Sascha Zverev in un giorno è passato da bimbo capriccioso a tennista adottivo del pubblico di Londra. Sabato pomeriggio, il tennista di Amburgo ha eliminato Roger Federer al termine di una partita tirata e un punto molto discusso ha fatto sì che Zverev uscisse dal campo sommerso dai fischi. Il giorno successivo, al termine della memorabile prestazione con la quale Alex ha sconfitto il numero 1 del mondo in due set, il pubblico londinese ha riservato solo applausi a Sascha, il quale nelle dichiarazioni post match ha tenuto particolarmente a ringraziare le persone presenti sugli spalti, nonostante l’incomprensione del giorno precedente.
Eppure, ai nastri di partenza, nessuno avrebbe scommesso sulla vittoria di Sascha: le ultime uscite erano state incolori, soprattutto la partita a Bercy persa malamente contro Khachanov oppure la deludente semifinale di Basilea contro Copil. Zverev, invece, ha disputato un torneo magistrale, battendo in serie Cilic, Isner, Federer e Djokovic. L’unico intoppo è stata la sconfitta proprio contro il serbo nel round robin, ma si può dire che in queste Finals, Zverev ha giocato male solo un set, ovvero il secondo della sopracitata partita del girone contro Nole, perso per 6 giochi a 1.
Per il resto, Zverev ha tenuto testa e battuto Djokovic, ha sconfitto Federer mostrando una solidità mentale mai vista e ha concesso poco o nulla a Cilic ed al miglior Isner di sempre. Il servizio e la concretezza nello sfruttare le occasioni concesse dagli avversari sono stati i fattori principali che hanno spinto Sascha verso il titolo più importante della sua carriera. La Finale contro Nole ha messo in luce tutto questo: Zverev è stato centrato dall’inizio alla fine, solido al servizio e in grado – nell’unico momento di difficoltà all’inizio del secondo set – di rimanere in partita e dare il colpo di grazia psicologico all’avversario, chiudendo poi la partita – vinta 64 63 – con un match point da urlo.
Gran parte del merito va anche al nuovo coach di Sascha, Ivan Lendl, non a caso la prima persona ringraziata dal tedesco dopo il match point, il quale ha saputo infondere quella determinazione che ha permesso a Zverev di essere continuo nelle sue prestazioni. I particolari hanno fatto la differenza: pur non essendo un torneo ufficiale, il fatto di aver giocato la Laver Cup da protagonista, trascinando la squadra colma di campioni plurititolati alla vittoria, ha contribuito a consolidare le sue sicurezze. Inoltre, la vicinanza con campioni come Federer e Djokovic sta portando Zverev sempre più alla mentalità vincente – come lui stesso ha confermato. L’obiettivo ultimo è – senza nascondersi – quello di traslare tutto questo nei tornei del Grande Slam, l’unica – seppur pesante – grande pecca di questo 2018 del tedesco, che ha portato a casa solamente un quarto di finale a Parigi.
Slam esclusi, la stagione di Zverev è senza dubbio da ricordare: 4 titoli ATP, di cui Finals e Madrid, più altre due finali nei Masters 1000. In carriera fanno 10 titoli e 5 finali raggiunte; seconda stagione chiusa consecutivamente al quarto posto; una continuità maggiore nei Masters 1000 rispetto al 2017. Sette volte su nove, Zverev ha raggiunto almeno i quarti di finale; record di top 10 battuti rispetto allo scorso anno (8 nel 2018 – 7 nel 2017). Tutto questo a soli 21 anni.
La parabola di Zverev è in continuo ascendere: da parecchi mesi non è più un nextgen, ma una realtà solida in grado di impensierire chiunque. La componente mentale e caratteriale è in continua evoluzione in Sascha: ci si aspettano meno ombre e più luce negli anni a venire e prestazioni sempre più continue e meno altalenanti. Ora è tempo di godersi questo meritato trionfo per Sascha, poi nel 2019 tutti dovranno vedersela con il nuovo campione del torneo dei Maestri!