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Toni Nadal ricorda i momenti peggiori della carriera di Rafa

Nei giorni scorsi si è consumata la separazione di una delle coppie più vincenti della storia del tennis: Toni Nadal, storico allenatore dell’attuale numero 1 ATP da quasi trent’anni, ha chiuso la sua collaborazione col nipote dal suo angolo. Allenerà i giovani nell’Accademia da poco aperta da Rafael Nadal stesso. Recentemente ha anche pubblicato una toccante lettera in cui ringraziava tutte le persone che gli sono state vicine in questo percorso di successo a fianco del nipote. E, tutt’ora, è molto conteso dalle testate di tutto il mondo.

IL MOMENTO PEGGIORE – In una di queste interviste, concessa a Movistar, Toni Nadal ha ricordato quando, per la prima volta, il nipote all’epoca di appena tre anni, colpì una pallina gialla: «mi ricordo benissimo quel momento. Mi ricordo che la prima volta che gli lanciai una pallina fece un movimento molto naturale, il modo in cui colpì quella pallina mi sorprese molto». Insomma, talento naturale: «Era veramente piccolo Rafa allora, solo tre anni. Volevo che giocasse, ma a lui piaceva anche il calcio, per fortuna ha cambiato idea». Toni Nadal ha avuto un ruolo fondamentale nello sviluppo della forza mentale del numero 1 al mondo: «Ho capito che la vita, quando vuoi raggiungere certi risultati, non è per niente facile. E così ho voluto porre a Rafa obiettivi continui che non fossero facilmente raggiungibili. Questo per dargli la forza di andare avanti, ottenere risultati capendo che non sarebbe mai stato semplice». Una stagione significativa è quella del 2005, quando Rafael soffrì di un serio problema di stress al piede: «è stato senza ombra di dubbio il momento peggiore della carriera di mio nipote. Lo specialista ci disse che la sua carriera ad alto livello era finita. Quando sei un atleta e ti infortuni, attraversi momenti trementi. Ma Rafa ha attraversato tutti i momenti complicati nel miglior modo possibile: ha perso tanto da Djokovic, non ha vinto uno Slam per tre anni, e poi è riuscito a raggiungere la decima al Roland Garros».

Giovanni Romano

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