie-break del secondo parziale per 7 punti a 2. Andamento quasi uguale, seppur con meno spettacolarità, lo ritroviamo nel set decisivo: qui sono addirittura cinque le palle break mancate dal finalista dell’ultimo Australian Open sul 3-3. I rimpianti dell’ultimo parziale, non sono però solamente questi, dove a Kyrgios va il merito di non essersi arreso, di aver sfruttato la posizione leggermente più arretrata sul campo del proprio avversario, a cui manca il solito killer instinct.
FINALE THRILLER – Tenendo il ritmo dei servizi, nonostante le problematiche del numero 72 Atp, si entra così nella fase finale, che diventa thriller e in cui la mente dei due protagonista andrebbe analizzata come nei romanzi psicologici di Dostoevskij che tanto piacciono all’azzurro Matteo Berrettini. Nadal infatti, come suo solito, riesce a non farsi condizionare particolarmente dalle chance non sfruttate, col dritto, anche quello a sventaglio, che continua a funzionare e a produrre gioco, in funzione della chiusura anticipata degli scambi che oramai cerca da più di un anno e che ha raggiunto vette inesplorate anche nel percorso a Melbourne fino a prima della finale. E’ lui quello che sbaglia di meno, mentre Kyrgios tira senza trattenere il braccio e alla fine di non forzati ne avrà poco meno di 50. Si arriva così ancora una volta al tie-break, il quinto della loro rivalità, con l’australiano capace di portarli tutti a casa con discreto agio, compreso quello del secondo set della sfida di ieri. Qui Nadal sembra cosciente dei precedenti, dunque ancor più attento a livello tattico, cercando non solo di comandare appena può, ma anche di alzare la traiettoria per togliere ritmo al proprio avversario. Il “bad boy” australiano, infatti, cade nella trappola, e si ritrova sotto di un minibreak immediatamente ormai con la testa sott’acqua e con tre match point a sfavore. Sul 6-3 del tie-break inizia l’ultima fase della partita, in cui Kyrgios parte con un ace che lo avvicina sul 6-4. Sarebbe un ace anche il punto successivo, se solo l’arbitro non fermasse l’australiano e lo invitasse a ripetere il punto per via di un Nadal ancora non pronto in risposta, cosa verificatasi moltissime volte all’interno della partita: quindi Kyrgios accenna una protesta nei confronti dell’arbitro, e probabilmente del proprio avversario, mentre lo spagnolo rimane in disparte, col volto che si accende e le mani dietro la schiena e il pubblico prende di mira Kyrgios con dei fischi anche esagerati. A quel punto si riprende a giocare, e l’australiano pensa bene di attaccare la rete e, grazie anche ad un po’ di fortuna, vede la pallina toccare il nastro prima di baciare la riga e chiudere il punto. Il nastro dirà la sua anche nell’ultimo match point a favore di Nadal, che dopo aver servito si vede deviare e rallentare un dritto sarebbe potuto risultare decisivo, e che concede invece al ragazzone di Canberra di ribattere e costringere a sua volta il numero 2 del mondo ad un rovescio in corsa che termina largo di pochissimo. Da questo istante, il mancino di Manacor perde tutte le certezze di tre ore di partita e getta la spugna dal cambio campo del 6-6, quando Kyrgios si vede regalare la vittoria con un doppio fallo e poi un rovescio lungo del proprio avversario, che esce nervoso come poche volte in carriera dal campo, salutando frettolosamente il proprio avversario.
