L’ossimoro della prima settimana di Giugno è senza dubbio il passaggio dal terriccio parigino al soffice e regale manto erboso di Halle e del Queen’s. Tennis Circus ha trovato però un po’ di tempo libero per stilare il pagellone maschile del Roland Garros.
Rafael Nadal, voto 8.5 Il voto è una “summa” del rendimento altalenante del maiorchino nel corso di tutta la stagione, in particolare quella su terra rossa, da sempre suo cavallo di battaglia, ma che quest’anno si è rivelata una semi-delusione agli occhi degli appassionati, abituati ormai da 9 anni ad un totale dominio. La vittoria del nono Roland Garros era tutt’altro che scontata, ma forse è proprio questo che la rende ancor più unica delle altre. Lo spagnolo ha riscritto nuovamente la storia, eguagliando i nove titoli a Wimbledon di Martina Navratilova e portandosi a meno due dal record assoluto, detenuto da Margaret Smith Court, ferma ad 11 Australian Open. E, come se non bastasse, ha raggiunto Pete Sampras a quota 14 Slam e si trova solamente a 3 Slam da Roger Federer. Un pezzo di storia unico è pronto per essere incorniciato in casa Nadal. La vetta della classifica è rimasta invariata… per il resto, è solo questione di tempo. Terminator
Novak Djokovic, voto 8 La fragilità e la tensione hanno preso il sopravvento, lo hanno pian piano divorato senza che se accorgesse, sotto il sole cocente del Philipphe Chatrier, conducendolo verso un’inesorabile fine, dopo circa tre ore e mezzo di lotta sfrenata. Il serbo si è dimostrato umano ma, purtroppo per lui, dall’altra parte del campo, l’altro lo è stato un po’ meno. Dall’inizio della partita ha iniziato a fare del training autogeno, faticava a respirare, era in preda all’ansia e al caldo, condizioni ovviamente favorevoli allo spagnolo. Non è mai riuscito a spezzare il fiato, tranne che al termine del quarto set, quando ormai era troppo tardi. La possibilità di completare il Career Grand Slam è sfumata, ma l’appuntamento sembrerebbe solamente esser stato rimandato. Forse, come dice Kafelnikov, non si troverà più di fronte Rafael Nadal. Umano
Ernest Gulbis, voto 8– I due “–” sono ovviamente frutto di un dritto ai limiti dell’inguardabile e di una dichiarazione sul tennis femminile che rasenta le più arcaiche e sessiste tesi del 1200. Scherzi a parte, il lettone ha dimostrato che quando riesce a ritagliarsi un po’ di tempo libero, tra festini e serate in stile “sesso, droga e rock n’roll”, è capace di giustiziare anche plurivincitori di Slam come Roger Federer (voto 6+, Appagato) e bamboccioni del calibro di Tomas Berdych (voto 6.5, Impotente), ormai troppo intento a scattarsi selfie o ad immortalare le nuvole londinesi, rigorosamente in tenuta fiorata, firmata H&M. I colpi ci sono, ipocrita nasconderlo, la testa probabilmente ancora no, ma questo risultato potrebbe servirgli da sprone per i prossimi appuntamenti, con la speranza che riesca ad essere più genio e meno sregolatezza.
Andy Murray, voto 7+ Arranca, arranca ed ancora arranca. Un torneo tutto in salita quello dello scozzese, costretto per ben due volte al quinto set, prima contro il tedesco Kohlschreiber e successivamente, nei quarti di finale, contro il beniamino di casa, nonchè grande intrattenitore di platee, Gael Monfils (voto 7-, in ripresa). Sulla terra non ha mai brillato e, considerando il rientro dopo l’infortunio alla schiena, questo traguardo è da considerarsi di buon auspicio per la stagione sul veloce. In semifinale ha ben pensato di mandare in campo sua madre Judy, travestita da uomo, mentre nel frattempo lui era già in viaggio verso il Queen’s. Vecchio volpone, Andy.
