Compie 49 anni uno dei tennisti italiani simbolo degli anni ’90, Andrea Gaudenzi, attuale presidente Atp (Association of tennis players), a decorrere dal 1 gennaio 2020. Al pari di Camporese e Seppi, Gaudenzi nel 1995 raggiunse il best ranking di 18 al mondo. A livello juniores, il giovane tennista di Faenza vinse nel 1990 due Slam: il Roland Garros e lo Us Open. Nel circuito professionista, Gaudenzi ha vinto 3 titoli Atp su 6 finali giocate: Casablanca nel 1998, St. Poelten e Basta nel 2001.
A livello Slam, il miglior risultato raggiunto furono gli ottavi di finale del Roland Garros del 1994, dove tra l’altro, batté al primo turno in un match combattuto, Petr Korda, e perdendo in 4 set da un certo Goran Ivanisevic. Il raggiungimento del best ranking di 18 al mondo nel 1995 fu dovuto anche alla semifinale da lui raggiunta al Master Series di Montecarlo, 12 anni dopo l’ultima volta (Corrado Barazzutti): il cammino in quel torneo non fu pieno di ostacoli, ma anzi: vinse ancora contro Korda al primo turno, al terzo turno batté l’ex numero 1 del mondo, Kafelnikov (all’epoca 4 del mondo); ai quarti trionfò contro Bruguera, ex campione del Roland Garros, salvo poi arrendersi in semifinale contro Thomas Muster, suo grande amico. Tuttavia, in quel match Gaudenzi accusò una mancanza di rispetto da parte dell’austriaco: ogni qualvolta Muster sembrava doversi ritirare, ecco che lo stesso tornava più forte di prima. Nonostante quella bruciante sconfitta, la loro amicizia è continuata.
Ma il ricordo dolce amaro del tennista Gaudenzi è soprattutto legato alla finale di Coppa Davis del 1998: dopo aver battuto in semifinale gli Stati Uniti, l’Italia si giocava a Roma, al Foro italico, la finale con la Svezia. Gaudenzi arrivava in un momento di forma non facile: aveva sofferto di tendinite alla spalla. All’ultimo atto, l’italiano giocò contro Norman: si arrivò sul punteggio di 6-6 al quinto set, dopo 6 ore di gioco e a quel punto Gaudenzi per l’infortunio alla spalla fu costretto a ritirarsi, regalando alla Svezia la gioia del trionfo. Il sogno fu trasformato in un incubo per colpa di quella maledetta spalla.
L’ultima grande impresa di Gaudenzi fu quella di battere al primo turno del Roland Garros 2002, Pete Sampras, nell’unico Slam che Pistol Pete non è riuscito a vincere: al terzo turno, l’italiano fu fermato dal futuro vincitore del torneo, Albert Costa.
Nel 2003, il tennista di Faenza si ritirò. Dopo il ritiro, Gaudenzi si è laureato in giurisprudenza alla facoltà di Bologna. Ma soprattutto, nel 2019 (forse l’anno della rinascita del tennis italiano che si caratterizza per una serie di eventi: il primo Masters 1000 vinto a Montecarlo da Fabio Fognini, la vittoria juniores agli Australian Open di Lorenzo Musetti, l’affermazione tennistica di Jannik Sinner e infine le ATP Finals giocate da Matteo Berrettini), scusate la digressione, nel 2019, dicevo, Andre Gaudenzi viene nominato Chairman dell’ATM, a decorrere dal 1 gennaio 2020.
Certo, se analizzassimo il periodo a partire dal quale Gaudenzi ha assunto questa importante posizione, potremmo dire che lo stesso è stato scelto nel periodo peggiore della storia recente tennistica (e non solo). In poco tempo, Gaudenzi ha dovuto affrontare una serie di problemi, quali la pandemia, la redistribuzione dei tornei, il tema dei Prize money, la conseguente nascita di un’associazione (PTPA) capitanata da Djokovic e Pospisil, la guerra in Ucraina, la decisione di non assegnare punti Atp in seguito all’esclusione di russi e bielorussi dal torneo di Wimbledon.
Nonostante tutti questi temi, Gaudenzi è riuscito a riavvicinare i circuiti Atp e Wta, soprattutto in relazione alla questione dell’eguaglianza dei Prize money tra uomini e donne; ha garantito a partire dal prossimo anno, che il torneo di Roma, come quello di Indian Wells, abbia una durata di 10 giorni. E soprattutto, il presidente italiano ha più volte affrontato il tema dell’aumento dei Prize money, al fine di assicurare anche ai tennisti fuori dai 100, la possibilità di ottenere un guadagno che garantista il sostentamento degli stessi, anche dopo la fine della carriera.
Ancora tanti auguri, Presidente, e in bocca al lupo peri prossimi 2 anni e mezzo di mandato!!
di Donato Marrese