Probabilmente, alla vigilia del 2020 e dell’inizio di questa nuova stagione tennistica quasi tutti i commentatori e gli appassionati, a prescindere da quanto se lo augurassero, hanno pronosticato che sarebbe avvenuto quest’anno il tanto agognato ricambio generazionale, e forse è ancora troppo presto per escluderlo. Tuttavia, questi primi mesi nel circuito e i primi grandi tornei hanno apparentemente smentito in modo clamoroso questa previsione, confermando uno schiacciante dominio da parte dei primi due giocatori del mondo, che si sono spartiti gli ultimi 8 Slam e una gran parte di tutti i principali eventi: Novak Djokovic e Rafael Nadal.
La loro situazione non può essere completamente sovrapposta, e anzi presenta differenze tutt’altro che irrilevanti: se Rafa ha messo in mostra la classica determinazione a cui ci ha abituati, è altrettanto vero che i tornei di Gennaio e Febbraio hanno messo in luce anche qualche crepa in più nel tennis del maiorchino, rispetto a quello del serbo, che lo ha sconfitto nell’ATP Cup e ha poi trionfato agli Australian open, consolidando la propria leadership mondiale. E un altro dato che non può assolutamente essere trascurato è la sconfitta subita da Rafa a Melbourne contro Dominc Thiem, che sottolinea ancora una volta probabilmente le sempre maggiori difficoltà dello spangolo fuori dalla terra rossa e la sua vulnerabilità al gioco potente dell’austriaco.
Tuttavia, come si suol dire, “errare è umano, perseverare è diabolico”: troppe volte ormai, nel corso degli anni, la maggior parte degli addetti ai lavori e, forse, anche dei suoi tifosi ha dato per spacciato Nadal troppo presto, lo ha considerato ormai in calo e innocuo, per poi essere travolto e stupito dall’ennesimo ritorno impressionante. Proprio questa potrebbe essere la chiave di lettura dell’ultima vittoria di Rafa, che ad Acapulco ha completamente sbaragliato la concorrenza e ha aggiunto al proprio palmarés un titolo forse irrilevante per le statistiche e per la categoria del torneo, ma molto importante dal punto di vista psicologico e sostanziale per i prossimi mesi e per la stagione nel suo complesso.
UN SUCCESSO CHE RESTITUISCE FIDUCIA- Senza alcun tipo di ipocrisia, sul piano meramente tennistico questo non sarà probabilmente il trionfo più memorabile e significativo nella carriera del 19 volte campione Slam: la qualità degli avversari affrontati e la difficoltà del tabellone, infatti, non consentono di sbilanciarsi troppo sul reale stato di forma del maiorchino, che sarà sicuramente saggiato e messo alla prova nei prossimi due tornei fondamentali, ovvero i Master 1000 americani di Indian Wells e Miami. Ad accezione forse di Kekmanovic e di Grigor Dimitrov, che non potrebbero essere considerati però un’autentica minaccia per un Nadal anche in modeste condizioni, Rafa non ha affrontato rivali di rilievo, e il punteggio netto con cui ha liquidato ogni contendente e archiviato tutti i match lo dimostrano al di là di ogni ragionevole dubbio: i numeri non sono tutto nello sport, ma le fredde statistiche per questa volta sono sufficienti per rilevare il netto dominio dello spagnolo in Messico, dove non ha ceduto neanche un set e ha perso solamente venticinque giochi, in cinque partite.
Lo stesso Nadal, probabilmente, ne è pienamente consapevole, come dimostrano le prime dichiarazioni che ha rilasciato in conferenza stampa, al termine della finale vinta contro Taylor Fritz: “Non bisogna pensare al futuro, ma solo godersi questo preciso momento. Vincere ad Acapulco non significa che avrà necessariamente un grande anno, ma è solamente un buon inizio, che mi dà fiducia e sicurezza in vista dei prossimi tornei. Questo trionfo mi permette di nuovo di occupare i primi posti nella race per il master di Londra, alla fine dell’anno. E oltre a questo obiettivo, come ho già detto mesi fa, il mio proposito per questa stagione è mantenermi in salute e conquistare il maggior numero possibile di tornei. Cerco di continuare a competere per i titoli più importanti, e questa settimana ci sono riuscito”.
Nonostante questa prudenza, tuttavia, anche Rafa riconosce l’importanza di questa vittoria, che gli restituisce nuovamente confidenza in un momento che poteva diventare critico: “Sono molto contento per le prestazioni che ho messo in mostra questa settimana. Questo è un titolo molto importante per me in un momento decisivo della stagione. Avevo avuto un inizio di stagione deludente e insoddisfacente, e credo di essere arrivato un po’ scarico e privo di energie ai primi tornei dell’anno, dato che ho avuto poco tempo per riposarmi al termine del 2019, dopo la finale di Coppa Davis. Di conseguenza, questa era una settimana molto importante per tentare di recuperare fiducia e ottenere un buon risultato, e me ne vado da Acapulco dopo avere pienamente raggiunto questo obiettivo. Vincere uno dei tornei migliori dell’anno è sempre fondamentale nella mia carriera tennistica, soprattutto dopo che negli ultimi anni le cose qui non erano andate come avrei desiderato. E adesso devo godermi questo momento e prepararmi per i prossimi appuntamenti, primo fra tutti Indian Wells, dove nutro molte speranze di potere fare bene”.
