The Djoker non vince più. E’ forse crisi? Oppure no…

William West/AFP via Getty Images

Siamo ormai a metà Marzo e Novak Djokovic non ha vinto neppure uno Slam e neanche un qualsivoglia altro torneino della mutua. Incredibile! Impossibile! Social media, media classici, addetti ai lavori, semplici appassionati, tutti ad interrogarsi intorno a questa inattesa ed inusuale situazione che coinvolge The Djoker e sconvolge tutti gli altri.

La pesante sconfitta di Nole con il nostro Luca Nardi ad Indian Wells ha fatto già recitare a molti il De Profundis accoppiato all‘Eterno Riposo, forse per adeguarsi allo spicchio di stagione dedicato al Sunshine Double. Tuttavia chi parla e straparla già di pensione, di ritiro, di fallimento, dimentica a mio avviso che razza di giocatore sia il numero uno del mondo.

Innanzitutto una doverosa premessa: ricordiamo come non sia strano il fatto che il serbo non abbia vinto ancora nulla nel 2024, è strano invece che abbia vinto sempre per 15 anni e passa senza requie. Lui, Roger Federer e Rafa Nadal in un certo senso ci hanno abituato male, rendendo ai nostri occhi normale amministrazione ottenere quasi a raffica vittorie su vittorie. In realtà nella storia del tennis non è mai stato così e dopo i Big3 certamente non accadrà più.

Mediamente, un tennista competitivo normale già fatica ad essere costante e vincente nell’arco di una singola stagione ed alcuni criticano aspramente un giocatore come il serbo che ha perso da grande favorito un solo incontro e ciò dopo una lunga pausa di inattività. Ma bando alle polemiche ed entriamo nel merito della spinosa questione molto dibattuta in questi giorni: Nole è in crisi oppure no? Nole è forse giunto alla fine della corsa?

Per schiarirci le idee, concentriamoci sul suo recentissimo passato, senza neppure citare le carriolate di record pazzeschi che il serbo detiene. Anno Domini 2023: considerando solo i successi più importanti, The Djoker ha vinto tre Major su quattro, e se non avesse perso al quinto set con Alcaraz a Wimbledon, avrebbe realizzato il Grande Slam, ha poi vinto le Finals di Torino superando in finale il nostro Jannik Sinner e ha chiuso per l’ennesima volta la stagione agonistica alla posiziome numero uno del Ranking. Può un giocatore che ha disputato un’annata così strabiliante essere destinato al pensionamento neppure tre mesi dopo? Basterebbe solo questo per tacitare ogni critica.

Andiamo oltre. The Djoker, nonostante sia un classe 1987, è perfettamente integro dal punto di vista fisico: nel suo caso specifico, non siamo di fronte a gravi infortuni che hanno costretto al ritiro Roger Federer e che rendono tuttora complicato il rientro alle competizioni di Rafa Nadal. Djoker al contrario è ancora sanissimo come il proverbiale pesce. E allora che sta succedendo al GOAT serbo? Perché non vince più?

La risposta a mio avviso è piuttosto semplice: nonostante in campo sembri spesso un marziano, Djokovic è un essere umano e quindi neppure lui sfugge all’eterna legge che governa l’Universo, il tempo. Per sua stessa ammissione, in questo periodo della carriera, è costretto a scegliere gli obiettivi da perseguire con oculatezza, dato che non può più permettersi di sopportare carichi di lavoro massacranti ed un gran numero di tornei disputati come invece accadeva a bei tempi andati.

Il suo fisico ancor oggi bestiale ha bisogno di più pause rigeneranti e meno match, anche nell’ottica di prolungare la sua vita agonistica al di là di ogni più ottimistica previsione. Ha recentemente dichiarato che vorrebbe giocare fino ai quarant’anni, notizia che ha suscitato l’irrefrenabile gioia di tutti i suoi avversari.

Diventa normale dunque arrivare meno pronto agli appuntamenti che contano, vuoi per carenza di incontri giocati, vuoi per allenamenti meno ossessivi di un tempo. E sei poi capita di incontrare in semifinale Slam, mica al primo turno, uno Jannik in forma strepitosa, la sconfitta rientra nell’ordine delle cose, come è successo pure a Daniil Medvedev nella storica finale vinta dall’italiano.

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Certo, senza ombra di dubbio la sconfitta con Nardi è stata dolorosa per il serbo e neppure lui se la sarebbe mai aspettata, ma il GOAT veniva da un periodo di inattività agonistica che durava proprio da Melbourne: probabilmente Nole sperava di trovare la miglior condizione atletica con il prosieguo del torneo ma se non sei neppure vicino al top della forma e hai la sfortuna di incontrare un tennista in stato di grazia come il nostro Luca, ci sta perdere la partita, proprio come è accaduto.

Da ora in poi il campione serbo dovrà essere ancora più perfezionista e maniacale nel trovare la giusta alchimia tra agonismo, allenamento e recupero, anche perché i suoi avversari sanno ormai che il numero uno del mondo può essere sconfitto, non potendo più contare su quella aurea di imbattibilità che lo ha avvolto e protetto fino ad ora.

Dunque, ricapitolando, se una rondine non fa primavera, una sconfitta, anche se imprevista, non fa INPS. Forse Djoker non disputerà Miami, io invece credo che ci sarà eccome, ma sono certo che attualmente il pensiero del ritiro non lo sfiori minimamente: sta bene fisicamente e solo fino a ieri dominava il circuito in lungo ed in largo ad ogni latitudine.

Al contrario, quello che accadrà nei prossimi mesi è molto più difficile da prevedere. Molto dipenderà probabilmente dall’orgoglio sconfinato che da sempre ispira la carriera dell’incredibile tennista serbo. Credo che facendo leva sul suo carattere d’acciaio, Djokovic tenterà il possibile e anche l’impossibile per mantenersi competitivo nel tentativo di accrescere il suo enorme bottino di vittorie soprattutto in ambito Slam, ma lo stesso orgoglio smisurato che gli ha consentito di diventare il più vittorioso tennista di tutti i tempi potrebbe anche portarlo, in un prossimo futuro, a scelte differenti.

Se si rendesse conto di non essere più in grado di giocare ad altissimi livelli, leggasi vincere Slam, forse Djokovic potrebbe veramente accarezzare l’idea del possibile ritiro: un tennista del suo calibro potrebbe non accettare di essere un semplice comprimario dopo essere stato indiscusso protagonista per così tanto tempo. Ma è uno scenario che si potrà valutare solo nei prossimi mesi, sulla base dei risultati che Novak otterrà nei Major a venire.

Se volete la mia opinione, ritengo che Djokovic riuscirà a tornare di nuovo competitivo nel corso dell’attuale stagione, giungendo di nuovo in fondo ai tornei che contano. Sarà molto più complicato vincerli, questo di certo, da un lato per l’accresciuta bravura dei suoi avversari, Jannik in primis, dall’altro per il concetto sottolineato in precedenza: il tempo non perdona nessuno, neppure un fenomeno come lui.

Se le vittorie non dovessero giungere copiose, sarà il serbo a valutare se accontentarsi o meno di un paio d’anni ancora da Top 10 o giù di lì, tuttavia come cantava Battisti, quel che accadrà “Lo scopriremo solo vivendo”. Ma che nessuno si agiti, mi raccomando: per ora Novak Djokovic sarà sicuramente ancora graditissimo compagno delle nostre chiacchierate tennistiche in libertà: uno come lui non getta la spugna senza combattere, poco ma sicuro.

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