Il canadese a Brisbane vince il primo torneo della stagione e dimostra di avere tutte le carte in regola, mentali e fisiche, per condurre un anno finalmente ai vertici della classifica mondiale.
L’aveva già fatto vedere prima dell’inizio del nuovo anno, ad Abu Dhabi, quando aveva espresso un tennis più vario e meno statico del solito: si è arreso in finale solo ad un grande Rafa Nadal, in netta crescita dal periodo post US Open, ma per lo spagnolo è stato comunque difficile trovare un’arma vincente contro il suo pesante dritto e, soprattutto, il suo servizio devastante.
Un 2015 decisamente sotto le aspettative, dopo un 2014 al top con la semifinale a Wimbledon e la qualificazione alle Finals di Londra, aveva fatto sospettare un calo di consapevolezza che avrebbe, inevitabilmente, portato Milos Raonic nel limbo degli incompiuti, assieme a molti giocatori nel circuito.
Uscito dalla top 10, tartassato da un infortunio alla spalla che non l’ha mai abbandonato durante il percorso: Raonic è finito, il suo gioco non funzionerà contro i top players del circuito, dicevano. E invece con calma, soprattutto con l’aiuto di Carlos Moyà, recentemente entrato nel suo staff dopo l’addio di Ivan Ljubicic, ha conquistato il primo titolo stagionale battendo Roger Federer in finale a Brisbane con un doppio 6-4, vendicandosi dello scorso anno.
Praticamente infallibile al servizio e solidissimo da fondo campo, è riuscito ad ingabbiare lo svizzero in una trappola di forza e cinismo, sfruttando al meglio la scarsa salute di Federer (tormentato dai postumi della febbre di inizio settimana) e si prepara ad uno Slam in cui potrà davvero fare la differenza e in cui potremo davvero dire con certezza davanti a quale versione di Raonic saremo davanti quest’anno.
Il fresco cemento degli Australian Open è musica per la sua tattica, resta solo da vedere quanta continuità riuscirà a trovare in un nuovo, imprevedibile, anno di tennis.
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