L’ex numero 1 del mondo Marcelo Rios, ha rilasciato una bella intervista a Javi Frana e Alex Corretja. Ovviamente, senza peli sulla lingua come sempre. Oltre ad un aneddoto sulla sua recente preparazione per provare a tornare in campo, ha parlato della stampa, del suo tennis Anni ‘90 con Sampras e di quello di oggi.
Alla fine del 2018, “El Chino” è tornato sui giornali. All’inizio del 2019, a 43 avrebbe voluto provare a tornare alle competizioni. Poi però al Challenger di Columbus non ha partecipato, e oggi le possibilità di un ritorno sembrano definitivamente finite. Si stava preparando di certo però, e infatti ha rivelato un divertente episodio: “Stavo giocando molto bene, ma lo dico solo ora perché tempo fa mi vergognavo: Azarenka mi ha battuto per 7-6 in un set”.
Ma con Marcelo Rios la parte più interessante dell’intervista è proprio quella in cui parla della sua carriera e del rapporto con la stampa quando giocava. “Anche se sono grato al tennis, cambierei molte cose. Nessuno ti insegna a gestire la fama, e quando sono diventato numero uno a 21 anni, tutti all’improvviso mi conoscevano. Non sapevo come trattare la stampa e loro non sapevano come trattare me, se fossi stato numero uno a 26 anni sarebbe stato tutto diverso”. L’ironia, dietro cui si nasconde una grande onestà, non manca mai. “Dicevo sul serio quando pensavo di ritirarmi una volta diventato numero uno. Ma se lo avessi fatto, ora, nel migliore dei casi, starei vendendo patatine fritte”.
Le provocazioni, invece, sono soprattutto per la stampa cilena: “Ho sempre detto che secondo me per commentare il tennis bisogna averlo giocato. Nel mio paese invece non volevano mai parlare di tennis, volevano solo intrattenimento. Per questo mi sono costruito uno scudo, ero El Chino e non più Marcelo. L’intrattenimento in quegli anni ci ha ucciso”. Ma di quegli anni, difficilissimi, rimpiange poco, lasciandosi andare, invece, a diverse stoccate per i colleghi. Con gli altri tennisti era diverso rispetto alla stampa: “Credo che gli altri tennisti stessero bene con me, affronto le cose di petto. Che faccia male o no, dico quello che penso senza tenermelo. Però non ho mai voluto far male o sentirmi migliore di nessuno”.
La vita da professionista, invece, era un’altra cosa: “Non sono un Gaudio, che inventa storie. Ma il tennis mi ha fatto cag***, fisicamente e mentalmente”. Poi anche Sampras: “Era noioso il circuito Atp, ed era noioso anche lui. Anche se avevamo lo stesso agente mi trovavo malissimo con lui. Una volta lo invitai in una esibizione in Cile, parlammo e ci accordammo sul risultato. Quando vinsi 7-6 al terzo mi disse: “Lo sai chi sono io?!”.”
La noia e la pesantezza sembrano far parte di lui, ma anche del tennis, quello attuale compreso: “La routine di viaggi, hotel e allenamenti, mi pesava. Per me andare a Wimbledon era un sacrificio”. Il tennis oggi annoia moltissimi appassionati di lunga data, anche Patrick Mouratoglou, che col suo nuovo circuito vuol provare a rivoluzionare lo sport. Rios, però, puntualizza: “È noioso, ci vuole più intrattenimento e spettacolo. Mancano degli intrattenitori, ma Kyrgios esagera, sembra un pagliaccio”.
La parentesi sui Big Three, noia o meno, è però doverosa: “Sono di un altro livello. Nadal mentalmente è un cane. Federer è secondo me il migliore della storia e mi attira la motivazione con cui ancora oggi gioca. Però non sarà il migliore nei Grand Slam, Djokovic lo prenderà”.