I « Big Four » di questi ultimi anni hanno compiuto grandi cose. Di piu hanno definito il periodo di gioco che hanno spesso chiamato « l’età d’oro ». Purtroppo non posso che chiedermi se quest’ era sarebbe meno interessante se le circostanze fossero differenti. Per esempio è una buona cosa per il tennis che Rafael Nadal, Novak Djokovic, Andy Murray e Roger Federer hanno così dominato il paesaggio tennistico, che gli altri sei membri della top ten hanno in totale un solo trionfo nei grande slam – Del Potro (numero 5), vincitore nel 2009 all’Us Open – e con soli tre trionfi nei Masters 1000 (uno trionfo ciascuno per David Ferrer, Thomas Berdych e Jo Wiflried Tsonga nel masters 1000 di Parigi).
Ed è una buona cosa che Thomas Berdych (numero 7) non abbia vinto quest’anno nemmeno un torneo in singolo? O ancora, che Stanislas Wawrinka sia sotto 3-40 negli scontri diretti contro Djokovic, Nadal e Federer? A questo punto il domino di un solo piccolo gruppo può essere suggerito solo nel cambiamento del gioco ? O anche del loro talento? Questa riflessione si è fatta solo dopo la finale di Wimbledon di quest’anno.
Soprattutto con la finale delle donne a Wimbledon. In questo match insolito, che vedeva opposte Marion Bartoli e Sabine Lisicki, si è percepita una ventata di aria fresca. Due talenti inaspettati che si sono scontrati avendo l’opportunità di fare il colpaccio della loro carriera. Siamo stati condizionati a vedere finali di rivalità con Nadal vs Federer per poi vedere,negli ultimi tempi Nadal vs Djokovic. Ma a Wimbledon è stata un’altra storia, percorsa dalla perenne domanda che si sono fatti durante tutto il torneo « C’è la farà o non c’è la farà? » ovvero sulla possibile vittoria del britannico Andy Murray. Ora che Murray ha soddisfatto il fantasma di Fred Perry, i sentimentalisti nel mondo e con qualche milione di inglesi, ci sembra corretto chiederci se non fosse più divertente trovare l’anno prossimo in finale un Milos Raonic contro un Jerzy Janowicz piuttosto che un’ennesima finale tra Nadal vs Djokovic.
A Wimbledon quest’anno si è visto qualche cosa di molto diverso. Dopo tutto, la rivalità ben precisa negli uomini. I «Big Four » diventando un po noioso. Ma nelle donne è stato semplicemente piu interessante vedere cose inaspettate. Vi spiego perchè ! Molta gente pensa in continuo che nel tennis femminile tutte giocano nello stesso modo, ma ora è piu nel maschile che si sono creati modelli di successo. Anche se nella Wta possiamo vedere evidentemente giocatrici superiori (Serena Williams, Victoria Azarenka e Maria Sharapova), non possiamo togliere la candela dei uomini in termini di superiorita assoluta. Una cosa è sicura le donne hanno più formidabili omologhi che gli uomini. Li Na, Agnieszka Radwanska, Petra Kvitova, Sara Errani, Caroline Wozniacki, Jelena Jankovic, Bartoli (che si è ritirata poco tempo fa dopo il suo successo a sorpresa di quest’anno a Wimbledon), Lisicki, Ana Ivanovic, Sam Stosur e Svetlana Kuznetsova sono tutte campionesse o finaliste di grandi slam che fanno figure fino al top 25. Prendendo la capolista della top 3, ci sono state 14 giocatrici che sono state presenti fino al top 25 in 2013.
Ora vediamo un po’ con gli uomini: i primi sette mondiali hanno giocato una finale maggiore il più alto classificato è stato Jo Wilfried Tsonga (Numero 10). Ma è tutto qua ! Nessuno classificato oltre la top ten ha potuto raggiungere almeno questo livello. Si può quindi dire che nelle donne ci sono più giocatrici pericolose, giocando con dei stili diversi. La differenza tra Nadal e Berdych non è tanto cosi profonda come il contrasto tra Serena e Errani.
Però c’è un problema che negli uomini si vede molto più spesso. Si vede spesso che un Nadal, un Djokovic o un Del Potro si lamentano delle superfici quando perdono a sorpresa in un torneo. Ma la vera sfida non sarebbe nel vincere su diverse superfici? Questo renderebbe il gioco più eccitante. Questo non capita nella WTA. Ma la realtà è quella che la superficie non ha mai giocato lo stesso ruolo nell’Atp e nella Wta. In conclusione, il filo rosso per me è quello che gli uomini sono più schiavi della superficie che le donne. E dunque e per questo che il loro gioco è diventato più previdente è forse meno interessante.