Professionista dal 1996: vent’anni. Basterebbe questo dato per parlare di lui con cognizione di causa. Una carriera lunga, longeva, iniziata praticamente per caso, quando non riuscendo a farsi valere in singolare come si doveva, per mantenersi cominciò a concentrarsi sul doppio. Così, in attesa di giocare nel tabellone principale della specialità, si iscriveva anche alle qualificazioni del singolare e, pian piano, superandole, si ritrovò ad entrare con continuità nei tornei. Una continuità seria che lo porta niente di meno nella top 10, con best ranking al n. 8, nel 2006.
Aver sfondato nel singolare non impedì a Radek (ah sì, scusate, parlo di nonno Stepanek) di continuare a giocare il doppio, disciplina in cui è maestro indiscusso, giocando e vincendo praticamente con chiunque gli si mettesse di fianco, anche con uno che gioca le voleè non proprio con scioltezza e fa praticamente solo il singolarista, ovvero il connazionale Thomas Berdych.
Stepanek oggi è ancora nel circuito e lo fa da protagonista. Non riesce a vincere come ai bei tempi della top10, ma passa le qualificazioni nei tornei ATP di ogni livello, gioca il doppio praticamente come 10 anni fa (finale agli AusOpen insieme ad un altro nonno, ancora più vetusto, ovvero l’eterno canadese Daniel Nestor) e soprattutto offre spettacolo tennistico come pochi: repertorio completo, servizio, voleé, risposta, smorzate, senso della posizione da manuale. Con l’arrivo della stagione su erba è doveroso parlare di come si dovrebbe affrontare questa superficie, e come non citare il ceco, che rappresenta uno degli ultimi rappresentanti di uno stile classico oggi molto poco di moda?
Nel torneo ATP250 di Stoccarda, su erba, Radek torna a deliziare i palati fini. Passa le qualificazioni in scioletezza, dando lezioni a James Ward, che sui prati ci vive (non da clochard, ovviamente) e si presenta nel main-draw, regolando un osso duro come Denis Istomin e poi presentando il conto all’airone Marin Cilic, non favorito dal terreno molto scivoloso dell’erba tedesca, ma sicuramente in grado di offrire un servizio non semplice da gestire. E invece Stepanek tiene il campo per due set con grande stile, col suo dritto vecchio stampo, piatto, e il rovescio praticamente solo in back, a sfuggire come un’aguilla nel prato umido. A rete poi Stepanek ci arriva sempre col timing giusto, mettendosi là dove il passante dell’avversario deve arrischarsi maggiormente se vuole risultare vincete. Al servizio il campionario è da cineteca: slice ad uscire, piatta per evitare di impostare lo scambio, lavorata per prendere la rete.
Il quarto di finale della parte bassa del tabellone che lo vede opposto oggi al talentuoso Philip Kohlschreiber si annuncia un bellissimo match: stili eleganti, due ottimi rovesci a confronto, sicuramente più attrezzato il tedesco dalla parte del dritto. Il vincitore difficilmente se la caverà con due set facili. Di sicuro, invece, il pubblico saprà deliziarsi con la complicità di nonno Radek che sciorinerà tennis da erba per riconciliarci col tennis dei gesti bianchi.
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Gianpiero Romano