CORSA AL NUMERO 1 E SFIDA AL RECORD SLAM: COMINCIA UN “TOUR DE FORCE”?- Insomma, come ha confermato il diretto interessato con le sue stesse parole, questo torneo non permette ancora di essere troppo ottimisti e lascia irrisolti numerosi dubbi sullo stato di forma del maiorchino, ma può essere certamente considerato un ottimo punto di partenza per iniziare un periodo che, senza alcuna esagerazione, potrebbe rivelarsi assolutamente decisivo per l’intera carriera di Nadal. Ormai, a 34 anni e con una quantità imbarazzante di titoli in bacheca, Rafa ha davvero poco da dimostrare e potrebbe tranquillamente godersi i propri successi, ma, esattamente come i suoi diretti rivali, non sarebbe il campione straordinario che conosciamo se non fosse animato da una costante motivazione e sete di vittorie. E nei prossimi mesi, dunque, lo spagnolo potrebbe essere atteso da uno sforzo eccezionale e da una serie di sfide, su due fronti principali: la corsa al numero 1 del mondo, che dovrà contendersi con RoboNole, ma soprattutto quella verso il record di titoli Slam, in cui invece è alla caccia di Roger Federer, a cui non è mai stato così vicino.
Probabilmente al momento potrebbe sembrare esagerato e un po’ sensazionalistico, ma forse saranno proprio i prossimi due mesi a essere decisivi e a porre le basi di una eventuale riscossa di Nadal verso questi due obiettivi essenziali, tra cui il secondo in particolare potrebbe cambiare in modo rilevante la storia del nostro sport. Questo suo sforzo, come ormai è abitudine probabilmente anche per gli appassionati meno interessati, non potrà che passare per il terreno che ha consacrato Rafa nell’olimpo del tennis come uno dei fenomeni più straordinari della storia, e che tante soddisfazioni gli ha regalato, ovvero la terra rossa: come ogni anno infatti, soprattutto nelle ultime stagioni a causa della sua minore competitività sulle altre superfici, saranno i 1000 sul rosso e, a maggior ragione, il Roland Garros gli eventi in cui il maiorchino dovrà giocarsi tutte le sue carte per potere ambire a riconquistare la prima posizione mondiale.
Tuttavia, saranno certamente fondamentali anche i prossimi appuntamenti sul cemento, come Indian Wells e Miami, in particolare per la competizione con Novak Djokovic per il primo posto nel ranking: sebbene insista a ripetere che non rappresenta una priorità per lui, questo obiettivo non può che essere di grande interesse per il maiorchino, e forse proprio questi eventi sul cemento californiano e di Miami potrebbero rivelarsi molto rilevanti, dal momento che in Florida Rafa non era sceso in campo nel 2019 e non difende alcun punto. Ma paradossalmente, forse, potrebbe trasformarsi in un vantaggio, sotto questo profilo, un dato che a prima vista invece risulterebbe negativo: nonostante avesse trionfato come sempre al Roland Garros, infatti, la stagione sul rosso dello scorso anno fu una di quelle più deludenti nella carriera di Nadal, che non vinse né a Montecarlo né e Madrid, e ottenne il primo successo solo a Roma, e ciò significa, dal punto di vista della classifica, che forse per la prima volta da tempo lo spagnolo non avrà una quantità soverchiante di punti da conservare, e potrà giocare in attacco.
Ma al di là della corsa al numero 1, Indian Wells e Miami potrebbero essere essenziali, come la vittoria ad Acapulco ha dimostrato, proprio sul piano della fiducia e della forma: il rendimento di Nadal negli anni, infatti, ha messo in luce che in momenti di difficoltà e di crisi apparente, anche una sola vittoria, un successo magari inaspettato e sorprendente possono rimettere in moto la macchina da guerra che il maiorchino senza dubbio rappresenta, con tutta la sua spaventosa determinazione e con la sua travolgente energia, e proprio per questo sarà essenziale per la sua stagione che ottenga buoni risultati sul cemento e che inizi col piede giusto i tornei sul rosso. Con ottime probabilità, in questa sua corsa incontrerà un ostacolo che, fra tutti, potrebbe essere difficilmente sormontabile, e che sarebbe molto ingenuo trascurare, ovvero lo stato di forma eccezionale e la forza brutale di Novak Djokovic, che sta dominando in lungo e in largo finora il 2020. Tuttavia, come ricordavamo all’inizio, sarebbe altrettanto ingenuo dare per spacciato Rafa troppo presto e considerare impossibile un suo ritorno, e lo stesso Nole ne è sicuramente più che consapevole.