STOP DOLOROSO… – Fa male la sconfitta al 32enne maiorchino, che dopo essersi allontanato dal proprio avversario, mentre questi sfidava al centro del campo tutto il pubblico messicano, sembrava aver ritrovato la calma fermandosi per qualche minuti a firmare autografi per i suoi fan. Ma evidentemente, il risultato, la dinamica in cui esso è maturato e il contorno hanno lasciato le loro scorie nella testa dello spagnolo, che in conferenza stampa, in un tono aspro come pochissime volte in carriera ha definito il proprio avversario “un giocatore molto talentuoso che però non ha rispetto del pubblico, degli avversari e di sé stesso”. Dichiarazioni queste, che seppur trovano il loro fondo di verità nel poco rispetto di sé che il mancino iberico reclama a Kyrgios, se non altro per le occasioni in cui l’australiano ha dimostrato di non mettere sempre il tennis al primo posto e di non avere alcun interesse per la sua attuale classifica, sono poco certamente eleganti per una leggenda come Nadal, che rimandano al veleno di una sconfitta meritata, ma frutto quasi esclusivamente di proprie disattenzioni. Altrettanto poco elegante è però far passare Kyrgios come “fortunato”, in occasione dei match point annullati dove, soprattutto attaccando la rete in occasione del secondo, il nastro ha “posato” la sua volée sulla riga: non si può certamente rompere il binomio tra audacia e fortuna che dura dai tempi dell’Antica Roma, e che evidentemente, ieri, ha premiato l’australiano nella sua lucida follia, che altro non è che affidarsi al proprio talento. Tornando a Nadal, al suo saluto praticamente mancato, alle parole al veleno e al modo in cui ha affrontato gli ultimi istanti della partita, la spiegazione potrebbe trovarsi in un’eccessiva ansia, che prima di portarlo alla sconfitta hanno forse nervosamente e inconsciamente spostato il suo obiettivo dal “vincere”, ad un più semplice quanto fatale “battere Kyrgios”, che gli hanno sottratto tutta l’attenzione necessaria alla fine della partita: da notare anche come, negli ultimi due punti al servizio, l’iberico abbia rallentato la sua routine prima della rimessa in gioco, quasi a suffragio della tesi di chi dice che lo shot-clock, ad una mente ossessiva come quella dello spagnolo, toglie tempo per pensare, quindi per confondersi ed entrare in ansia, ma questa è un’altra storia.
… NADAL E’ (QUASI) PRONTO – Il “lusso” della dolorosa sconfitta sta senz’altro nel fatto che arriva ad Acapulco, non certo il punto focale della stagione del numero 2 del mondo, che è arrivato peraltro in Messico, a suo dire, non al meglio, dovendo interrompere anche gli allenamenti della settimana precedente al torneo per via di un movimento sbagliato che gli ha causato un dolore alla mano. La mano, però, sembra stare bene e, inoltre, il livello di gioco già buono dello spagnolo visto ieri, può disattivare qualsiasi allarme in maniera preventiva. Il team chiede a Nadal un gioco più offensivo e il giocatore risponde con 37 vincenti e 19 errori non forzati che lasciano ben sperare in vista della trasferta sul cemento americano nei Masters 1000 di Indian Wells e Miami. Il nuovo movimento al servizio merita inoltre un voto ancora positivo dopo le due settimane di Melbourne, con 8 ace messi a segno ieri e solamente una palla break concessa e annullata: un colpo così, mette sulla carta Nadal proprio al sicuro contro avversari del tipo di Kyrgios, contro cui diventa fondamentale difendere i propri turni di battuta per garantirsi quanto meno il tie-break. Naturalmente si richiede maggior lucidità nelle fasi cruciali, ma questa non è una dote che ovviamente manca ad un campione della sua caratura. Il dritto funziona già molto bene e la velocità dei piedi gli permette spesso di giocare quel colpo anche dal lato destro. Margini di miglioramento si vedono soprattutto sul lato del rovescio, colpo con cui non sempre riesce a trovare profondità e incisività. Nei primi due parziali di ieri è rimasta sotto il 60% la percentuale di prime in campo, alzatasi poi solo nel finale. Il livello sembra simile a quello espresso già a Melbourne e con l’istinto killer ritrovato Nadal partirebbe comunque tra i favoriti almeno ad Indian Wells, dove conserva dolcissimi ricordi.