Il tennis nella morsa delle scommesse: tra minacce, corruzione e disperazione
Nel cuore del tennis professionistico, lontano dai riflettori dei grandi tornei, si sta consumando una crisi silenziosa ma devastante. Il circuito minore è sempre più spesso teatro di tentativi di corruzione, minacce online e manipolazione dei match, alimentati da un sistema in cui le scommesse dominano l’economia del gioco. Una spirale pericolosa che travolge i tennisti più fragili, lasciati spesso soli di fronte a pressioni insostenibili.
Scommesse live e offerte indecenti: come si manipola un punto
Nel tennis odierno si può scommettere su tutto, anche in tempo reale, e questa possibilità apre la porta a una miriade di abusi. Nei tornei minori, dove i premi in denaro sono modesti e le spese elevate, molti giocatori faticano a far quadrare i conti. È lì che entrano in scena le organizzazioni criminali, spesso provenienti dall’Est Europa, pronte a offrire 3.000 o 4.000 euro per perdere un punto, anche solo uno.
“Se ti offrono quei soldi per un punto o un set, come fai a dire di no?”, si chiede con amarezza Anthony Dagnaud, direttore del torneo di Créteil. Una domanda che risuona con forza in un ambiente in cui, fuori dai primi 100 del ranking mondiale, gli introiti crollano e la vulnerabilità aumenta. Le offerte arrivano tramite social network, spesso accompagnate da pressioni più o meno esplicite. E i giocatori, logorati da spese di viaggio, allenamenti e assenza di sponsor, finiscono per cedere.
Dai social all’intimidazione: la violenza digitale nel tennis
Ma non è solo una questione di soldi. Intorno al tennis ruota anche un altro fenomeno tossico: l’odio online. Migliaia di scommettitori frustrati usano i social per insultare e minacciare i giocatori, spesso estendendo l’odio ai familiari. “Non esiste un giocatore che non riceva insulti”, racconta Maxence Bertimon, numero 797 del mondo. E non si tratta solo di offese anonime: in alcuni casi i messaggi sono dettagliati, inquietanti, capaci di instillare vera paura.
Il caso del francese Arthur Bouquier, numero 192 ATP, è emblematico: dopo aver ricevuto minacce circostanziatedurante un torneo a Thionville, ha disputato l’intera competizione scortato da una guardia del corpo. “Stavolta sentivo che chi scriveva era davvero lì. Se fosse stato un semplice ‘Ti uccido’, l’avrei ignorato. Ma era diverso”, ha raccontato.
Dalla truffa alla condanna: quando l’ITIA interviene
Non mancano i casi in cui i colpevoli vengono scoperti e puniti. L’ITIA (International Tennis Integrity Agency) ha recentemente sospeso cinque tennisti francesi – tra cui Yannick Thivant, Thomas Setodji e Gabriel Petit – per aver truccato match e scommesso su incontri. Thivant, in particolare, ha ammesso di aver alterato 22 partite tra il 2017 e il 2018, 16 delle quali da lui stesso giocate. La sua punizione: radiazione a vita.
L’indagine, avviata nel 2023 e condotta con le autorità belghe, ha portato anche alla condanna del leader dell’organizzazione criminale coinvolta, Grigor Sargsyan, a cinque anni di carcere. Ma per ogni gruppo smantellato, molti altri restano nell’ombra, pronti a colpire nei punti più deboli del sistema.
Un sistema malato: tra business e ipocrisia
Il paradosso più grande è che alcuni tornei minori vivono grazie ai soldi delle scommesse, con siti di betting che diventano sponsor ufficiali delle competizioni. E mentre le federazioni tentano di creare liste nere e sistemi di controllo, le falle sono evidenti: basta un tablet, una finestra che dà sul campo o un accesso secondario per scommettere in tempo reale e influenzare gli eventi in corso.
L’inchiesta di Le Parisien sottolinea come questo sistema schizofrenico renda quasi impossibile proteggere davvero i giocatori. “Chi segnala un illecito spesso si sente abbandonato. Alla fine smette di fidarsi”, denuncia Charles-Antoine Brézac, ex tennista oggi impegnato nell’Unione dei giocatori francesi.
Conclusione: serve un cambio di rotta
Il tennis minore è a un bivio. Senza un intervento deciso – economico, normativo e culturale – i giocatori continueranno a essere prede facili, sacrificati sull’altare di un mercato delle scommesse fuori controllo. Servono più controlli, più supporto economico e psicologico, e soprattutto un’assunzione di responsabilità da parte di tutto il sistema. Perché perdere un punto non può valere più della propria integrità.