Una volta che la classifica recita 130, la carta d’identità 35 e il tuo primo torneo professionistico risale a quasi diciassette anni fa parrebbe essere palese che la carriera del tennista è alle ultime battute. Invece per alcuni può essere una sorta di nuova rinascita. Si, stiamo parlando proprio del francese, stiamo parlando di Julien Benneteau.
AL RIENTRO – Prima del rientro nel gennaio 2016, l’ultimo torneo del francese era datato marzo dell’anno precedente: una triste sconfitta senza storia al secondo turno di Indian Wells per mano di Albert Ramos-Vinolas. Ma quei due set, persi sul cemento americano senza neanche combattere più di tanto, erano soltanto l’ultimo strazio di un periodo nero che non pareva potesse terminare. Nel 2015 infatti Julien ha disputato soltanto cinque tornei (una vittoria e cinque sconfitte), tutto a causa di una tremenda pubalgia che lo ha convinto a fermarsi. A nove mesi di distanza l’infortunio era finalmente alle spalle e il tennista di Boulogne ha potuto rimettere le scarpe in campo, con classifica che, purtroppo, era scesa sino alla 527esima posizione (e sarebbe scesa anche oltre la posizione 600). Forse a 34 anni sarebbe stato più facile ringraziare e ritirarsi con un ultimo decoroso torneo preparato, magari in casa. Ma qui non succede, questa è un’altra storia, questo è di Julien Benneteau.
DISCONTINUO – Julien si rimbocca le maniche, probabilmente una della caratteristica saliente della sua carriera, e si rimette in gioco. All’inizio di questo 2016 sono primi turni o comunque risultati minori, ma non ci si può aspettare diversamente, si sa che non giocare partite da quasi un anno comporta una certa difficoltà nel recuperare lo smalto dei giorni migliori. Piano piano però qualche risultato, utile per morale e classifica, arriva: quarti di finale a Los Cabos e a Metz, qualificazione a Parigy Bercy (eliminato al primo turno, ma dopo un ottimo percorso) qualche ottimo piazzamento in challenger. Ed è proprio in un torneo del circuito minore, precisamente a Mouilleron Le Captif nella natia Francia, che Julien ritrova quella vittoria, quel gioco e quei punti in classifica che gli stanno attualmente consentendo di guardare a questo 2017 in maniera diversa. Non come un tour d’addio, ma come un’altra reale possibilità di mandare avanti una carriera da giocatore talentuoso che, pur sapendo dei suoi limiti (prettamente mentali), è riuscito a costruirsi colpo per colpo, arrivando ad essere sempre rispettato dai suoi colleghi di circuito.
BEST RANKING TARDIVO – Andando a vedere la sua carriera emerge infatti che fino ai 24, in quello che dovrebbe essere il periodo aureo di un tennista, raramente il francese è riuscito a mettere il naso oltre la posizione numero 70. Invece nei 6 anni successivi è riuscito a mantenersi in equilibrio costante tra la posizione 30 e la 50. Un evidente miglioramento frutto di lavoro, concentrazione e allenamento. A coronamento di una carriera in crescita continua va segnalato che il best ranking (25) è stato ottenuto poco prima dell’infortunio, al termine della stagione 2014. Si può addirittura dire che la pubalgia abbia proprio interrotto il periodo di maggior forma della percorso del francese, proprio quando aveva appena compiuto 33 anni. Analizzando invece dal punto di vista venale dei risultati, gli exploit son pochi, ma ci sono: i più grandi si ricorderanno lo splendido quarto di finale nel 2006 (dove perse nettamente da Ivan Ljubicic), o la bellissima e combattutissima partita di terzo turno a Wimbledon 2009 (vinta da Federer soltanto al quinto set).
QUEL TITOLO – Ma ciò che, purtroppo, marchierà a vita la carriera del francese è il tremendo record nelle finali. Dieci sconfitte su dieci tentativi, un vero bollino di sfortuna che Julien non è mai riuscito ad abbattere, neanche quando sembrava inevitabile la vittoria: nella nona di queste finali, contro Joao Sousa, è perfino arrivato un match point a favore, ma non bastò. Se non altro Benneteau si può consolare con una carriera da doppista di tutt’altro tenore, che l’ha portato a vincere anche uno slam (Roland Garros) e ad ottenere altri posizionamenti prestigiosi (finale a Wimbledon, due semifinali a New York). Talentuoso, lavoratore, ma incapace di finalizzare, si può dire questo sul francese (caratteristiche che lo accomunano peraltro a diversi suoi connazionali…). Tuttavia Julien, alla soglia dei 35 anni, non vuole ancora pensare al ritiro. Anzi, nell’obiettivo ci sono il rientro immediato nei top 100 e quel dannato trofeo da mettere in bacheca, una volta per tutte, con il nome di vincitore.