Quando la sfortuna ci vede benissimo: è il caso di Brian Baker, tennista americano che proprio quest’oggi compie 35 anni. La sua storia ha dell’incredibile: da giovanissimo si parlava un gran bene di questo americano che avrebbe dovuto seguire le orme di Andy Roddick e che nei tornei juniores batteva quasi senza difficoltà gente del calibro di Monfils, Berdych e Djokovic.
Il passaggio al professionismo però costa caro, carissimo a Baker. Il suo talento cristallino non emerge praticamente mai a causa di una serie incredibile di infortuni. Si comincia a Wimbledon, nel 2005, quando a soli vent’anni in una partita di qualificazione contro Djokovic è costretto a fermarsi urlando di dolore. La diagnosi è impietosa: il ginocchio ha letteralmente ceduto e lo stop è di quattro mesi. L’americano però non si perde d’animo e continua ad allenarsi, ma proprio quando è pronto al rientro questi continui allenamenti gli causano problemi al gomito. Operazione chirurgica e altro pausa forzata.
Nelle successive stagioni la dea bendata continua a colpire Baker che è costretto a subire altri 5 interventi in tre anni, soprattutto alle anche. A questo punto l’americano non riesce più a giocare faticando perfino a compiere i gesti più normali; pensa così di ritirarsi e studiare per diventare allenatore. Con il passare del tempo però riprende sporadicamente in mano la racchetta e palleggiando piano piano scopre di sentire sempre dolore e si fissa l’obiettivo di rientrare. E’ il 2011 quando in un Futures a Pittsburgh parte dalle qualificazioni e vince il torneo. Il talento non gli è mai mancato e non si è certo dimenticato come si fa a giocare.
Spinto da questo successo decide di giocarsi il tutto per tutto nella stagione 2012, quando la sua carta d’identità dice già 27 anni. Brian riceve una wild-card dal torneo di Nizza e approda incredibilmente fino in finale sconfiggendo avversari come Stakhovsky, Monfils e Kukushkin. Giunge in finale dove soccombe ad Almagro, ma il vero vincitore è lui: Brian Baker è tornato ed è pronto a riprendersi quel successo che gli è stato tolto dalla sfortuna. Il tennista di Nashville conclude l’anno alla posizione numero 67 del ranking ATP e arriva all’Australian Open come un tra gli outsider più competitivi. Passa agevolmente il primo turno, ma poi contro Querrey, avanti di un set, succede nuovamente l’inimmaginabile: Baker si accascia a terra senza riuscire più a muoversi lasciando il campo su una sedia a rotelle tra gli applausi del pubblico.
Brian non molla, pensa al ritiro, ma dopo sei mesi decide di riprovarci anche se questa volta il suo tennis non brilla più. La passione che ha sempre spinto questo tennista è qualcosa da cui trarne insegnamento anche nella nostra vita di tutti i giorni. Per quanto la vita possa essere crudele, l’unico rimedio è mettercela tutta facendo del proprio meglio: solo così si potrà comunque uscirne senza rimpianti. Auguri a te, Brian Baker, grande tennista sfortunato.