David Ferrer, voto 6.5 Terraiolo di razza ariana, si issa fino ai quarti di finale, dove si arrende… Indovinate da chi? Logico, dal suo eterno compagno&rivale Rafael Nadal che, dopo avergli concesso un set di beneficienza, lo castiga con un 6/1 6/0, vendicando la velenosa sconfitta subita a Montecarlo, nel principato di Djokovic (amen!). E’ lo Zanetti del tennis, ma l’età inizia a farsi sentire anche per lui. Dopo anni di lotte, anche il buon David avrà pensato “Ma chi me lo fa fare?”. Arcigno, as always.
Milos Raonic, voto 7– Il canadese ha dimostrato ancora una volta di non essere nei piani alti per caso. Non manca mai un’occasione, è sempre pronto a coglierne delle nuove appena gli si presentano davanti e, con buona dose di maturità, riesce a spuntarla anche in match insidiosi. Cede solamente al finalista del torneo, in una battaglia che, sin dai primi colpi, sembrava proibitiva. La crescita rispetto al 2013 è evidente e la presenza di Ljubicic e Piatti nel suo box ne sono la conferma. Insieme alla Bouchard, regalerà grandi gioie ai canadesi. In crescita
GLI ITALIANI
Fabio Fognini, voto 5 Il ligure non approfitta di una voragine venutasi a creare nella sua metà di tabellone, e si fa beffare da Gael Monfils e dalle provocazioni del pubblico francesce, conscio del #porcodiaz facile di Fabio. Dopo una stagione non brillante sulla terra rossa del Principato e del Foro Italico, ci si aspettava un rientro al top a Parigi. Così non è stato, sono però bastate nuove pressioni italiche e un catino francese schierato interamente contro di lui, per mandarlo nuovamente in tilt. Neonato
Sufficienza piena invece per Seppi, Bolelli ed Arnaboldi, soprattutto valutando l’impegno ed un sorteggio tutt’altro che fortunato. Andreas supera i primi due turni agevolmente (o quasi..) prima di imbattersi nell’inevitabile, Simone battezza invece il primo ingresso in un tabellone dello Slam di Arnaboldi, prima di venire fulminato da Ferrer, che, se non si considera l’età anagrafica, potrebbe sembrare tennisticamente suo figlio.
I BOCCIATI
Stanislas Wawrinka, voto 3 Numero 3 del mondo, vincitore a Montecarlo, favorito per la vittoria finale: eliminato al primo turno da Guillermo Garcia Lopez, un terraiolo di seconda fascia, un mediocre ribattitore, non così rude come Berlocq, ma nemmeno tanto angelico quanto Edberg. Insomma, un desaparesido approdato lì per caso. Stan The Man veste per la prima volta i panni da Top4 in uno Slam e subito se la fa sotto, in men che non si dica. Testa ballerina, sconfitta parigina, mi verrebbe da dire. Non pervenuto
Grigor Dimitrov, voto 3.5 Mezzo voto in più attribuitogli solamente grazie alla vittoria della sua compagna Maria Sharapova, che, gentilmente, si è sottratta mezzo punto pur di andare in soccorso del povero bulgaro. Le notti movimentate non hanno aiutato Grigor, troppo impegnato nelle fatiche notturne per scongelare la sua frigida compagna, piuttosto che dedicarsi insieme al suo fedele compagno Rasheed a trovare un modo per fronteggiare la macchina a pallettoni croata. Più si va avanti con i tornei, più penso che Dimitrov stia diventando un seguace della filosofia di Gasquet, giocando due metri dietro la linea di fondocampo e gettando all’aria tutto il ben di Dio che è stato loro offerto in dono.
IL TORNEO, VOTO 6
Appena sufficiente, poco appassionante e sempre più noioso. Se gioca un francese, gli stadi si trasformano in arene del Sudamerica; se gioca un serbo si fa a gara di becerume fra gruppetti ultras balcanici e tribune poco tolleranti. I miseri applausi riservati a Borg durante la proiezione delle sue vittorie, durante la premiazione, quasi a volerlo snobbare, sono esplicativi del basso livello di cultura del pubblico francese (voto, 2) e della scarsa memoria storica. La location resta una delle più suggestive del circuito, le solite lotte tra Nadal e Djokovic un po’ meno. Eurosport e la sua squadra di commentatori merita invece un 8.5 pieno, grazie ad un mix di competenza, umorismo e sarcasmo.
Giorgio Lupi (Twitter: lupi_giorgio)