Sascha Zverev, una delusione chiamata Slam

Il numero 4 del mondo non è ancora pronto al grande salto nei Major, come testimonia la sconfitta contro Hyeon Chung al terzo turno degli Australian Open. Quella di ieri è solo l'ultima delle prestazioni sconfortanti nei tornei che contano: troppo poco per chi è ritenuto da molti un futuro dominatore del tennis mondiale.

La spedizione australiana si è chiusa anzitempo per Sascha Zverev, eliminato al terzo turno dello Slam grazie a una prestazione stile Dr. Jekyll e Mr. Hyde. Il paragone calza a pennello: lo stesso Zverev a fine partita ha confessato ai microfoni di essere calato mentalmente a inizio quarto set, dopo essere stato in vantaggio due parziali a uno. Era così necessaria la polemica per le luci? Se sì, era un problema talmente snervante da produrre uno 0-6 nel set decisivo? Penso di no. E penso anche che dopo 11 tentativi nei Major, un quarto di finale sarebbe stato alla portata del tedesco.

La sconfitta contro Hyeon Chung al terzo turno dello Slam australiano si aggiunge ad una coppia di prestazioni Slam consecutive al di sotto della media da parte di Sascha: è ancora vivido il ricordo dell’ottavo di finale dello scorso Wimbledon, quando Zverev capitolò in 5 set contro Milos Raonic, in una partita per larghi tratti dominata e in certi aspetti simile a quest’ultima. In più, anche l’uscita a New York non fu esaltante: neanche il tempo di assaggiare i campi di Flushing Meadows e subito fu rispedito in patria, con biglietto dell’aereo metaforicamente pagato da Borna Coric.

Per andare a trovare una buona prestazione Slam di Sascha, bisogna risalire esattamente a un anno fa, quando l’amburghese venne eliminato al quinto set e in preda ai crampi dal futuro finalista Rafa Nadal. Quindi se è vero che quest’anno Zverev ha raggiunto il medesimo risultato del 2017, è anche vero che conta la qualità del risultato, non solamente il freddo numero.

Salta all’occhio come Sascha, una volta approdato in top 10, abbia sofferto di questa pressione nei Major. Il tabellone aperto di Wimbledon fa poco testo se paragonato alla disfatta di Parigi all’esordio con Verdasco (passabile, ma si poteva dare di più), l’inspiegabile sconfitta contro Coric e il crollo contro Chung.

Per la prima volta, all’unanimità si è riconosciuto il talento di Sascha, ma si sono allo stesso tempo sottolineati i suoi difetti caratteriali, che avevano contributo alla sua perentoria ascesa. Forse, anche lo stesso Zverev ha alzato troppo le sue aspettative. Non è necessario vincere uno Slam subito – Sascha dixit nelle conferenze stampa di iniziò stagione – per essere un campione, ma come inizio, basta raggiungere la seconda settimana. Anche Federer glielo ha detto, a fine partita. E farebbe meglio ad ascoltare lui più di chiunque altro.

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  1. El tenis no es yo quiero estar y ser grande de la noche a la mañana. ES CUESTION DE PERSEVERANCIA, APRENDIZAJE DE LAS DERROTAS, DUELE PERDER, PERO TODOS LOS QUE LLEGARON LEJOS PASARON POR ESO. SINO MIRA SUS HISTORIAL, CUANTAS VECES PERDIERON PARA PODER LLEGAR-

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