Rod Laver e il concetto di GOAT

In una lunga intervista Rod Laver racconta la sua idea di "più grande di sempre"

Più passano gli anni e più si discute su chi sia il più grande tennista di tutti i tempi. Difficile dirlo, difficile trovare soprattutto un parametro oggettivo che aiuti a dirimere questa questione. Rod Laver è stato spesso definito come il più grande di sempre, dato che fu in grado di completare il grande slam ben due volte in carriera: 1962 e 1969. Un primato rimasto ancora ineguagliato e uno dei record più longevi della storia dello sport in generale.

Proprio Rod Laver in una lunga intervista ha detto la sua opinione: “Non si tratta solo della quantità di Grand Slam. Non sappiamo come ognuno finirà la sua carriera, lo sapremo nel corso degli anni. Inoltre, non si possono confrontare campioni di momenti diversi della storia, ora la tecnologia è diversa. Oggi, ad esempio, giocano con racchette totalmente diverse. Chi dice che ex campioni come Lew Hoad o Pancho Gonzales non possano essere così buoni come oggi?”. Non sappiamo se sia il più grande di sempre, ma Laver ha detto una delle opinioni più serie e intelligenti che siano saltate fuori negli anni. Il paragone tra epoche diverse non regge in nessuno sport e men che meno nel tennis in cui l’impatto della tecnologia è centrale e decisivo. Laver non nega il suo debole però per Federer: “Roger supera il tennis, è un’icona dello tennis e dello sport. È l’atleta più riconosciuto al mondo e un nome legato indissolubilmente a questo fantastico gioco.”

Il dibattito sul GOAT, Greatest of all time, è sempre molto acceso. Chi sostiene che Roger Federer sia il più grande di sempre adduce non poche motivazioni: i titoli vinti in carriera, il suo essere nome eponimo del gioco, la sua eleganza e il fatto che il suo gioco sia unico ed eccezionale nella storia. Certo, chi non è d’accordo puntualizza i limiti dello svizzero sul rovescio, la sua allergia a convertire palle break, i limiti evidenti sulla terra rossa e una certa limitatezza tattica e ostilità nell’aggiornare il suo gioco nella parte più oscura del suo gioco.

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I sostenitori di Rafael Nadal, invece, puntano l’accento sulla crescita incredibile avuta dallo spagnolo: da pallettaro difensore con i piedi a metri dalla linea di fondo, a giocatore a tutto campo capace di esprimersi alla grande su quasi tutte le superfici, da giocatore ossessivamente legato al proprio dritto a decisivo anche con il rovescio. Inoltre, il suo dominio sulla terra battuta è l’argomento principe per Nadal come più grande di tutti: il modo in cui non è giocabile sui rossi terreni europei del tennis è qualcosa di mai visto prima e di difficile replica. I detrattori che dicono? Cha sa solo difendersi e che la cosiddetta maturazione non è poi così effettiva e che alla fine della fiera è tutto muscoli e difesa. Un tennis privo di eleganza e di sola brutale sostanza.

Novak Djokovic? Come sempre il serbo è un gradino sotto. Amato da molti ma non da tutti, il serbo ha grandi potenzialità per diventare ancora più vincente dei primi due sia per la più giovane età sia perché i suoi rivali sono, forse, alla fine del viale del tramonto. Chi sostiene che Nole sia il Goat, pone l’accento sulla versatilità del gioco del serbo che è capace di ottenere ottimi risultati su qualsiasi campo e che non ha una superficie prediletta come Nadal; inoltre, il gioco del serbo è unico non quanto quello di Federer ma il serbo ha sostanzialmente inventato un nuovo gioco in risposta e una tenuta fisica fuori dal comune gli ha permesso di ideare il gioco in transizione nel tennis, ovvero sia la capacità di trasformare una situazione da difensiva in offensiva con un solo colpo. Gli oppositori dicono che manca di grandezza e di stile il suo dominio, che il suo gioco non è altro che buttare la palla di là speculando sull’errrore dell’avversario. Un tennis noioso e piatto, in parole povere.

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I numeri suggeriscono che in realtà questi tre sono il trio più grande di sempre e che mai, nella nobile storia del tennis, si sono visti tre interpreti così grandi e così vincenti. E soprattutto capaci di evolversi costantemente, di impedire che il tempo si imponga su di loro e soprattutto unici nel rigenerarsi e partire dalle loro ceneri. Roger Federer è stato dato per finito già 10 anni fa, e ogni volta che i risultati non sono stati all’altezza della sua nomea è tornato e forse a quasi 40 anni gioca meglio di quanto ne aveva 25-30. Anzi, senza il forse. Rafael Nadal è stato dato per finito nel 2015 con i noti problemi al ginocchio, sembrava destinato alla fine, ecco dal 2015 a oggi ha vinto 3 Roland Garros giocandone 4. Il suo gioco non smette di evolversi e di solidificarsi. E Nole? Nel 2017 Novak Djokovic era crollato alla ventesima posizione del mondo. Da quel momento ha cannibalizzato il gioco, vincendo tutto quello che gli capitava a tiro, compresi Australian Open e Wimbledon.

GOAT è un bellissimo argomento per “litigare” bonariamente tra amici e tifosi. GOAT è un idea romantica che stuzzica la fantasia di tutti e fa venire fuori l’animo tifoso di ogni appassioanto. GOAT però è un idea senza fodnamento perchè non può esistere un atleta più grande degli altri. Jordan nel basket, direte voi. Nemmeno per lui vale il concetto. Senza nulla togliere alla grandezza del numero 23, non vale nemmeno per lui. Possono esistere i più grandi ma anche solo stilare una classifica è un gioco, non è una discussione seria. Come si può valutare il gioco di un sportivo.

La verità di tutta questa storia nel tennis e non solo è che abbiamo il privilegio di veder lottare ogni settimana grandissimi atleti che ogni volta obbligano ad aggiornare il libro dei record.

Messi o Ronaldo? Nadal, Federer o Djokovic? Lebron o Kobe?

La risposta di chi scrive: Scegliete voi che io, nel dubbio, mi prendo l’altro.

E voi che dite: Who’s the GOAT?

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